Anche allora con la cultura non ci si arricchiva






Saper leggere, scrivere e far di conto, ad usum mercatorum
era necessario per nobili e popolani.

Giovanni Conversini da Ravenna, il docente globe-trotter del XIV°sec sensibile allo stipendio che andava dove si guadagnava di più, anche se rappresentava un caso limite.
Innovative, ma non molto seguite, furono le sue proposte pedagogiche come non separare i ragazzi poveri da quelli ricchi o alternare lo studio con il gioco e gli esercizi fisici (ginnastica ante litteram).
Da allora il rapporto tra società, famiglia ed insegnante non sembra cambiato di molto, se non peggiorato.


Conversini è, forse, l'unico esempio nell’Europa a cavallo tra XIV°-XV° sec. di come si sviluppava la vita di un insegnante, tuttavia rievoca molte similitudini con quei colleghi che cercavano il secondo lavoro per arrotondare lo stipendio non molti anni fa.
La sua vita si svolse fra gli impegni della cultura, della scuola, dell'amministrazione e degli uffici pubblici. Egli non fu solo uno dei grandi docenti che passarono per Venezia, e che anche l'abbandonarono, ma pure una di quelle presenze di spicco che tentarono, senza riuscirci, di modificare il livello qualitativo dell'insegnamento o ad alzare quello culturale.
Visse in continuo movimento da una piazza all’altra della Venexia de mar e de tera.

Chi era costui?
Nasce nel 1343 a Buda (l’attuale Budapest) dove il padre era uno dei medici di corte del re d’Ungheria, portato ancora bambino in Italia, studiò a Ravenna, sotto Donato Albanzani, umanista e letterato amico di Petrarca e Boccaccio, iniziò la sua carriera d'insegnante nel 1364 a Bologna, ma subito si trasferì come precettore a Ferrara, presso Niccolò II d'Este (detto il zoppo), e nel 1366 si trovava già a Treviso (allora veneziana) a insegnarvi grammatica. Spostatosi poi presso il signore ravennate Guido III da Polenta, nel 1368-1369 venne nominato notaio forestiero nella curia del podestà di Firenze, salvo poi tornare nello stesso 1369 ad insegnare prima a Treviso, poi dopo due anni a Conegliano e quindi dal 1374 a Belluno per un quinquennio, quale maestro stipendiato alla scuola del comune.
Fu cancelliere dei Carraresi (1379-1382; 1393-1404) e della Repubblica di Ragusa (1383-1387), poi è di nuovo a Venezia, titolare della scuola di San Paternian (*), ma nel 1389 si trasferisce in Friuli al servizio del comune di Udine, richiesto per le sue capacità di docente dalle qualità indubbiamente superiori alla media.
Nel 1392, ritornato a Padova, trascorre un periodo d’insolita stabilità nella veste di cancelliere di Francesco Novello da Carrara fin quasi alla vigilia della conquista veneziana di Padova nel 1405.
Dal 1404 al 1406 il Conversini gestisce una nuova scuola in laguna, allorché lascia la città per Muggia rientrando poi in Venezia agli inizi del 1408, per quei pochi mesi che gli sarebbero rimasti prima di morire a 65 anni.


La frequenza e le modalità con cui cambia contesto di lavoro sono propri dell'ambiente dei docenti di quel periodo. Questa sua insolita irrequietezza segnata da un tenore di vita lussuoso da ridurlo sul lastrico diverse volte (la prima a soli 21 anni quando viveva ed insegnava a Bologna), secondo la leggenda, sarebbe stata la causa della morte della moglie, per i disagi derivanti dai continui cambiamenti di città e traslochi inseguito da creditori, al punto che un parente di lei cercò di vendicarla tentando di avvelenarlo.
Forse le reali motivazioni di Giovanni Conversini a cambiare padrone con frequenza starebbero alla base dei suoi principi pedagogici, innovativi per il periodo visto che accompagnava lo studio al gioco ed all'esercizio fisico e i fanciulli poveri non erano separati dai ricchi, che tentò di portare nei suoi pellegrinaggi. Inoltre si fece diversi nemici avendo denunciato nei suoi trattati con estrema crudezza le ipocrisie della politica.
Si possono riassumere in una sua affermazione, tratta dalla sua opera Dragmalogia de eligibili vite genere, < I vostri ragazzi non si stringono con affetto ai maestri, ma passano dall'uno all'altro con la massima leggerezza, come mosche che svolazzano qua e là alla cieca, seminando disprezzo che genera disprezzo, e da ciò consegue la scarsità del profitto: per hoc tepidius instruuntur. A Venezia c'è la preoccupazione del denaro (nummalis cura) e non quella del sapere. >
"Pagato il conto svanisce ogni familiare corrispondenza; i discepoli debbono essere governati con l'amore e non con la disciplina manesca; nell'educazione è necessaria la cooperazione della famiglia".
Tra i suoi allievi vanno ricordati gli umanisti e pedagoghi Pier Paolo Vergerio, Guarino da Verona, Vittorino da Feltre.

