Essar na pitima



Essar na pitima



Essar na Pitima   

Oggi a Venezia si usa per indicare un pedante, un impiastro, uno scocciatore!

Pittima era il termine con cui veniva indicata la persona pagata dai creditori per seguire costantemente i propri debitori, se riusciva nella riscossione del debito poteva ricevere una percentuale più o meno congrua. 

Questa figura, al tempo delle repubbliche marinare, era sempre vestita di rosso, affinché tutti sapessero che il perseguitato era un debitore moroso, questa visibilità voluta aumentava ovviamente l'imbarazzo del debitore. 
Era una sorta di esattore che svolgeva la funzione di ricordare ai debitori il pagamento del debito contratto. 
Per fiaccare il debitore e costringerlo a pagare, la pittima poteva pedinarlo costantemente e gridare a gran voce per metterlo in imbarazzo.
Il debitore pedinato, non poteva opporsi o reagire o ribellarsi a queste figure istituzionali, pena la condanna alla prigione. Il credito doveva essere difeso e tutelato come il buon nome (sotto il profilo del commercio) della più importante Repubblica dell'epoca.

In particolare nella Serenissima la pittima veniva reclutata tra gli emarginati e i disagiati che beneficiavano di una specie di assistenza sociale da parte del doge, il quale riservava loro sia le mense pubbliche come gli ostelli per dormire. 
Questi assistiti dovevano essere disponibili a richiesta delle istituzioni per fare la pittima, pena la decadenza dei benefici che avevano.
  
Nel tempo Pittima è divenuto sinonimo di persona insistente che si lamenta sempre (ma anche in termini speculativi, lucrosa). 
In dialetto veneziano la frase più utilizzata per definire pittima una persona è: "Ti xe proprio na pittima!"; compare anche tra le voci del dizionario italiano Garzanti, che dà la definizione di "persona noiosa, che si lamenta in continuazione di piccole cose”.

Aggiungiamo per "i foresti" (i non veneti) che tale termine è usato correntemente in tutta l'area venetofona  della "Venezia de Tera" ancora oggi. (NdR)

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