IL 1848, I VENETI E I "VENETISTI". FOGLIATA SUL GAZZETTINO (all'italianista)

Il signor Marco Zanetti pare certo che i Veneti come popolo non esistono, e che nel 1848 volevano ardentemente diventare "italiani" come dimostrerebbero i vari scontri dei volontari (provenienti da tutta Italia) contro gli austriaci. Ma il signor Zanetti dovrebbe convincersi che l'élite veneta di allora si batteva per un'Italia federale, tanto è che sul tricolore Manin, federalista alla Cattaneo, pose in alto il Leone marciano. E fu tanto stomacato dallo stato accentratore nato dall'unità che preferì morire in esilio, rinunciando a poltrone (orrore) e onori che gli sarebbero stati riconosciuti certamente dai nuovi padroni, i Savoia. Ma riporto il commento di Renzo Fogliata, di seguito alla lettera che pubblico sopra. 
M.B. 

Il lettore Marco Zanetti, nel ricordare la c.d. battaglia di Cornuda del 1848, deride la "salsa venetista" senza realizzare che ci propina la stracotta salsa patriottarda.
In questa prospettiva, egli giunge a porre in discussione persino l'esistenza del popolo veneto, uno dei più antichi popoli europei ancora esistenti nel medesimo territorio da loro abitato da oltre tre millenni.
Nella battaglia citata, la valorosa carica dei pontifici altro non fu se non un atto omicida con il quale il generale Ferrari, disobbedendo agli ordini ricevuti dal Pontefice, inviò a morte certa i suoi dragoni. Egli tuttavia non vi partecipò, portando a casa la pelle. Del resto, come ricorda Zanetti, costui era di trascorsi napoleonici, ovvero un collaborazionista di una potenza, quella francese, che in Italia aveva recato lutti e rapine a non finire. Si calcola che le vittime delle insorgenze antinapoleoniche furono oltre 100.000, ma nessuno ricorda questa gente. Se si confronta tale cifra con i più arditi calcoli delle vittime della Resistenza (circa 35.000), ben si comprende come la Storia la scrivano i vincitori. Eppure, l'8 maggio correva un altro anniversario. L'8 maggio 1797 si concludeva la rivolta della Valsabbia, nel bresciano, contro le violenze napoleoniche, iniziata il 27 marzo e soffocata in un bagno di sangue, col saccheggio e la distruzione della vallata. Tra gli aguzzini, anche la Legione Lombarda col tricolore italiano. Pochi giorni prima, il 10 aprile, si era consumato il sacco di Salò, in cui i soldati del Bonaparte, prima francesi e poi polacchi, avevano compiuto atrocità d'ogni sorta contro le comunità che avevano difeso, a prezzo della vita, il nome di San Marco. La storia in "salsa italianista" ha oscurato tutto questo. E qualcuno, ormai in disarmo, vorrebbe che l'oblio continuasse in eterno.
Renzo Fogliata

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