PRIMATI VENETI: LA PRIMA AUTO DEL VERONESE BERNARDI copiata da Agnelli


La prima auto di Bernardi e l’idea che Agnelli scippò


Il veicolo con motore a benzina è stato inventato (1882) e sviluppato a Padova Miari & Giusti e altre due società provarono l’industrializzazione, poi arrivò Fiat di Giovanni Agnelli.

di FRANCESCO JORI

Avrebbe potuto diventare la Fiap: con la P di Padova al posto della T di Torino. Se la città non è diventata la capitale italiana dell’automobile, non lo deve certo alla carenza di idee: la prima vettura è stata progettata proprio qui. Questione, semmai, di una concretissima questione di “schèi”: al momento di passare dalla teoria alla pratica, vale a dire la produzione di serie, è scattata la tagliola della mancanza di capitali. Il che, unito a una singolare combinazione di incontri, ha spostato a ovest l’intera operazione, facendola ruotare sul binomio Agnelli-Torino.

Protagonista della vicenda è Enrico Bernardi, veronese di nascita, classe 1841, laureato a Padova nel 1863, e poi titolare della cattedra di Macchine agricole, idrauliche e tecniche nella Regia Scuola di applicazione degli ingegneri dell’ateneo. Il pallino delle macchine ce l’ha nel sangue: già a 15 anni ha presentato all’Esposizione Veronese di Agricoltura e Industria alcuni modellini meccanici; e dal 1874 si è dedicato a studi sperimentali sul motore a scoppio. Nel 1882 ne brevetta un modello, e lo applica ad alcuni prototipi, tra cui un veicolo a triciclo in legno per il figlio Lauro. Nel 1884 realizza “il primo veicolo con motore a benzina della storia”, come ricorda una lapide affissa in occasione del centenario dell’invenzione all’esterno della sua casa natale di Verona, battendo sul tempo una delle “grandi firme” dell’automobile, il suo collega tedesco Karl Benz. Lo presenta all’Expo di Torino di quell’anno, venendo premiato con medaglia d’oro.

Il salto di qualità avviene nel 1889, quando Bernardi mette in strada una vettura di 500 centimetri cubi con valvole in testa, carburatore a polverizzazione, lubrificazione forzata, silenziatore allo scappamento, refrigerazione ad acqua. Il passaggio successivo è quello della produzione industriale. Nel 1894 si costituisce a Padova la Società Miari & Giusti per la costruzione di vetture: è la prima fabbrica automobilistica italiana, che si avvale dei capitali di due giovani imprenditori, Giacomo Miari e Francesco Giusti del Giardino; due anni dopo si trasforma in accomandita Motori Bernardi – Miari – Giusti & co. La sede, officina inclusa, è in via San Massimo; fino al 1892 ospitava il lanificio Marcon, distrutto da un incendio. Ma la struttura finanziaria è debole in rapporto all’ambizione del progetto; e a questo si accompagnano la carenza di organizzazione, la mancanza di esperienza commerciale, e una serie di dissidi tra i soci. Così nel maggio 1898 la società viene posta in liquidazione; al suo posto subentra la Società Italiana Bernardi.

Anche questo esperimento tuttavia non funziona: dopo aver venduto un centinaio di esemplari, l’azienda chiude definitivamente i battenti nel giugno 1901. Dal punto di vista tecnico, comunque, il successo non è certo mancato. Già il 17 luglio 1898, nella gara automobilistica “Torino-Asti-Alessandria-Torino”, la vettura padovana condotta da Antonio Nosadini, assistente tecnico di Bernardi, conquista le 2mila lire messe in palio per il premio internazionale di velocità, coprendo i 190 chilometri del percorso in 9 ore e 47 minuti, alla media di 19,42 km/h, nonostante una foratura e la successiva rottura del cambio. E nel 1899 un altro esemplare riesce a percorrere 60mila chilometri senza alcuna rottura del motore. L’esperienza comunque non va persa, per una circostanza fortuita ma consistente. 

Nel 1892 a Verona c’è un giovane ufficiale di cavalleria torinese di 26 anni: si chiama Giovanni Agnelli. Qui viene a sapere di Bernardi, e incuriosito se lo fa presentare, approfondendo con lui gli aspetti tecnici e produttivi del progetto: materiale prezioso quando, l’11 luglio 1899, nasce la Società anonima Fabbrica Italiana di Automobili - Torino, di cui lo stesso Agnelli diventerà amministratore delegato nel 1902; intanto, nel 1900 è stato inaugurato il primo stabilimento, in grado di produrre 24 esemplari l’anno. Nel 1906 il fatturato è già di 8 milioni. Bernardi continuerà a collaborare con l’azienda fino alla morte, avvenuta a Torino nel 1919; il figlio Lauro verrà assunto come dipendente.

L’automobile comunque trova rapida diffusione nella città in cui di fatto è nata. Già nel 1903 Padova conta su 49 possessori di autovetture, tra cui ovviamente lo stesso Bernardi, il marchese Pietro Buzzaccarini, il conte Paolo Camerini, il conte Luigi Donà Dalle Rose; c’è anche una donna, la contessa Emma Treves Corinaldi. Nel maggio 1911 la diffusione nel Paese è tale che si mette mano a una regolamentazione delle targhe; la città viene contrassegnata con PD 42 rosso, e arriva ormai a 551 veicoli. La targa numero 1 viene assegnata alla Società in accomandita Cassis & C., la 2 a Enrico Bernardi, la 3 al conte Giacomo Miari

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