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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Girolamo Segato, il bellunese Pietrificatore dei Morti.

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Girolamo Segato, il Pietrificatore Fu uno dei naturalisti più controversi del XIX° secolo, cartografo, naturalista, egittologo e sperimentatore tipico del periodo illuministico, vale a dire un curioso ed amante della scienza. Per inquadrare la complessità della personalità del personaggio,  questo è l’epitaffio sulla sua tomba: “Qui si trova il decaduto Girolamo Segato di Belluno, che potrebbe essere stato totalmente pietrificato se l’arte non fosse morta con lui ...”. Casualmente, leggendo l'almanacco dei personaggi famosi dai natali veneti , mi sono imbattuto in questo personaggio dalla personalità un po' particolare , sconosciuto forse anche agli stessi bellunesi. Sospirolo (BL) 13 giugno 1792 – Firenze 3 febbraio 1836   Nacque da Benedetto e Giustina Lante nell'ex Certosa di S. Marco a Vedana (presso San Gottardo di Sospirolo-BL), dove la famiglia conduceva un'azienda agricola per conto dei patrizi Erizzo. Da bambino si dimostrò poco socievole e rifle

IDENTITA' VENETA

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IDENTITA' VENETA Di cosa è fatta l'identità di un popolo? di molte cose, che si riassumono in una visione comune del mondo, con questa visione si affrontano i problemi del vivere, e si progetta il futuro, guardando sempre di non tradire il passato. E noi Veneti, di passato ne abbiamo tanto, da far impallidire persino la lunga storia di Nazioni molto importanti e grandi, quali la Francia e l'Inghilterra, ad esempio. Non è una vanteria sciocca, la nostra. Di Veneti si parlava più di tremila anni orsono, dei Veneti del nord est dell'Italia, almeno, perché bisognerebbe considerare anche i Veneti di varie parti dell'Europa e gli 'Eneti' del Medio Oriente che allevavano 'bianche mule selvagge', descritti da Omero come alleati valorosi dei troiani. Ai Veneti antichi non piaceva la guerra: non guerreggiavano come i Celti, per vivere di saccheggio e di bottini. Ai Veneti piaceva la pace, ma si difendevano valorosamente se attaccati. Sconfissero pure i t

ALCMANE E LA SUA BELLA SIMILE A UN PULEDRO (V)ENETO

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Tra il IV e il V secolo a.C. i Veneti raggiunsero il loro primo apice, come civiltà. Una particolare esclusiva che li fece conoscere in tutto l'Adriatico ed il Mediterraneo, fu anche (ma non solo)  una razza di cavalli contrassegnati col marchio di un lupo, famosi per la loro bellezza e prestanza nella corsa. Ecco quindi il famoso poeta  greco classico Alcmane paragonare la sua bella amata Agidò a un puledro "eneto" (all'epoca i greci non usavano la lettera V). ALCMANE E LA BELTA' FEMMINILE PARAGONATA A UN PULEDRO VENETO Alcmane, poeta greco  del V sec. a.C. paragona una fanciulla bellissima a un puledro "eneto". Descrive una festa di fanciulle, dominate dalla luminosa Agidò: una ragazza della nobiltà spartana. Ecco i suoi versi immortali: "Agido ci appare così bella, come se qualcuno ponesse in mezzo al gregge un cavallo vigoroso, vincitore di tornei, dagli zoccoli risonanti di sogni alati. NON VEDI? LEI E' UN CORSIERO ENETO...&qu

28 XBRO 1568 (OVVERO LA VALLE AGORDINA NON VIVEVA DI SUSSISTENZA)

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Post di  Elio Costantini Si decreta che tutto l'argento ricavato dalle Miniere di Agordo (o di Valle Imperina) sia trasferito alla Zecca di Venezia. Note, forse, fino dal Millecento, le miniere fornivano calcopirite, galena argentifera e blenda; furono illustrate dal cronista Marin Sanudo e attorno ad esse si costituirono i paesi di Zermich e Montes. (di Gigio Zanon) Il Centro Minerario della Val Imperina si è occupato per secoli dell’estrazione principalmente di rame, ed in piccola quantità di argento (mentre i minerali ferrosi estratti assieme al rame costituivano un prodotto di scarto, ancora visibile in tutta la parte del fondovalle del Centro Minerario) ed ha raggiunto il suo apice tra il XVII ed il XVIII Secolo sotto la dominazione della Serenissima e la gestione della Famiglia Crotta di Lecco; l’acquisto delle miniere della Valle Imperina fu attuato dal capostipite della famiglia, Francesco Crotta, nel 1615, il quale si avvantaggiò di rapporti privilegiati con la repubblic

