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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

IL MASSACRO DELLE CERNIDE NELLA GUERRA DI GRADISCA

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Molta parte della truppa arruolata come fanteria, nel conflitto di Gradisca (1616-17), era costituito da fanti non professionali (le Cernide) provenienti dal padovano. La loro poca professionalità e scarsa motivazione,  fu causa del ripiego delle linee venete durante l'assedio alle mura di Gradisca, allora imperiale.  Eccone un bel resoconto preso dal libro di Ivone Cacciavillani dedicato alla Milizia territoriale.  . ..Convinta che la crescente minaccia dei pirati uscocchi traesse addirittura incoraggiamento da Vienna, Venezia mise in stato di guerra le sue truppe di stanza lungo il confine friulano, comandate dal valoroso generale Pomponio Giustiniano. I primi scontri ebbero fortuna e Venezia si trovò a cingere d'assedio la piccola città di Gradisca, ben addentro al territorio nemico. Il contrattacco non arrivava perché l'Arciduca confidava nelle trattative più che sulle armi... La guerra continuava e accanto ai reparti speciali (artiglieri e guast

QUESTO LEONE TI DISSUADA DAL PROVOCARE I VENETI

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PESCHIERA Si è svolta sabato 18 aprile 2009 la cerimonia per l’inaugurazione del bassorilievo di marmo che riproduce il Leone di San Marco. L’opera è posta a Porta Verona, precisamente dell’aiuola davanti al monumentale ingresso della città, misura cm 100 per cm 160 ed è realizzato dal Comune di Peschiera del Garda in accordo con la Soprintendenza. Il consigliere con incarico alla cultura, Eva Di Lorenzo, spiega che a seguito di uno studio la posizione e le dimensioni dell’opera sono state decise in modo da mantenere una proporzione visiva con Porta Verona, che era l’originaria collocazione del Leone.Sul retro della lastra in marmo è riportato il testo latino, inciso e ben leggibile a seguito del restauro, sulla trabeazione di Porta Verona che recita: DISCE HAEC MONEAT PRAECELSA LEONIS IMAGO NE STIMULES VENETI CEV LEO IN HOSTE VIGENT (Tradotto: Che tu sappia. Questa eccelsa immagine del leone ti dissuada dal provocare i Veneti giacché essi contro il nemico hanno il vigore del le

GUICCIARDINI e "il più bello governo di tutti i tempi"

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Venezia con le sue istituzioni raccoglieva l'ammirazione di tutto il mondo di allora, compresa l'Italia. Tra gli ammiratori troviamo nomi del calibro di Guicciardini e Macchiavelli, che vedendo la resistenza popolare dei veneti durante la guerra di Cambrai, scrisse che Venezia non aveva nessun nemico da temere avendo tali sudditi . E da essa noi Veneti, DOBBIAMO PRENDERE ESEMPIO. Il senso del nostro lavoro è questo. Ho scritto il testo in un italiano un po' più moderno, sotto vi è anche il paragrafo originale.  Mi pare che il governo in genere si possa definire  buono quando abbia quelle qualità principali che si ricercano in una repubblica libera, e ha una grandissima similitudine col governo veneziano, il quale, se non mi inganno, è il più bello e migliore governo non solo dei tempi nostri,  ma anche che si sia mai avuto dai tempi antichi in alcuna città, perché ha le caratteristiche del governo di uno (monarchia), di pochi (aristocrazia), di molti (democrazi

FONZASO E IL GUARDIANO DEL FUOCO A SAN MICEL

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Fonzaso è un bel borgo del feltrino, che, come Feltre stessa, era in gran parte costruito in legno, pochissimi eran gli edifici in pietra, come invece è oggi. Le costruzioni risalgono per gran parte a dopo la guerra di Cambrai, che aveva portato distruzione e morte ovunque. Ecco quindi che per prevenire gli incendi, la comunità assunse un guardiano che sistemarono vicino all'eremo di san Micel, che dominava il centro. Si può visitare ancora oggi ed è un passeggiata stupenda.  Ecco cosa ho trovato.  San Micel (San Michele) per i fonzasini è il simbolo di Fonzaso. Sono le caratteristiche costruzioni posizionate su di una nicchia (Covolo di San Michele, m.550) della parete rocciosa alle spalle del paese, un piccolo oratorio dedicato a San Michele, la statua della Madonna in un grande e suggestivo ripiano esposto sul vuoto e la casa del custode o 'guardiano del fuoco', detta 'castello' per via delle merlature e della campanella riparata dal grande 'co