Allora a quale risultato può portare un rapporto pedagogico in cui, tra maestro ed allievo, esiste solo una semplice relazione contrattuale?
In quegli anni i genitori facevano i contratti impegnando i docenti ad istruire i figli nel leggere e nello scrivere quanto serviva a stare in bottega, richiedendo in particolare l'insegnamento della grammatica ad usum mercatorum e formando i giovani ad modum mercatantile.
Tant'è vero che all'inizio del XIII°sec. la maggioranza dei mercanti scrivono le loro lettere in semplici stilo, nelle proprie lingue volgari o tutt'al più in un latino imbastardito senza preoccuparsi dell'ornatum verborum.

Di quel periodo colpisce il diffuso grado di alfabetismo, con la maggioranza dei Veneziani capaci di leggere, scrivere e far di conto, ma con un livello culturale qualitativamente piuttosto scarso.
La ricca ed alfabetizzata Venezia ebbe un ruolo di minore rilievo rispetto a quello che seppero esprimere centri indubbiamente più modesti quali la Ferrara degli Estensi, la Mantova dei Gonzaga o la Verona degli Scaligeri o Padova con la sua sede universitaria tra le più vecchie dell'occidente.
La Serenissima, delegando al singolo cittadino la scelta delle politiche scolastiche, dimostrò che il mercato le aveva dato ragione avendo mantenuto un controllo morbido delle situazioni. Con l'aumento nel corso del Quattrocento dei domini di terraferma, accettò che le scuole pubbliche esistenti, talvolta rimodellandone la struttura sulle necessità del momento, continuassero a svolgere la loro funzione.
Probabilmente la Serenissima non seppe esprimere quei picchi di qualità (culturale) nonostante i mezzi che avesse per reggere il confronto con le altre città Stato o per tracciare una sua propria strada umanistica.
Leonardo Fibonacci
Giochi di matematica per imparare a “far di conto”
Agli inizi del 1200 il matematico di Pisa, Leonardo Pisa Bigollo detto il Fibonacci, introdusse un nuovo sistema per contare, più semplice e rapido, il quale al posto dei numeri romani introdusse quelli indiani, detti “arabi” perchè da essi fatti conoscere e che tuttora sono usati in tutto il mondo.
Il “Liber abaci” (Il Libro dell'Abaco) del 1202 è il primo manuale di aritmetica applicata, ad uso dei mercanti, che rivoluzionava i sistemi di numerazione. Particolare è uno dei capitoli che trattava l’aritmetica commerciale, la ragioneria, i problemi legati al cambio delle valute, ecc..
Introdusse con poco successo anche la barretta delle frazioni, inoltre aveva inserito quesiti matematici con la loro soluzione.
Fibonacci è noto soprattutto per la sequenza di numeri da lui individuata e conosciuta come successione di Fibonacci - 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89 ... - in cui ogni termine, a parte i primi due, è la somma dei due che lo precedono. Sembra che questa sequenza sia presente in diverse forme naturali (per esempio, lo sviluppo delle spirali nelle conchiglie coniche).
Una particolarità della sequenza di Fibonacci: il rapporto fra le coppie di termini successivi tende molto rapidamente al numero 1,61803..., noto con il nome di rapporto aureo o sezione aurea.

Il giochino delle sette vecchie
Sette vecchie andarono a Roma: ciascuna donna aveva sette muli; ciascun mulo portava sette sacchi, ciascun sacco conteneva sette forme di pane e con ciascuna forma di pane c'erano sette coltelli, ciascun coltello era infilato in sette guaine.
Donne, muli, sacchi, pagnotte, foderi, in quanti viaggiano per Roma?
Il giochino dei conigli
Un tale pose una coppia di conigli in un luogo circondato da pareti.
La coppia iniziò a riprodursi a partire dalla fine del primo mese e ogni mese generò una nuova coppia di conigli. Tutte le coppie, nate nel corso dell'anno, iniziarono a riprodursi a partire dal secondo mese dopo la nascita e anch'esse generarono una nuova coppia ogni mese.
Quante coppie di conigli nascono complessivamente in un anno?


(*) In campo San Paternian esisteva l'omonima chiesa di San Paternian (dizione veneziana per San Paterniano), sestiere di San Marco, occupava una parte dell'odierno campo Manin che allora aveva dimensioni più contenute, con un pozzo al centro. La caratteristica più interessante della chiesa era data dal campanile, anch'esso di stile romanico, dalla struttura pentagonale invece che quadrata. Nella seconda metà del XIX secolo il campo San Paternian venne ampliato per ospitare il monumento a Daniele Manin, eliminando il pozzo e demolendo sia il campanile che la chiesa da tempo pericolanti.

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