Vin e bacalà a Venessia

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Vin e bacalà a Venessia  Senz'altro sapevano bere bene e non altrettanto a farlo Quando il nobiluomo veneziano, produttore e mercante di vini Pietro Querini, dopo essere partito dall’isola di Candia (Creta) con un carico di malvasia per le Fiandre, naufragò nel 1431 nei pressi delle isole Lofoten, oltre il circolo polare artico, non immaginava che quella disgrazia avrebbe modificato le abitudini alimentari del Veneto e di tutta l’Italia. Dall’isola di Røst portò con sé lo stoccafisso, il baccalà per i Veneti. Quindi si può affermare che a Venezia il vino ed il baccalà, senza Querini, non si sarebbero mai incontrati, e oggi non mangeremmo il baccalà. Pietro Querini Il commerciante-armatore-navigatore Querini aveva colto al volo la praticità di questo alimento essicato per la dieta dei marinai durante i lunghi viaggi, iniziando così la sua diffusione in Italia. Il baccalà, a Venezia fino alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso, veniva battuto sui masegni d

SI PARLA DI... DONNE. LE VIVANDIERE DELLA REPUBBLICA VENETA DEL 1848

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Mi scrisse cose interessanti Diana Nardacchione, storica esperta delle vivandiere dalle origini, e concorda con me sulla probabilissima non esistenza di tale figura nella Repubblica di San Marco, però aggiunge che nel 1848 diverse donne chiesero di svolgere tale ruolo nella difesa di Venezia. lascio a lei la parola: .. . Caro Millo sono assolutamente daccordo con te. Credo che la Repubblica di venezia non sia andata oltre quello che io ho classificato come "secondo periodo". Oltre a tutto la Repubblica di Venezia era uno stato estremamente conservatore. Eì' possibile, comunque, che l'amministrazione stipulasse dei contratti di lavanderia con alcune mogli di soldati ma senza che questo rappresentarre un rapporto di arruolamento. Escludo che avessero un'uniforme perchè raramente le vivandiere italiane l'avevano. Ci sono diverse immagini di Girolamo Induno sulle vivandiere della Repubblica Romana del 1848. E sono tutte in borghese. Puoi mostrare a

PORTA DE OVEST - Dove 1866 e indipendenza si incontrano

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Dove 1866 e Indipendenza si incontrano. di Michele Brunelli (Brune£i)  Essere stati invasi da eserciti Francesi, Austriaci ed Italiani non ha reso i Veneti francesi, né austriaci, né italiani. Via Prà Serà nell’estrema lingua di territorio veneto circondata dall’Italia del Nord. Nel mondo i confini sono spesso delle linee che vanno a zig-zag fra due territori in modo irregolare. C’è una lingua di territorio veneto che si insinua nel nord-Italia. E’ collegata al resto del Veneto da una striscia di terra stretta pochi metri, giusto lo spazio per una strada. E’ una zona di campagna verde e tranquilla e il nome della strada riassume geografia e storia politica in due parole con precisione millimetrica: Prà Serà, prato chiuso in veneto. E’ una strada di campagna asfaltata e discretamente larga ma presenta vistose crepe, come un luogo che in fin dei conti nessuno si cura di tenere proprio sempre in perfette condizioni. .. .. I cancelli che danno sui campi, diversamente da quel

