Gli Ezzelini: prima riunificazione e "Signoria 1.0"



Risale al 554-568, con la riconquista bizantina e la parziale controriconquista longobarda, la divisione fra Venetia Maritima e terraferma veneta. I bizantini avevano riconquistato nel 554 le terre venete prese dagli Ostrogoti dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Appena 14 anni dopo i Longobardi avevano ripreso la terraferma, mentre la zona costiera-lagunare era rimasta sotto amministrazione bizantina. A questa Prima divisione della Venetia, segue poi una frammentazione della terraferma: l'Impero di Carlomagno cade e la terraferma veneta entra in un periodo noto come anarchia feudale. Questa Seconda divisione sfocia con i secoli in una situazione in cui esistono due grandi potenze - Papato e Impero - sotto le quali sia agitano una miriade di città spesso in rivalità fra di loro.

Nel frattempo la dinastia degli Ezzelini, scesa dalla Valsugana e dal Canal di Brenta, inizia gradualmente a conquistare - per matrimonio o per spada - una serie di città. Stabilitisi inizialmente ad Onara e poi risaliti verso la pedemontana, gli Ezzelini fanno base a Romano (d'Ezzelino), San Zenone (degli Ezzelini) e sulle due rive del Brenta con il castello di Angarano e con il comune fluviale di Bassano (del quale però come ricorda Gina Fasoli non possiedono il castello). A partire da questa fascia, fra il 1200 e il 1259 gli Ezzelini estendono il loro controllo potere diretto o indiretto su Padova, Vicenza, Treviso, Belluno, Feltre, Verona, Monselice, Peschiera, Arco. 

Partendo dalla pedemontana del Brenta, gli Ezzelini
estendono la loro rete di potere (foto dal catalogo
"Ezzelini. Signori della Marca nel cuore dell'Impero
di Federico II)

La crociata organizzata da Chiesa, Venezia e nobiltà locali distrugge la dinastia ezzeliniana e ferma il progetto di creare una Signoria. La creazione di uno Stato sovracomunale era troppo innovativo per l'epoca. La Prima riunificazione ezzeliniana tuttavia lascia un'impronta fondamentale nel territorio: per la prima volta dopo secoli, le città venete ritornavano ad essere in rete sotto un prototipo di potere sovracomunale. Una sorta di prove generali per quanto capiterà poi. Infatti quando - dopo la distruzione degli Ezzelini e i 140 anni di lotte intercittadine - le città di terraferma fanno dedizione a Venezia, avviene una Seconda riunificazione: da un lato la Venetia Maritima ritorna in unione giuridica con la Terraferma Veneta; dall'altro la terraferma stessa vive una Seconda Signoria quella della Serenissima. Mentre la maggior parte degli Stati dell'epoca erano retti da un monarca con poteri assoluti, il territorio veneto sperimentava una "Signoria 2.0" in forma di Repubblica, perché le prove generali della vecchia "Signoria 1.0" erano già state fatte con la parziale unificazione ezzeliniana: un «progetto politico esteso a tutto il Veneto...in autonomo coordinamento con Federico II prima, e poi in piena indipendenza» come osserva lo storico Giorgio Cracco citando Raul Manselli (Nuovi Studi Ezzeliniani). 

Una rete di potere che, nei fatti, anticipa in forma incompleta ed embrionale il successivo Stato da Tera di Venezia. Si intuisce allora perché Giorgio Cracco, citando il Convegno bassanese di studiosi del 1960, definisce Ezzelino III l' «artefice remoto» della nostra identità.

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