IL MICRO NAZIONALISMO FRIULANO IN CHIAVE ANTIVENETA

DIVIDE ET IMPERA



Non è un caso se specie tra gli autonomisti "furlani" si è sviluppato il morbo del culto di Napoleone, il quale li avrebbe sollevati dal "terribile giogo" veneziano rappresentato dal bonario Leone marciano, amato in realtà dalla popolazione che lo vedeva come baluardo anche contro l'arbitrio e le prepotenze dei feudatari locali. Infatti fu Venezia che, non potendo abolire il sistema feudale per motivi di opportunità politica, impose una rappresentanza del "terzo stato" al parlamento locale di Udine. E così anche i contadini ebbero per la prima volta voce in capitolo sul  governo locale. Questo articolo spiega l'origine recente di questo travisamento storico di radice marxista.

Di Marco d'Aviano.

Una riflessione in questa occasione merita la vicenda del micro-nazionalismo friulano.
Per capirne il senso, bisogna risalire al progetto di dissoluzione della grande esperienza cristiana e politica vissuta nella Veneta Serenissima Repubblica.
Tanti sono stati i passi di questo progetto di distruzione. La pulizia etnica di Venezia, la lottizzazione dell’Università di Padova tra una facoltà di Giurisprudenza (affidata alla destra) e una facoltà di Scienze Politiche (affidata alla sinistra), la falsificazione sistematica della storia della Serenissima, presentata come dominazione veneziana, laddove si trattò di una delle rare esperienze di democrazia compiuta della storia dell’umanità.

Marco d'Aviano, il frate friulano fedele a San Marco
Ciò ha richiesto un ideale completamento nella diffusione di altre ideologie assurde, anti-venete ed anti-cristiane. Così nel dopoguerra, quando per evitare accuratamente il riemergere dell’unità e dell’autonomia delle genti vissute felicemente insieme sotto l’ala protettiva di San Marco, si scelse di smembrare i territori dell’antica Repubblica: perse ormai Istria e Dalmazia, la Costituzione disegnò regioni-microbo, che non sarebbero mai state in grado di autogovernarsi (a imitazione dei lander tedeschi).
Il Veneto che era stato sovrano per 14 secoli, lo si ridusse in una condizione servile, come vacca che doveva macinare il più possibile per essere munta fino all’ultima stilla.
Così si decise di circondarlo da regioni autonome, per affermare meglio il potere coloniale al suo interno. Non paghi, ecco uno dei capolavori del sistema: il micro-nazionalismo friulano.
I suoi connotati sono: la difesa ad oltranza della lingua friulana (lingua per legge, mentre il Veneto è dialetto per legge), l’esaltazione del Patriarcato di Aquileia come modello di buon governo contrapposto a Venezia (dimenticandosi che si trattava del classico esempio di Vescovo-conte sotto controllo imperiale, cosa un po’ strana per micro-nazionalisti di sinistra che si ispiravano al marxismo e al laicismo).
Un bel esempio è fornito da Tito Maniacco, consigliere comunale per il PCI a Udine dal 1970 al 1985, amico di Pierpaolo Pasolini, scomparso tre anni fa. La sua Storia del Friuli, edita dalla Newton Compton a Roma nel 1985 è stata scritta secondo l’inevitabile schema della lotta di classe, addirittura citando Marx di continuo, che si dedicò infatti allo studio della storia veneta con grande accanimento.
Questa storia, infatti, smentiva le sue teorie, testimoniando la grande solidarietà interclassista che si era creata intorno ad un governo aristocratico e confessionale. La Tradizione teneva la società unita ed era il presidio della Giustizia. Maniacco parla diffusamente delle rivolte contadine in Friuli, sembra lotta di classe, ma… quando si viene al dunque, si scopre nel suo stesso libro che i contadini friulani si sollevavano a difesa della Repubblica Veneta!

la fortezza di Osoppo




L'ASSEDIO
Nel 1514 Gerolamo Savorgnan si asseragliò sulla cime del colle con la sua milizia, per resistere, in nome di Venezia, alle truppe imperiali. Narrano le cronache che, per abbeverare i cavalli, fu fornito loro del vino locale, che a quanto pare, essi apprezzarono (la notizia la riprendo da Alvise Zorzi, eh..)
L'assedio fu rotto dall'arrivo di Bartolomeo D'Alviano, altro grande condottiero veneto,  che sbaragliò le forze nemiche di Cristoforo di Frangipane, famoso per la sua ferocia verso i civili inermi.

Aggiungiamo inoltre che Venezia fu chiamata dalla grossa parte dei feudatari locali, stanchi di una lotta civile tra le loro casate, di cui facevano le spese le popolazioni locali. Venezia portò la pace. 

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