G. CHIOSSICH, EL SCIAVON CON 100 ANNI DI NAJA SULLE SPALLE

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L'uniforme fu la prima ricostruita in Italia  e nel Triveneto. Si tratta di montura da parata, e differisce dall'originale per gli alamari adornati di bottoni, e per gli stivali in pelle naturale fuori ordinanza. Ma era uso per gli schiavoni prendersi qualche licenza.  L'amico Elio Costantini, venessian doc, me propone 'sto bel articolo. Chi no sa la storia, leza, chi la sa.. rileza  :) 26 OTTOBRE 1702 NASCE A VIENNA GIOVANNI CHIOSSICH Di lui si sa poco o nulla al punto che il suo funerale può essere rievocato dal dialogo di due popolane veneziane: « Che bel funeral! Chi xe morto? «Un soldà... . » « Povaro fio! » «Povaro fio?!? El gaveva cento e disdoto ani! » Ebbene, sotto il dominio austriaco nel 1820 si svolsero a Venezia i solenni funerali dello schiavone dalmata Giovanni Chiossich, che aveva prestato servizio sia nell'esercito veneziano sia in quello austriaco. La sua notorietà la si evince da un articolo del "Foglio di Verona del 13 fe

LE COMPLICATE ELEZIONI DEL DOGE

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Si avvicinano le elezioni in Italia, e allora noi Veneti che amiamo la storia ricordiamo qui come si svolgeva l'elezione del nostro Doge. Anche su richiesta di alcuni lettori stranieri che ci seguono in twitter grazie al lavoro splendido del nostro collaboratore Lucio "Muvi" Furlan. Lo scopo di quelle procedure molto complesse era quello di eleggere il migliore " inter pares " che agisse nell'unico interesse del bene pubbico, e non di una  fazione (  o peggio ancora per il proprio tornaconto) , come purtroppo succede spesso nelle democrazie moderne, e pare fuzionasse proprio bene. Ricaviamo la nota dal sito "Venipedia", l'articolo completo lo troverete al link sottostante.  Il nuovo sistema di elezione Nel 1268, alla morte di Renier Zen (1253-1268) fu approvato un nuovo e complesso sistema per l’elezione del doge, un meccanismo che rimase in vigore, senza sostanziali cambiamenti, fino alla caduta della Repubblica. All’inizio delle ope

EL RITORNO DE NA TRADIZION: EL CORO DE £A CIARA STE£A, A CASTELFRANCO

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CASTELFRANCO Lunedì 19 dicembre gli alunni della scuola primaria di Villarazzo riproporranno l’antica tradizione della  “chiara stella” percorrendo le vie del paese dalle 17 fino alle 18.  La maestra Paola Dallan spiega così l’iniziativa che coinvolgerà un centinaio di bambini: «Per secoli le nostre comunità si sono strette attorno al canto della “chiara stella” nel periodo natalizio. Come insegnanti abbiamo deciso, dato che nella nostra scuola è presente l’indirizzo musicale, di portare i nostri ragazzi in strada per cantare e annunciare il Natale proprio come facevano un tempo i nostri nonni». L’antica tradizione del canto natalizio torna a rivivere grazie all’iniziativa delle maestre della scuola elementare  di Villarazzo, ricalcando le antiche usanze della “chiara stella” in tutto e per tutto. La tradizione vedeva nascere la chiara stella come un mezzo per ottenere piccole regalie, dai generi alimentari ai piccoli spiccioli che aiutavano i “portatori della chiara stella” ad

IL DIO BELENO, CARO AI CELTI E AI VENETI

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Belluno la "splendente, consacrata al Dio La festa di Natale, ha radici antichissime, pagane. Ieri abbiamo avuto il solstizio d'inverno, festeggiato con dei roghi nell'antichità, e mi è venuta voglia di cercare qualcosa che riguardi il Natale dei Veneti antichi, comune anche ai Celti, da cui presero in prestito il culto del dio Beleno, specie ad Aquileia e nel bellunese, in cui gli dedicarono delle città (Belluno e Montebelluna attuali). Beleno ha avuto una grande influenza anche tra i Veneti che, nel sincretismo proprio al mondo pagano, lo avevano adottato e riverito, tanto che ne troviamo il riflesso nel toponimo della città, e di conseguenza in val Belluna e Montebelluna.  Il nome si riferiva al concetto di “lucente” e per conseguenza, richiamava all’idea del fiorire delle messi, e alla fertilità. Altra traccia la troviamo nella lingua ligure, in cui il termine “belìn” si riferisce a “coglione” in senso scherzoso o spregiativo ( è chiaro l'antico riferimen