LE CITTA' MURATE VENETE, TESTIMONI DELLA GUERRA DI CAMBRAI



GUERRA DI CAMBRAI (1508-1517)

"La nostra terra, la fa gola a tutti", dopo oltre 500 anni i territori della Serenissima continuano ad essere al centro di interessi non marciani. Quando il popolo veneto si trovava coinvolto nella lotta tra le superpotenze e la vita delle sue genti non aveva alcun valore nemmeno per il Papa. Grazie ai valori della morale marciana riuscì a vincere una guerra iniziata male per lo schieramento veneziano.



A causa di eventi nefasti oggi possiamo godere delle più belle città murate d’Italia, quelle che furono al centro di distruzioni, morti, carestie, battaglie cruente, in cui vennero sperimentate nuove forme di fortificazioni contro le prime tattiche dei bombardamenti senza respiro.
Montagnana, Montegalda, Camisano, Grantorto, Marostica, Treviso, Castelfranco, Cittadella, Asolo, Bassano, Padova, Verona, alcune delle città murate che furono testimoni della guerra fatta dalla Lega di Cambrai alla Serenissima.
La battaglia di Agnadello, in cui i Veneziani furono sconfitti dalle truppe francesi della Lega di Cambrai, nell'immaginazione di Jollivet Pierre-Jules (1794-1871).
La guerra difensiva della Serenissima contro la “Lega di Cambrai” vede il Veneto teatro di un fatto d’armi che durerà quasi 10 anni. Per ritrovare le stesse condizioni nel territorio (distruzioni di città e di raccolti, morti e fame) si dovrà attendere il passaggio di Napoleone e la Prima Guerra mondiale.
Papa Giulio II° approfitta dell’accordo siglato in segreto tra Massimiliano I° d’Asburgo (imperatore del Sacro Romano Impero) ed il Duca di Gheldria, a cui parteciparono gli ambasciatori di Spagna e dello Stato Pontificio, per annientare la potenza economica e militare della Serenissima.
Grazie al “trattato di Cambrai” il Papa metteva assieme le potenze europee di Massimiliano I° d'Asburgo, Luigi XII° di Francia, Ferdinando II° d'Aragona (re di Napoli e re di Sicilia), Alfonso I° d'Este (duca di Ferrara), Carlo II° (duca di Savoia), Francesco II°Gonzaga (marchese di Mantova) e Ladislao II° (re d'Ungheria).
Luigi XII° re di Francia
Massimiliano I° d'Asburgo, ritratto di
Albrecht Dürer
La premessa del trattato riepiloga le motivazioni della dichiarazione di guerra a Venezia: “ … per far cessare le perdite, le ingiurie, le rapine, i danni che i Veneziani hanno arrecato non solo alla santa sede apostolica, ma al santo romano imperio, alla casa d'Austria, ai duchi di Milano, ai re di Napoli e a molti altri principi occupando e tirannicamente usurpando i loro beni, i loro possedimenti, le loro città e castella, come se cospirato avessero per il male di tutti (...). Laonde abbiamo trovato non solo utile ed onorevole, ma ancora necessario di chiamar tutti ad una giusta vendetta per ispegnere, come un incendio comune, la insaziabile cupidigia dei Veneziani e la loro sete di dominio …”.
Il trattato prevedeva, in caso di vittoria, la seguente spartizione dei domini veneziani:
All’Impero: Treviso, Padova, Vicenza, Verona, il Friuli e l'Istria.
Alla Francia: che già occupava Milano, Brescia, Bergamo, Crema, Cremona e la Gera d'Adda.
Agli Aragonesi: Trani, Brindisi, Otranto e Gallipoli.
Allo Stato Pontificio: Ravenna, Cervia, Rimini, Faenza con relativi castelli e possedimenti nei territori di Imola e Cesena.
Al Ducato di Ferrara: i territori del Polesine passati nel 1481 ai veneziani.
Al Marchesato di Mantova: Peschiera, Asola e Lonato.
Se fossero entrate nell'alleanza:
All'Ungheria: la Dalmazia.
Al Ducato di Savoia: l'isola di Cipro.