IL CONTROLLO DEL PIAVE E LA SERENISSIMA IN UN CIPPO

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di Don Floriano Pellegrini L'IMPIANTO ATTUALE ricostruito dopo le distruzioni della guerra, nel 1926 Non molto tempo fa, il prof. Francesco Pordon ci ha scritto: « Ho visitato l'impianto di regolazione delle acque sul Piave a Fener. E' una storia, quella di questo impianto, che risale almeno al Quattrocento.  E' stato stimolante  apprendere che i Magistrati alle Acque della Repubblica castigavano con quattro mesi sulle galee quei proprietari di mulino che rubavano l'acqua agli altri. All'ingresso dell'impianto ed in bella mostra c'è un cippo del 1585 recuperato dalle sabbie del Piave. Vi è scritto: MOLTI CHE VARDA E POCHI SE NE INTENDE DAPOI FATO MOLTI VOL DAR LA MENDA MDLXXXV (molti guardano ma pochi se ne intendono, dopo che il lavoro è stato fatto vogliono suggerire le correzioni 1585) « La frase è stata trascritta dall’ing. Marco Moretta, che ha aggiunto:  “Potevano ben permettersi di scrivere queste frasi sulla pietra, gli ing

IL PORTELLO DI PADOVA? FU ANCHE CIMITERO DEI PALEOVENETI

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Le origini Nel Medioevo a Padova veniva chiamato "portello" qualsiasi apertura o porta ricavata nelle vecchie muraglie di difesa della città per far passare uomini e merci dirette ai centri lagunari di Chioggia e di Venezia, oppure alle campagne confinanti, ed è proprio da questa analogia che deriva il nome del popolare quartiere padovano Borgo Portello. Le più antiche notizie relative alla zona Portello riferiscono che il luogo fu utilizzato come area cimiteriale dai più antichi abitatori di Padova, conosciuti come "Paleoveneti" (I millennio a.C.). A quei tempi Padova non aveva mura di difesa, né case o strade o porte monumentali, quindi la zona era del tutto disabitata, incolta e periferica al nucleo abitativo paleoveneto. . Le tombe, scoperte a seguito degli scavi effettuati durante la costruzione degli Istituti universitari, sono risultate di un periodo che va dal IX - VIII secolo a.C. al I secolo a.C.. Vere testimonianze di un mondo civile

1405, VERONA DIVENTA "FIDELIS" A VENEZIA, COME E PERCHE'

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Nel quadro “Dedizione di Verona a Venezia” (1619) l’artista Jacopo Ligozzi rappresenta la delegazione veronese che, ricevuta dal Doge di Venezia, dona alla Repubblica Veneta le chiavi della città (8 luglio 1405). La cerimonia avviene in piazza San Marco e i veronesi sono vestiti di bianco, come segno di sincerità. Si scambiano le bandiere, quella di Venezia viene ricevuta in cambilo del vessillo veronese.  Ecco quanto successe in quei giorni memorabili in cui si stava ricomponendo l'unità della Venetia " da tera ". La dedizione di Verona a Venezia è il giuramento di fedeltà alla Serenissima, pronunciato il 24 giugno 1405 da una delegazione di veronesi. La dedizione avvenne dopo la conquista della città da parte delle truppe venete: Venezia approfittò del malcontento dei veronesi nei confronti dei Carraresi (e dei disordini in città), riuscendo a far penetrare il suo esercito, aiutato in parte dal popolo, e mettendo in fuga il Carrara. Arrivo dei rappres

LE "PALINE" TRICOLORITE EGALITARIE NEL 1797

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Tra le baggianate sesquipedali inventate dai “democratici” dopo il passaggio del potere dall’aristocrazia veneziana ai municipalisti, spicca la proposta relativa alle “paline” (gli ormeggi delle barche).  Il 6 giugno il  Comitato della Pubblica Istruzione si impegnò nella redazione di un rapporto sui “Pali alle rive dei particolari, quelli ancor oggi chiamati “de casada”. “Cittadini, avete proscritti i titoli, decretata la de molizione degli stemmi, proibite le livree, ma restano ancora degli orgogliosi segnali che ricordano l’antica idolatria vilmente prestata alla superbia, alla tirannia. Non sono forse questi i pali innalzati alle rive delle case dei varj cittadini dove esistono dipinti li colori stessi degli aboliti stemmi, delle livree? Sembra che la Maestosa lor vista magnificar voglia: qui abita un Grande, un aristocrata (minuscolo), un Signore. Togliete. cittadini, anche queste inutili oggetti di fasto e vanità agli occhi dei buoni Patrioti nostri fratelli che solo r

MA QUANTO BEA ZEA, LA SPECOLA DE PADOVA?

