EL MAGNA L'ORO E EL CAGA LA CARTA (mangia oro, caga carta)


L'amico Giorgio Burin ci mostra con questo aneddoto, che anche i "todeschi" eran considerati dei padroni di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Passata la prima euforia, in cui furono visti come dei liberatori, furono ben presto mal sopportati o addirittura odiati. Nel 1848 la rivolta all'Arsenal diede il via a Venezia alla sommossa che ebbe in Daniele Manin (il cui cognome acquisito rimandava all'ultimo doge) il protagonista e che mise in scacco gli austriaci per un anno e mezzo. Ma l'Italia federata rimase un sogno irrealizzato: ai padroni antichi, nel 1866, se ne è sostituito un nuovo. Che si rivelò molto peggio dei "todeschi" di Vienna. Miseria ed emigrazione, assieme alla pellagra, furono le nuove "libertà" dei poveri veneti.

di Giorgio Burin


lo zecchino dell'ultimo Doge Manin


Poco dopo l'arrivo degli Austriaci a Venezia venne stabilito di ritirare dalla circolazione le monete d'oro* e di sostituirle con banconote in corso nell'Impero. Il malcontento fu grande e un anonimo scrisse su un muro questi versi :

Sto oseo** del mona xe ora che el parta
el magna l'oro e el caga la carta

trad. 
Sto uccello del cretino  è ora che parta
mangia l'oro e caga la carta

Pronta la reazione della gendarmeria asburgica che affisse manifesti promettendo una taglia a chi aiutasse ad identificare l'autore dello scritto. Poco tempo dopo, a fianco dei suddetti manifesti apparvero i seguenti versi :

saver se vorave
se la taja i la paga
co cueo che i magna
o co cueo che i caga


trad.
si vorrebbe sapere/se la la taglia la pagano/ con quello che mangiano/ o con quello che cagano 
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* Gli zecchini rimasero assolutamenti immutati dalla prima coniazione del 1284 all'ultima, cinque secolo dopo
** qui con Oseo si intende l'aquila imperiale asburgica

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