Con la bolla di scomunica (27 Aprile 1509) Giulio II° aprì di fatto le ostilità a tutti gli stati e le città della Serenissima: "... Repubblica ingrata... abusando di sua potenza asseguita co' favori e fin anco co' denari di Roma, l'adoprasse a molestare i vicini e perfino a usurpare le terre della Sede Apostolica …".
Papa Giulio II
Le prime truppe a scendere in campo furono i francesi occupando, tra marzo ed aprile del 1509, Piacenza, Lodi e Cassano d'Adda. Conquistano a maggio ma per pochi giorni Treviglio e il re Luigi XII° in persona, alla testa delle sue truppe, occupa Cassano e Rivolta d'Adda. Mentre le truppe pontificie muovono dalla Romagna verso i confini della Serenissima, il 14 maggio i francesi sconfiggono i veneziani nella battaglia di Agnadello (CR) ed è l'inizio della guerra guerreggiata che sconvolgerà le terre venete nei successivi quattro anni. Che nel bilancio complessivo iniziale vede Venezia in passivo per l’avventatezza e la scarsa disciplina dei suoi 30.000 militari.
Per tutto il 1509 e fino agli inizi del 1510 le truppe francesi occupano senza trovare molta resistenza i maggiori centri della Lombardia orientale per poi occupare Verona, Vicenza, Padova e Cittadella quando gli spagnoli si appropriano dei protettorati veneziani in Puglia e le truppe asburgiche arrivano a Bassano, dopo aver percorso la Valsugana con qualche difficoltà per la resistenza dei Valstagnotti. Le truppe veneziane e gli abitanti delle cittadine murate medioevali, quali Bassano, Cittadella, Castelfranco, Montagnana, si ritirano abbandonandole al loro destino e cercano di fare terra bruciata.

Le battaglie più significative avvenute nei territori italiani
Casaloldo - Mn (1509), Agnadello - Cr (1509), Padova (1509), Polesella - Ro (1509), Monselice – Pd (1509-1510), Mirandola - Mo (1510), Treviso (1511), Brescia (1512), Val Vestino - Bs (1510-1517), Ravenna (1512), Novara (1513), Creazzo – Vi (1513), Marignano - Mi (1515)

