Post

Visualizzazione dei post da aprile, 2018

LA VENEZIA PIENA DI VITA CHE VORREMMO RITORNASSE. "Semo a Venetia"

Immagine
La Venezia di oggi è ormai un guscio vuoto, piena di gente proveniente da tutto il mondo che  non sa  quasi nulla  della sua storia e di cosa i palazzi e le piazze che ammira (pur non comprendentoli) rappresentino veramente. Ma un tempo non era così: pur piena di turisti e stranieri, essa era una attrativa anche per la vita quotidiana dei suoi abitanti, in cui "el foresto" si poteva immergere. La vita della città, insieme alla sua architettura unica, era una ulteriore attrattiva. Un testimonianza la possiamo leggere nella descrizione di un francese, il cavaliere di st. Didier, che vi soggiornò per un paio d'anni nel finire del Seicento.   - Il viaggiatore francese vede una popolazione fisicamente sana, dal bel colorito, e ne attribuisce il merito all'aria buonissima...Anche l'inglese Fynes Morison nel 1594 trova l'aria molto salubre e afferma di non aver visto mai tanti vecchi come qui.  ...Ma la principale attrattiva di Venezia, ciò che per i t

LE RADICI DEI VENETI NELLE VESTI DELLE LORO DONNE?

Immagine
Parrebbe di poter cogliere una comunanza di tradizioni tra le antiche paleovenete e le loro similari nel nord Europa. Una affascinante, almeno per me, comparazione con l'abbigliamento delle venete antiche e meno antiche . donna venetica, ricostruzione Grazie alle famose “situle”, vasi cerimoniali destinati alla sepoltura del defunto, e ad altre raffigurazioni su lamine in bronzo, abbiamo oggi un’idea abbastanza precisa su come si vestivano le nostre donne, almeno quelle impegnate in cerimonie pubbliche. Altre immagini, come nella figura 1, raffiguravano la nostra famosa Dea Reithia. Questa dea era il riflesso di un’antica società matriarcale, ove la donna, assicurando la riproduzione della stirpe, aveva una posizione di primo piano nella società.  Tale posizione, fa notare Edoardo Rubini nel suo “Giustizia veneta”, si è mantenuta anche nello stato veneto attraverso delle norme che ne garantivano, all’epoca della Repubblica di San Marco, una autonomia patrimoniale incon

LA PICCOLA REPUBBLICA CHE CONTINUO' NELLA MEMORIA DI SAN MARCO

Immagine
E' un prezioso volume, quello che vi segnalo, frutto della ricerca di Ettore Beggiato sulla Repubblica settinsulare che volle continuare indipendente, dopo l'assassino di Venezia inerme, continuando con le leggi e lo spirito di tolleranza e libertà vera, che San Marco le aveva garantito per secoli. - "Per Braduel erano la flotta immobile di Venezia ": sono le sette isole ioniche (Corfù, Passo, Cefalonia, Itaca, Santa Maura, Zante e Cerigo) che dopo secoli di comune appartenenzaalla Serenissima e dopo la breve occupazione francese, decidono di continuare la loro esperienza unitaria costituendo nel 1800 la Repubblica Settinsulare (o Eptaneso) con capitale Corfù. La bandiera del nuovo stato? Ma il Leone di San Marco naturalmente! Con il libro chiuso e le sette frecce che rappresentano le sette isole... - Alla breve stagione di indipendenza subentrò un regime di protettorato, della Francia, dell'Inghilterra fino a che le isole non si riunificarono a

VENEZIA "CATTIVA" INVENTA IL GHETTO? MA GLI EBREI ERANO CONSIDERATI PREZIOSI.

Immagine
Tra le leggende nere che continuano a resistere sulla memoria storica veneziana (e quindi sul lascito della civiltà veneta) compare anche quella riguardante una presunta intenzione persecutoria verso la comunità ebraica, ospite della nostra capitale, peggiorata dal fatto che proprio da noi si realizzò  per la prima volta in Europa il "Ghetto".  Ma la realtà era ben diversa, dato che quartieri destinati ad ospitare in maniera ordinata le comunità straniere in una città cosmopolita come Venezia erano cosa comune, vi fu infatti il Fondaco destinato ai "Todeschi" quello dei Turchi e intere calli erano destinate ad ospitare altre comunità "foreste". In realtà Venezia accolse le comunità ebraiche esulse in Spagna e Portogallo, o perseguitate nel centro Europa. Vi metto quindi un brano tratto dalla presentazione della mostra sugli Ebrei a Venezia che, anche attraverso le parole dell'intellettuale ebreo Calimani, mette le cose nella giusta prospetti

Sta volta vogio essar provocatorio parlando de magnar in venexian.

