I RESTI DELL'ESERCITO VENETO, DOPO LA CADUTA DI VENEZIA

Di Renzo Zenzolo

panduri usi  servire anche la vecchia repubblica marciana 

L’anno 1.797,dopo una storia millenaria,vede la scomparsa della Serenissima Repubblica di Venezia,lasciando il suo territorio in balia dei giochi politici di francesi e austriaci per parecchio tempo.
Quando una potenza ne sottomette un’altra va da se che il vincitore si accaparra tutto l’accaparrabile. Nell’ottica di questa considerazione mi sono cercato di immedesimare in un buon ricercatore storico che cerca di capire a quale sorte fu destinata la componente umana del piccolo esercito veneziano.
L’occupazione napoleonica aveva da subito evidenziato come anche nel Veneto ci fosse una presenza solida di filogiacobini. Come del resto le rivolte del 1.809 sottolineavano un’area politica che guardava senza riserve verso Vienna. A ragion veduta possiamo affermare che la stragrande parte della popolazione era comunque legata a “San Marco”.
L’arrivo dei francesi portò alla massiccia requisizione dei materiali militari presenti nello Stato di Terraferma,il rapido recupero ed impiego del naviglio “grosso” della marina nonché il completamento di alcuni velieri che erano in sosta anche decennale presso l’Arsenale di Venezia.
Per i non addetti ai lavori ricordo che la Flotta Grossa della marina militare veneziana altro non era che la componente d’altura della marina,cioè le navi di linea (i tre ponti),le fregate,i brigantini e le corvette. Mentre la Flotta Sottile era composta dalle vecchie galee che erano ancora ritenute ottime per manovrare in laguna e sottocosta.
Tornando ai nostri soldati,che fine fecero al tramonto della Repubblica?
I testi che ho avuto la possibilità di esaminare non sono molti ma solleticato dall’idea di poter ricavare qualcosa che possa servire anche all’organizzazione delle rievocazioni storiche dell’epoca,qualcosina ho trovato.
La vorace voglia punitoria di Napoleone all’indomani dell’insurrezione di Verona dell’aprile 1.797 portò alla deportazione di alcune migliaia di soldati che erano stati protagonisti degli scontri. Ufficiali,fanti veneti e schiavoni,uomini dei reparti di cavalleria e allievi della scuola militare presero la via della prigionia verso la Francia,passando attraverso una Brescia che a ragion delle cronache dell’epoca,non lesinava il fiato per insultare i malcapitati..
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Ma una forza occupante,ben organizzata che sia,si può non permettere di recuperare il possibile dal vecchio avversario e rimetterlo in sesto per il proprio uso e consumo? No, e così fu.
La cavalleria veneta al tempo era organizzata su quattro reggimenti.
Dragoni e corazze formati da soldati dello Stato di Terraferma e due reggimenti di cavalleria leggera formato dai croati d’Oltremare.
Da ruolini dei vari eserciti sopraccitati possiamo ricordare che nessuno volle rinunciare alla professionalità dei croati a cavallo quindi con il tempo troviamo i due reggimenti che dopo Venezia passeranno in forza all’Armata Francese per poi andare a servire l’aquila imperiale a seguito della grande offensiva austro-russa che nel 1.799 spazzò tutta la pianura Padana. Torna il Buonaparte e i croati vengono collocati tra le truppe del Regno d’Italia. Ritornano definitivamente gli Asburgo e i croati vengono riorganizzati all’interno dell’armata imperiale.
Ovviamente anche i politicamente schierati ebbero il loro premio,così ritroviamo il comandante veneto della piazza di Verona che come filogiacobino sarà poi nominato generale di una divisione di fanteria francese e un tal colonnello Zuccato che nella campagna del maresciallo Suvorov sarà prima vice e poi comandante di tutta l’artiglieria..
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Gli austriaci nel 1.798 non rinunciarono a cercare di recuperare qualcosa del defunto esercito veneto e con la fanteria organizzarono due reggimenti.
Il 16° regg. Fanteria leggera detto il “battaglione leggero dalmatino” e il 17° regg. Fanteria leggera detto anche il “battaglione leggero italiano”.
Dal soprannome si capisce che doveva trattarsi di reggimenti solo nominali quanto a truppa impiegata ma dal fatto che i primi vestivano alla turchesca con tanto di baschetto e i secondi erano vestiti con la velada blu scura con i riporti rossi (a coprire o sostituire quelli bianchi) fa capire senza troppo sforzo che si trattavano degli schiavoni e dai fanti veneti reimpiegati con tanto della loro vecchia uniforme.
I numerali dei due reggimenti di cavalleggeri croati reimpiegati non li ho trovati forse perché ribattezzati con il nome del loro comandante come di abitudine presso in quel tempo.
L’uso non solo veneziano ma anche austriaco di usare militari slavonici per i compiti di polizia lascia aperta l’ipotesi che parecchi oltremarini delle compagnie autonome e dei reggimenti veneti fossero stati reinseriti in analoghe formazioni che hanno operato per le Province Illiriche e per l’Impero Austriaco a seconda dei passaggi territoriali..
"sargente" di fanteria del vecchio esercito veneto
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Tra le forze asburgiche troviamo inserito tra i reggimenti di ussari ungheresi un reggimento Schiavoni che in epoca precedente fu impiegato nel famoso assedio di Vienna del 1.683.Questa truppa non aveva nulla a che fare con gli schiavoni veneziani e ritengo possibile che fosse lì inquadrato perché formato come base dagli abitanti ungheresi dell’Istria e del Fiumano. D’altronde non è stato inusuale trovare nelle varie epoche questi ungheresi impiegati,con contratti d’arme sotto la Serenissima,nei reparti di cavalleria leggera.

Zenzolo Renzo

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