Cittadella
Montagnana

Dall’assedio con il bombardamento di Padova alla liberazione di Verona
Tra il 31 agosto ed il 5 ottobre 1509 (data in cui gli imperiali si ritirano verso Vicenza con lo scopo di creare un nuovo caposaldo) Padova è al centro di una furiosa battaglia. Le bombarde di Massimiliano, arrivate dall'Austria tra intoppi e ritardi causati da una organizzazione generale raffazzonata che peseranno non poco nell'insuccesso finale, per 15 giorni spararono palle di pietra di circa 60 cm. di diametro. Il botto veniva udito perfino a Venezia città (circa 40 km. da Padova) con effetti psicologici non di poco conto su tutto il territorio. Per fortuna degli assediati le operazioni di caricamento di ogni bombarda erano lunghe e complicate e gli imperiali non riuscivano a sparare più di 3 o 4 volte nell’arco di una giornata.
Padova, Torrione della Gatta o di Codalunga. Fu al centro di un episodio curioso quanto buffo, quando i difensori appesero in cima ad un'asta un drappo che avrebbe dovuto raffigurare il leone di San Marco, ma che non riuscì bene, venne beffardamente additato da tutti come una gatta. Tale drappo venne rubato una notte da un soldato spagnolo, che ricevette da Massimiliano un dono di cento scudi. Ricompensa non male quando il cardinale Ippolito d'Este, per conto del Papa, fece la promessa di dare 10.000 scudi d'oro alla nazione che per prima si fosse impadronita del bastione.
Esiste un curioso aneddoto sui motivi del ritiro degli asburgo. Alla fine di settembre Massimiliano dovette abbandonare l’assedio di Padova perché i mercenari si rifiutarono di combattere, non ricevevano lo stipendio perché erano finiti i soldi, quindi l’imperatore dovette ritirarsi in Tirolo con la parte delle truppe regolari che gli erano rimaste fedeli.
Le prime vittorie veneziane supportate dallo sfaldarsi della Lega permisero a Venezia di passare all'offensiva, grazie anche all'instancabile opera del provveditore e futuro doge Andrea Gritti, e riconquistare la maggior parte dei territori.
Andrea Gritti nelle vesti di Doge
La strategia della Serenissima, resasi conto dell’impossibilità di resistere ad attacchi operati su più fronti, fu quella di lasciare ai Confederati tutte quelle città per le quali si erano uniti per combatterla. Questa strategia porta il Papa a realizzare che il risultato finale sarebbe stato di avere nella penisola una presenza di francesi e spagnoli che poteva avere conseguenze peggiori della possibile espansione veneziana sia per terra che per mare. Così avviò nel 1510, dopo averla iniziata, la conclusione del conflitto.
Lascia la Lega per allearsi proprio con la Serenissima e ritira la scomunica contro Venezia (febbraio 1510), tanto che nell'anno successivo anche Spagna e Sacro Romano Impero cambiarono schieramento, creando la Lega Santa contro la Francia. A quel punto cambiarono gli schieramenti in campo, tutti contro i francesi.
Tra febbraio ed aprile 1512, dopo vicende alterne che portano al ritiro delle truppe francesi, Venezia ritornata a riappropriarsi del Friuli, riconquista i territori dell'entroterra veneto e lombardo. Dopo la liberazione di Brescia, la reazione francese non si fa attendere e la città viene assediata, presa e devastata, compiendo orrendi massacri di civili.
In aprile i francesi, dopo la vittoria di Ravenna su papalini e spagnoli, si ritirano dall’Italia e per circa un anno la preoccupazione principale dei veneziani è quella di rafforzare, con bastioni ed opere murarie, i punti che si erano dimostrati i più delicati o che avevano subito i danni maggiori.
Il 21 febbraio 1513, muore Papa Giulio II°, al quale succede Leone X° (un De Medici), ed avviene un ribaltone politico: Venezia e Parigi diventano alleati stipulando nel 1513 il trattato di Blois.
I francesi liberano Bartolomeo D'Alviano, l’illustre condottiero veneziano, che avevano fatto prigioniero durante la disastrosa battaglia per i veneziani di Agnadello (Cremona).
Da marzo a ottobre del 1513 Veneziani e Francesi, ora alleati, costringono gli imperiali e gli spagnoli dopo vicende alterne a ritirarsi. Solo nel 1517 i veneziani riuscirono ad entrare in Verona dopo aver sconfitto gli imperiali.

La guerra di Cambrai era finita!
I territori dell’entroterra erano diventati “… una terra sconvolta dalla guerra, che aveva comportato distruzioni di raccolti e bestiame, violenze sulle cose e sulle persone, incendi di case e ruberie, allagamenti provocati ad arte per ragioni strategico-militari, pestilenze dovute a passaggi di eserciti e alle paludi (diventate malsane) che erano state create per fermare l’avanzata delle truppe nemiche.“
Doge Leonardo Loredan
Il Doge Leonardo Loredan, il 75º Doge della Repubblica di Venezia (1501-1521).
Il suo dogado, secondo gli storici, fu caratterizzato da importanti eventi che segnarono il Rinascimento veneziano ed europeo.
Riassumendo:
- sottoscrizione di una pace onerosa con i Turchi nel 1503; quando venne eletto trovò uno Stato in guerra con l’impero ottomano nel momento in cui Venezia stava subendo il sopravvento e i danni al traffico commerciale e le eccessive spese portarono la Repubblica a chieder una pace che significava cedere le città di Corone e Modone, Lepanto e Santa Maura (Leuca).
- allargamento dei domini di terra, dal Trentino all’Istria;
- la guerra di Cambrai;
- creazione del primo ghetto ebraico nel 1516 (a Venezia ed in Italia).
 Le stranezze che la vita gli riservò.
Nella vita pre-dogado era un funzionario di secondo piano quasi anonimo. I suoi ultimi anni furono caratterizzati da una certa frivolezza della società veneziana, ed erano all’ordine del giorno scandali finanziari e la compravendita a prezzi spropositati di molte cariche pubbliche. In questo periodo avrebbe comperato titoli e cariche per figli e parenti, sfruttando la sua influenza.
Rispettato in vita, dopo la sua morte (1521) fu fatto oggetto di un'inchiesta per appropriazione di fondi statali e gli eredi, pur difesi da uno dei migliori avvocati dell'epoca, vennero condannati a risarcire lo Stato con 9.500 ducati.

Castelfranco
 

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