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Tranquilli, torno al "volgare toscano" dato che il nostro blog è seguito anche da molti "italiani foresti" (come si diceva un tempo), che amano il Veneto, la Venetia, per loro la storia unica al mondo... 😊 Dicevamo della Specola, che forma uno degli scorci più romantici della Padova vecchia, anche per la storia di cui è carica: tanti sanno di Galilei e delle sue osservazioni astronomiche col nuovo telescopio che aveva mostrato in precedenza alle autorità venete, doge compreso, sul campanile di san Marco a Venezia.. ma fu anche prigione austriaca e prima ancora sono certo ospitasse momentaneamente gli schiavoni arruolati oltremare e poi in transito per il servizio nell'entroterra, trasportati con dei burci dalla caserma del lido.  Ma andiamo con ordine, godendoci anche le foto: La Specola di Padova è la sede dell'antico osservatorio astronomico dell'Università di Padova: è posta sulla Torlonga, la maggiore delle due torri dell'antico Cas

I "CAMPAGNOLI" ERAN DETTI "LONGOBARDI".

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 Ma poi... tornarono  ad esser Veneti. Frederic C. Lane ci racconta nella sua “Storia di Venezia” che una delle prime magistrature di cui si ha notizia storica fu quella chiamata “Visdomini Longobardorum”, e questo ufficio doveva sovrintendere ai diritti doganali dei veneti dell’entroterra. Ma che all’epoca, si chiamavano, e continueranno ad esser chiamati così fino a tutto il 1400, “lon(go)bardi”, in quanto antichi sudditi dei duchi longobardi . Anche se poi le città di terraferma divennero liberi comuni, e poi signorie, esse per i veneziani, erano città “lombarde”.  Ci volle la guerra di Cambrai, e la lotta partigiana delle popolazioni contadine a favore di San Marco, perché le terre venete tornassero all’antico nome di Venetia. Insomma, se siamo ritornati ad esser Veneti, come i nostri antichi progenitori dell’età del bronzo, lo dobbiamo anche al sangue versato per “Marco” dai nostri avi e a Venezia che ricompose l’antica X Regio. Se il Dogado era limitato al

PAOLO SARPI, VENEZIA E L’INFLUSSO DELLA TRADIZIONE BIZANTINA

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Paolo Sarpi è stato a torto considerato il campione del “laicismo” moderno, a suo tempo ne scrissi in una nota a cui rimando sotto . paolo-sarpi-il-suo-pensiero-vero-su-stato-e-religione/ Campo Santa Fosca, Venezia I In realtà il suo pensiero era maturato in una Venezia che ancora aveva ben vivo l’influsso bizantino nella concezione dello stato. Lo nota in poche righe William H. McNeill nel suo complesso lavoro “VENEZIA CARDINE D’EUROPA, 1081-1797” (il Veltro Ed.) in cui tratteggia i reciproci influssi e scambi tra il mondo ortodosso, il mondo islamico e Venezia in quanto rappresentante dell’Occidente. Egli infatti scrive: “L’interesse solidale che il Sarpi e i suoi seguaci mostrarono per i modelli ortodossi e patristici di rapporto tra Stato e Chiesa fu ricambiato (dal mondo intellettuale greco) dalla simpatia e dall’appoggio prestato alla resistenza veneziana contro le pressioni papali ed asburgiche, sentimenti che erano manifesti sia nei circoli colti ortodossi che in que

Oggi di 100 anni fa veniva sparato il 1°colpo di cannone

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100 anni fa l'aggressione dell'Italia all'Austria. I veneziani che andarono in Riva degli Schiavoni a Venezia, dopo pochi giorni dall'inizio della guerra, per vedere sbarcare i primi prigionieri nemici furono sorpresi sentire che parlavano la loro stessa lingua. Ma che nemico era, se parlava lo stesso dialetto? Per come ci è stata raccontata la Prima Grande Guerra, anche in Wikipedia, risultano molto chiari gli scopi per il modo con cui sono stati scritti i testi ufficiali della bibliografia usata nella formazione scolastica, cioè nascondere l'atto di aggressione italiana e i milioni di morti inutili. I calcoli odierni indicano in circa 26 milioni le morti tra militari e civili. Purtroppo la verità non verrà mai a galla e dopo un secolo, alle cerimonie di commemorazione, si scopre che alcune cicatrici non si sono ancora rimarginate. Le strane coincidenze che ci riserva la storia: il 24 maggio 2018 è stato dato l'incarico di formare il nuovo governo gia