Immagine
Sta volta vogio essar provocatorio parlando de magnar in venexian. I discorsi seri dovarìa essar fati senpre coe ganbe soto ea tola, co davanti un goto de vin e un cicheto. el FRISOPO,  el bis-nono del baicolo o del bussolà? ESAR SECO INCANDIO Da Raixe Venete, http://www.raixevenete.com/esar-seco-incandio-lorigine-di-un-modo-di-dire-veneto/ Ogni riçetta come ogni modo de dir in venexian gà un tochéto de storia. Par esempio, cuanti xe i venexiani che sa cosa vol dire, cuando si dise a ona persona, “ti xé seco incandìo!” Cuando e el dove nasse: finio dopo 22 ani l'assedio de Candia (incuo Creta) da parte dei Turchi (ottomani), el Capitan Generale da Màr Francesco Morosini, dopo aver firmà ea resa co l'onor dee armi, xe riusio a portar i superstiti vivi a Venexia. Cuesto diseva Alberto Toso Fei in un’intervista di Veneziani a Tavola, tempo fa… " ... Nel 1669, quando i turchi entrarono a Candia, non vi trovarono i quattromila abitanti superstiti, erano già s

L'ANTICO MOTIVO DELL'ESTRANEITA' DEI VENETI ALL'ITALIA. NICOLA BUSIN.

Immagine
Venetia et Histria che poi Venezia diventata dogado riunificò ... molti dei santi che si veneravano in terraferma ancora prima della dedizione alla Capitale nostra, erano santi bisantini. L'altro giorno guardavo una chiesetta nel centro storico di Feltre dedicata a un santo greco, ma è solo uno dei tanti esempi. Nicola Busin precisa meglio il concetto, già ribadito da Indro Montanelli, il quale scrisse che la civiltà veneta aveva ben poco di italiano: Nicola Busin . Il rapporto tra i Veneti e gli Italiani è sempre stato complesso. Entrato parzialmente nel regno dei Savoia nel 1866, il popolo Veneto ha visto la sua completa unificazione sotto il governo italiano solo nel 1918 dopo la fine della grande guerra. Da dire che questa prima annessione avvenne con un referendum, voluto dall’impero austro ungarico anche per rispetto della storia della Serenissima, i cui contorni truffaldini solo ora vedono una corretta definizione. I vari stati presenti nella penisola già prima d

IL DIRITTO ALL'IDENTITA' NEL GIORNO DI SAN MARCO. Il Gazzettino.

Immagine
Il nostro Massimo Tomasutti, storico veneziano, difende in una lettera inviata al Gazzettino, il diritto a trovarci, veneti e veneziani, in piazza San Marco, per riaffermare la nostra identità. Cosa non gradita a un signore (del sud, immagino, qui residente) il quale, a capo di un fantomatico "comitato per la difesa della bandiera italiana", minacciava querele e denunce contro i manifestanti, ipotizzando aaddirittura una offesa ai monumenti del Risorgimento di Venezia, in specie a Vittorio Emanuele a cavallo in riva degli Schiavoni.  La mia idea personale sarebbe invece che quel monumento del tutto estraneo a una Venezia storicamente repubblicana da sempre, andrebbe rimosso e posto in un magazzino. Se non altro per rispetto della memoria storica della città. Quel monumento è la vera offesa per i veneti. E qualche scrupolo c'è stato da parte dei veneziani del tempo, se da piazza San Marco lo hanno spostato dove si trova oggi, quasi a voler ribadire la sua estranei

MARIETTA, PITTRICE FIGLIA DI TINTORETTO, BRAVA QUANTO IL PADRE

Immagine
autoritratto Vi racconto la storia di Maria Robusti figlia illegittima del Tintoretto, di una bambina nata fuori dal matrimonio e cresciuta fuori dalle regole, una immagine forte di una figlia unita dall’amore e dall’arte con il padre, in una Venezia cinquecentesca centro cosmopolita del commercio e dell’arte, dove le donne o si sposavano o erano monache.  Le donne pittrici erano per lo più le vedove di pittori, che, trovandosi in difficoltà economiche, tiravano avanti con la bottega dei mariti.  donna veneziana di Marietta Così ne parla il Ridolfi, nel 1648: ” Visse dunque in Venetia Marietta Tintoretta, figliola del famoso Tintoretto, e delitie più care del genio suo, da lui allevata nel disegno e nel colorire, onde poscia fece opere tali, che n’hebbero gli Huomini a meravigliiarsi del vivace suo ingegno; ed essendo piccoletta vestiva da fanciullo, e conducevala seco il Padre dovunque andava, onde era tenuta da tutti un maschio “. Un ritratto essenziale, questo, di Mar

