OGGETTI "STATUS SYMBOL TRA IL '400 E IL '600



Le ARTI minori tra il 1400 ed il 1600.


Mobili e strumenti musicali, assieme ai libri, elevati a “status symbol”: per un secolo fecero crescere i consumi ed il benessere delle popolazioni di terra e di mare.




Chi lavorava il legno era chiamato marangòn, a cui di solito seguiva la specializzazione:
marangoni: termine generico con cui venivano indicati i falegnami,
da noghera: mobilieri
da soaze: falegnami intagliatori di cornici
da rimessi: impiallacciatori
da squéri: costruttori di imbarcazioni (gli squerariòli da grosso, imbarcazioni di medio e grande tonnellaggio, squerariòli da sotìl, gondole, sàndoli, mascarete e tutte quelle imbarcazioni a fondo piatto di piccola stazza)
asadori: specializzato nell’uso delle pialle e delle asce da piallo (ase o dalaore)
botéri: specialisti nel costruire le botti
reméri: specializzato nella fabbricazione dei remi
segàdori o segantini: specializzati nello squadrare un tronco e segarne la varie partiin assi o tavole
alborante: carpentiere che fabbricava gli alberi delle navi

Laboratorio dei marangòni
Le corporazioni di mestiere, nate durante il Medioevo, rimasero in vita fino alla caduta della Repubblica, solo dal 1539 divenne obbligatorio essere iscritti per poter esercitare un mestiere o arte veneziana, in pratica qualsiasi tipo di attività artigianale e commerciale.
La “mariègola, regolamento interno che ogni corporazione si dava, era caratterizzata da norme precise (tecniche, morali, etiche), oltre ad essere soggetta allo stretto controllo della magistratura della Giustizia Vecchia, serviva a garantire la trasmissione dei saperi e a tutelarsi da concorrenza sleale sia interna alla Serenissima che da quella dei foresti.




Il mobile rappresentava uno di quei settori a metà strada tra la produzione di largo consumo e quella di carattere artistico.
Replica di un comò veneziano della metà del XVI° secolo. Mobile in legno finemente scolpito, laccato, dorato e dipinto a mano con motivi floreali


Agli inizi del XV° secolo il mobile, per quanto avesse superato la stretta funzione domestica e fosse stato eletto ad elemento estetico e decorativo dell'abitazione, non ci ha fatto arrivare informazioni dettagliate sulla sua produzione, sulle strategie e sulle sue caratteristiche del mestiere. Le politiche del governo facilitavano l’insediamento di botteghe artigiane di marangoni, intajadori e maestri di tarsia all'interno dello spazio urbano veneziano, ed era il segnale di un mercato largamente in espansione in cui i modelli artistici rinascimentali non mancavano neppure di lasciare delle tracce evidenti nella preparazione di armadi, sedie, tavole e panche.


Credenza veneziana laccata, mobile 3 ante in legno dipinto stile antico, riproduzione del 900

Riproduzione di un trumeau veneziano del XVI° secolo, produzione del primo '900.

Mobile in legno riccamente scolpito, laccato e dipinto con decori floreali di grande gusto e impatto. Costruito in due corpi per facilitarne lo spostamento e l'inserimento in casa.
Fino a 40/50 anni qualche vecchio antiquario sapeva riconoscere la provenienza del mobile dai dettagli costruttivi. Come per esempio, il lasco lasciato negli incastri a coda di rondine sul fondo dei cassetti o sulle schiene degli armaroni indicavano la zona di provenienza sia del marangòn sia del mobile stesso.
I millimetri di vuoto servivano per evitare la loro deformazione, causata dagli elevati tassi di umidità dell’ambiente, allora non c’erano gli attuali sistemi di condizionamento/riscaldamento degli ambienti o di costruzione delle abitazioni.


 
Rimanendo nel settore della lavorazione del legno, senz’altro i costruttori di strumenti musicali rappresentarono per Venezia un indubbio punto di forza del commercio. Come per le altre città d'arte italiane erano il valore aggiunto nelle esportazioni dei beni di lusso.

Suonatrice di liuto - Caravaggio

Giovane musicista - van der Helst, 1662
Replica di liuto rinascimentale


Liuti, strumenti a fiato, cembali e così via assicuravano in effetti ai loro fabbricanti un elevato reddito, sia per una domanda che manteneva sostenuti i prezzi di mercato, sia per gli alti costi di produzione dati dalla materia prima impiegata (legno cadorino) e dal rapporto tra ore di lavoro e preparazione/messa a punto dello strumento musicale.
I liutai assieme ai costruttori di strumenti a fiato e ai cembalari appartenevano alla corporazione dei merciai. Al pari di molte altre professioni, la Repubblica continuava ad attirare maestri artigiani dalle altre regioni: come ad esempio i famosi liutai di Füssen, (nell’attuale Baviera nel distretto della Svevia, presso il confine con l'Austria), per la crisi che colpì l’area nel corso del XVI° secolo per la diminuzione del traffico commerciale lungo il passo di Resia.
La domanda sociale di questi ed altri strumenti doveva essere infatti in grande espansione, parallelamente alla presenza dei numerosi strumentalisti e musicisti che approdavano in laguna. Ogni casa patrizia possedeva un clavicembalo, un cembalo, un liuto, anche se nessuno della famiglia sapeva suonarlo.



Cembalo italiano fine XVI° secolo
 

Gli storici della musica forniscono al riguardo due argomentazioni tanto convincenti quanto appassionanti.
La prima è data dall'emancipazione della musica strumentale da quella vocale da imprimere un'accelerazione alla produzione degli strumenti musicali.
La seconda era connessa alla larga diffusione delle partiture musicali, grazie alla rivoluzione creata dalla stampa. Non a caso il primo libro di musica, Harmonicae Musices Odhecaton, di Ottaviano Petrucci) venne stampato a Venezia nel 1501, testimonianza della nuova evoluzione culturale.

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