I VENETI DI ASTERIX DESCRITTI DA CESARE

I VENETI DELLA BRETAGNA CHE DIEDERO DEL FILO DA TORCERE A GIULIO CESARE.

Nel “De Bello gallico” straordinaria cronaca della conquista della Gallia di Giulio Cesare, compare una potente popolazione designata come Veneta, stanziata sulla costa della Bretagna prospiciente l’oceano atlantico, descritta dall’autore come la più influente e sviluppata della zona, grazie alla sua poderosa flotta, che aveva permesso a questo popolo di stabilire anche delle zone di influenza , sulle coste dell’attuale Inghilterra. Tanto che loro vassalli britannici parteciparono agli scontri navali e terrestri contro i romani. Cesare ne venne a capo dopo molte difficoltà, usando degli stratagemmi negli scontri navali, che permisero di fermare e rendere ingovernabili le loro belle navi.

Libro terzo, 8 DE BELLO GALLICO


Sopra un interessante accostamento tra l'abito da cerimonia di una paleoveneta e donne bretoni


In tutta la parte costiera di queste regioni i Veneti godono di massimo prestigio, perché posseggono il maggior numero di navi con le quali sono soliti far rotta verso la Britannia, sono superiori agli altri per scienza nautica ed esperienza di navigazione e posseggono i pochi porti che si aprono su quel mare tempestoso e sull’oceano sconfinato, cosicché quasi tutti quelli che vi abitano sono loro tributari…

Le loro navi erano costruite ed armate in questo modo: le carene, alquanto più piatte di quelle delle nostre navi(di Cesare), erano più adatte a navigare su bassi fondi ed affrontare il riflusso delle maree; eccezionalmente alte a poppa e a prua, resistevano più agevolmente alle enormi ondate e alle tempeste; tutta la nave era costruita in legno di quercia per resistere a qualsiasi urto o colpo; le traverse, fatte di travi alte un piede, erano fissate con chiodi di ferro spessi un pollice; le ancore erano fissate con catene di ferro invece che con corde; al posto delle vele usavano pelli e cuoio morbido finemente lavorato, perché…ritengono le vele poco adatte a sostenere le grandi burrasche dell’oceano e venti tanto impetuosi, oltre che sospingere navi così pesanti…le navi nemche erano più adatte alla natura del luogo e alla violenza delle tempeste. I rostri delle nostre navi inoltre, non potevano recare alcun danno, tanta era la solidità del fasciame, mentre l’altezza delle murate impediva di mandare a segno i proiettili, oltre a rendere poco agevole agganciarle con i rampini di abbordaggio. Si aggiunga che, filando sotto vento, quando questo cominciava ad aumentare la forza, sostenevano più agevolmente la tempesta, si assestavan senza pericolo sui bassifondi e, lasciate in secca dalla marea, non avevano nulla da temere dalle rocce, o dagli scogli sporgenti, cose che erano invece temute dalle nostre navi…


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