IL PETER PAN UNGHERESE MORTO SUL GRAPPA

Immagine
Il fortuito rinvenimento dei resti di una stufetta da  campo austroungarica di fronte a casa mia, mi ha spinto, stimolato dall'amico Giacomo Framarin ora residente in Ungheria, a questa ricerca, dopo aver saputo dei suoi contatti con una associazione di rievocatori ungheresi. Ho deciso di donarla a lui, che a sua volta la porterà agli amici ungheresi. I fanti austroungarici di leva ungherese, come saprete, erano chiamati Honved, e furono impiegati in maniera massiccia anche sul Grappa. Nella valle dove abito, le truppe austriache stazionarono, dal 1917 alla fine, fino a formare una vera e propria città di accampati di ben 40mila persone. Era la retrovia del fronte e si davano il cambio con quelli di prima linea.  La stufetta è molto probabile abbia scaldato proprio qualche gruppo di honved dato che è stata tramandata memoria della loro presenza in valle. Tra di essi vi fu anche Peter Pan, quello era il nome vero di un ragazzo ventenne, che spezzò le sue ali sul Grappa

MASSIMO PALLOTTINO E IL PARTICOLARE ETHNOS DEI VENETI

Immagine
Questa costatazione del grande storico italiano Massimo Pallottino, mi par proprio il caso di riproporla, a poca distanza dal 25 aprile, festa dei Veneti, e dalla sentenza incredibile  della Corte d'Appello che nega l'esistenza e la realtà millenaria della nostra Nazione, una delle più antiche dell'Europa.  “Una caratterizzazione etnico-culturale ben definita – tra le meglio definite di tutte le compagini regionali dell’Italia preromana – s’incontra nel Veneto dove, dalla già specializzata “facies” locale protovillanoviana, nasce all’inizio dell’età del ferro (IX-VIII secolo) la civiltà che chiamiamo “paleoveneta” o “atestina” da Ateste nome latino (?) di Este, uno dei luoghi più ricchi di scoperte ad essa pertinenti.  La sorprendente continuità di questo fenomeno fino ad età storica molto avanzata ci assicura che esso rappresenta l’ethnos dei Veneti nei loro confini tra fiume Adige, le Alpi e l’Istria. Prevale il costume della cremazione dei morti; si afferma una

DOVE SORSE LA PRIMA COOPERATIVA DELLA STORIA

Immagine
    Riprendendo i contenuti di uno scritto di Simonetta Dondi dall'Orologio del 20 gennaio 2016. Portogruaro la città voluta da un vescovo, più legato ai valori terreni che a quelli spirituali . Cittadina del Veneto orientale confinante con il Friuli, ha origini un po' particolari. Oggi è al centro di un comprensorio formato da 11 comuni che, assieme all'area del Sandonatese, costituisce la cosiddetta Venezia Orientale. Quando si pensa alle cooperative ci si dimentica che nella penisola italica le prime sono nate sotto le ali del Leone marciano, diffondendosi poi nelle altre regioni. Erano promosse e nascevano in ambienti di formazione cristiana e nel trentino viene costituita in età recente (1800) la prima cooperativa sociale mutuata dalla breve ma significativa esperienza inglese. Quelle che funzionarono da subito, e che tuttora resistono sulle basi originarie, sono quelle "legate" ai prodotti del terrritorio, come le latterie

Campeggia in molte delle nostre città e piazze. Cos'è?

Immagine
Leone di San Marco, significati e curiosità Oggi 25 aprile, non solo a Venezia ma in buona parte dei teritori de tera e de mar si festeggia la ricorrenza di San Marco, il santo patrono della città e della Serenisima. Quanti Veneti conoscono i significati che il leone marciano può assumere?  in sintesi: > il leone Rampante o Passante : quello più riprodotto di profilo a figura intera rivolto verso sinistra, con zampa anteriore destra appoggiata sopra il libro, mentre quelle posteriori sono poste sull’acqua. Dal Quattrocento, con l'espansione nei territori della terraferma, il leone venne raffigurato con le zampe posteriori in acqua, mentre quelle anteriori stavano sulla terra. Sulle due colonne fronteggianti il bacino san Marco, sul quale si affaccia il molo di Palazzo Ducale, (secondo la tradizione popolare sarebbe di cattivo auspicio passarci in mezzo, essendo stato il luogo delle pubbliche esecuzioni capitali) si vedono svettare due statue: una è quella del sa