IL LEONE DI SAN MARCO NELLE SUE TIPOLOGIE E LA LEONCLASTIA

Capodistria / Koper - esterno di Palazzo Totto, Leone "Andante"I

Durante la Serenissima Repubblica di Venezia, il Leone venne rappresentato un po' dappertutto, all' esterno dei palazzi, in forma lapidea, all' interno di essi, su affreschi e dipinti, ad ornare colonne e pili portabandiera, sulle monete e, naturalmente su bandiere e stendardi.
Tant' è che pochi simboli sono noti in tutto il mondo come il Leone di San Marco, la cui diffusione nei territori soggetti alla Serenissima fu, ed in buona parte rimane, decisamente capillare.
Il territorio dell' Istria, fortunatamente è rimasto pressochè immune dal fenomeno di iconoclastia, che il Rizzi giustamente definisce "leontoclastia", fenomeno che ha avuto, nel tempo, quattro grandi ondate: la prima nel corso delle scorrerie Genovesi in Adriatico (1380 / 1381 ); il secondo ai tempi della Lega di Cambrai ( 1508 / 1510 - poi proseguita fino al 1516 ), quando i Francesi invasero lo Stato Veneziano "da Terra", Istria esclusa; il terzo nel 1797, subito prima e dopo la caduta della repubblica di Venezia; il quarto ed ultimo, ad opera dei nazionalisti Slavi, fra il 1920 ed il 1953.
Tutti questi fenomeni distruttivi nei confronti del Simbolo Veneziano per eccellenza, particolarmente gravi in Dalmazia, lasciarono fortunatamente quasi indenne l'Istria, tanto che, degli oltre 160 Leoni Istriani documentati, la gran parte ci è giunta intatta.


Palazzo Comunale  di Pirano- al centro della facciata - Leone Marciano "Andante"Leone Andante (tipo stante) verso sinistra reggente libro aperto (scritta consueta) ed avente muso frontale lievemente inclinato, ali parallele (un'ala è appena visibile), coda distesa tangente zampa; poggia su acqua e terreno. L'opera è ad altorilievo pronunciato, quasi a tutto tondo.

Il Leone fu radicalmente "restaurato", cioè rilavorato, nel 1879 dallo scultore Piranese Giovanni De Castro, alla vigilia dell'erezione del nuovo Palazzo Comunale. Il muso è rifacimento ottocentesco come il libro, la coda, l'ala e il piano d'appoggio col basamento. Fratture riparate si riscontrano nelle zampe, quelle anteriori furono integrate con altra pietra forse nell' 800 mentre quelle posteriori sembrano solo riparate.

Qui di seguito alcune semplici spiegazioni riguardanti l' iconografia dei Leoni Marciani, che vengono rappresentati, di norma, con caratteristiche ed atteggiamenti simili fra loro.

I due moduli principali con i quali, sia in forma lapidea, sia su stendardi, arazzi, dipinti e bandiere, il Leone di San Marco viene rappresentato, sono le seguenti:

Definizioni e descrizioni di Alberto Rizzi

"ANDANTE" ( o "Passante" oppure "Gradiente" )

"IN MAESTA' o "IN MOLECA" ( o "In Soldo" oppure "In Gazzetta")

Esiste un terzo, rarissimo modulo di rappresentazione del Leone: quello "Rampante".

La definizione "In Moleca", tipica del dialetto veneto, deriva dal piccolo granchio comune, presente su tutti gli arenili sabbiosi ( Cancer moenas ), che, quando cambia la propria corazza, si presenta con il dorso molle e viene appunto definito "Moleca".

In ambedue le rappresentazioni (nei Leoni Istriani), il libro è sorretto a sinistra ed è chiuso nelle rappresentazioni più antiche, solo nella seconda metà del Trecento, il libro tende ad aprirsi.
E' da ritenersi infondata la diffusissima teoria secondo la quale il libro aperto significa pace e quello chiuso guerra.
Si dice anche che quella del libro chiuso sia stata una consuetudine in uso nei luoghi di confine ed in pericolo.
In realtà il libro, sempre chiuso e talvolta con i fermagli in bella vista, era la norma fino alla seconda metà del XIV secolo e comunque in tutta l' Età Gotica; dal rinascimento in poi, invece, il libro è sempre più spesso aperto, riportando sia la consueta dicitura "PAX TIBI MARCE, EVANGELISTA MEUS" (non tratto dal Vangelo), sia altre frasi, parafrasi dei Vangeli.
Pertanto si tratterebbe di una variante puramente cronologica, non semantica, come comunemente creduto.

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