Bragagna, barca o rete da pesca?

Bragagna, barca o rete da pesca?



Rarissima immagine di bragagna (tratta da una cartolina di Pietro Berti di inizi '900)
Questa imbarcazione di origine chioggiotta, impiegata per pescare esclusivamente nel tratto tra Chioggia e Venezia fino alla fine del 1800, ci riporta nel periodo in cui la vita sul mare ha avuto momenti epici ma di grandi difficoltà. Poi, con la prima Guerra Mondiale, è scomparsa completamente senza lasciare tracce di relitti o documentazioni fotografiche.

modellino di bragagna con reti appese


Nonostante ai suoi tempi fosse considerata la regina della pesca in laguna, è stata dimenticata da gran parte dei pescatori però in compenso è rimasto in uso attuale solo il nome della rete, cioè bragagna.

Di questa antica imbarcazione si hanno poche notizie sulle sue origini, sui materiali con cui era costruita o su chi erano i mastri d'ascia più bravi, però è certo che usciva da squeri o cantieri choggiotti. L'imbarcazione era caratterizzata dalle grosse dimensioni, con uno scafo a fondo piatto, molto lungo e stretto con un rapporto tra le sue misure spiuttosto insolito (lunghezza 13 m x larghezza 2 m). Era armata con tre alberi muniti di ampie vele trapezoidali, caso unico per le imbarcazioni lagunari, le linee fuori acqua ricordano il bragòzzo, è solo un pò più slanciata mentre la poppa era quasi identica a quella del topo veneto.

Lo scafo, dalla forma simmetrica, consentiva di muoversi sia di prora che di poppa, secondo le necessità: le tre grandi vele, usate assieme, servivano solo per pescare, mentre per gli spostamenti veniva utilizzata solo quella a poppa. Era una macchina da pesca piuttosto ingegnosa ed interessante, con un difetto, che, non sopportando il mare aperto, poteva essere utilizzata solo con le acque calme della laguna.





Come si pescava?

Con l'aver dispiegato contemporaneamente le tre vele, l'imbarcazione si spostava lateralmente sotto la spinta del vento. Per controbilanciarla veniva messo fuori bordo il mastello o seciòn, riempito d'acqua, che faceva da bilanciere in modo da impedire il rovesciamento della barca. Poteva essere facilmente governata da due persone.
Parzialmente pontata a prua ed a poppa era munita di tre robusti trasti per alloggiare gli alberi, nella parte centrale era poi fissato il caratteristico molinèlo (un argano orizzontale), che consentiva di pescare in assenza di vento, bonassa trènca; i pescatori fissavano sul fondo lagunare un lungo palo detto pertega, ad esso assicuravano la cima del cavo del molinèlo, quindi con la bragagna (barca) si allontanavano per la lunghezza del cavo. Veniva poi gettata la rete da pesca, tenuta ben distesa dagli sponteri (pertiche), quindi si iniziava la pesca riavvolgendo il cavo mediante il molinèlo che altro non era che un argano azionato dai pescatori. In tal modo la bragagna si muoveva di traverso tirandosi dietro la rete aperta sino a che si raggiungeva il palo precedentemente piantato.

Con questo termine ancora oggi vengono chiamati quei piccoli bragozzi e qualche topo che si dedicano alla pesca utilizzando la rete bragagna. 

Tra la primavera e l'autunno venivano pescati bisati (anguille), (guati o ghiozzi) e sepoline (piccole seppie dette anche sòtoli), qualche passàrin o sfogio (sogliola) e moeche (granchi), tutto pesce di alto consumo popolare. 
Ma i tempi cambiavano e com’è noto arrivò anche la motorizzazione marittima con le sue conseguenze. Così la bragagna, relegata ad attività esclusivamente valliva, veniva abbandonata perché non era in grado di assicurare sufficienti introiti per mantenere una famiglia.











Contributi per foto, disegni e testi:

Modello in scala 1:15 esposto pressoTABLEAU DORÉ Via Cavour 18/20 - Portogruaro (VE)

https://it.wikipedia.org/wiki/Bragagna

http://www.cherini.eu/etnografia/bragagne/bragagna.html

http://www.grazianogozzo.com/bragagna.htm

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