ANTONIO RONZON ALLA RISCOPERTA DEL CADORE



ANTONIO RONZON,  il primo a far la pubblicità alla bellezze del Cadore e alla cultura ladina scrivendone per ben 918 pagine



Chissà quanti cadorini e bellunesi conoscono la figura di Antonio Ronzon (Vigo di Cadore, 23 marzo 1848 – Lodi, 23 gennaio 1905) il primo in Italia a promuovere il turismo nel Cadore e le sue bellezze naturali. 
E' stato un letterato, storico e insegnante d'italiano. Deve la sua fama alle numerose pubblicazioni dei suoi studi sul Cadore, sulle sue genti e sulle loro tradizioni. Nel 1885 il Corriere della Sera pubblica due suoi articoli, Cadore e Ancora Cadore, che sono degni d'essere ricordati, in quanto con essi propugna lo sviluppo turistico della regione e ne segnala il progresso avvenuto nel ventennio della liberazione straniera.
Il Ronzon ottenne un ulteriore riconoscimento da parte del poeta Giosuè Carducci ed infatti nella pubblicazione dell'ode «Cadore» ringrazia ufficialmente e prima d'ogni altro il Ronzon, menzionandone i suoi libri.
Il più alto riconoscimento della sua opera gli fu concesso dalla Regina Margherita in vacanza a Perarolo che ricevette il professore senza formalità il 2 settembre 1881 per dirgli: «sono stati i suoi libri ad invogliarmi a venire in Cadore».

Le sue principali pubblicazioni:
1873-1877 "Gli almanacchi cadorini: Da Pelmo a Peralba", 5 volumi per complessive 918 pagg.
1875 "Il saggio Calvi e i cadorini"
1877 "Cadore descritto"
1881 "Rindemera scene del 1848 in Cadore"
1882 "La regina Margherita in Cadore", fu proprio quest'opera, diffusa in tutta la penisola, a farlo conoscere fuori dei confini regionali
1898–1903 "L'Archivio storico cadorino", il mensile che pubblicò per sei anni, fu senza dubbio il capolavoro che coronò e concluse la sua attività di storico ed attento osservatore delle vicende veneto/cadorine della seconda metà dell'800.

Nel suo ALMANACCO CADORINO (fine 1800), pur non essendo un linguista, aveva notato alcune caratteristiche delle nobili parlate cadorine.

< Il dialetto cadorino è un misto di etrusco, di latino, di greco, di slavo, di longobardo, di celtico-friulano, di tedesco e di francese. Tutti regali che ci hanno fatto, come in altre parti d'Italia, quei graziosi nemici che sono venuti di quando in quando a visitarci. Unico nell'essenziale carattere è multiforme nelle desinenze e nella pronuncia e vario tanto che quasi ogni villaggio ha un dialetto suo proprio. Esso si può restringere a sette sottospecie, che io chiamerò: il Comelicano, l'Auronzano, l'Oltrepiavano, il Citropiavano, l'Oltrechiusotto, il Cibianese e l'Oltremontano. >

Per lingua ladina si intende un'ampia famiglia di dialetti distribuiti lungo alcune vallate dell'arco alpino centro-orientale e nella pianura friulana.
Il ladino è una lingua retoromanza prevalentemente parlata e scritta da circa 50.000 persone residenti nelle regioni del Trentino-AltoAdige e del Veneto.
Tradizionalmente si distinguono tre sottogruppi ben diversificati, pur esistendo suddivisioni interne:
  • ladino occidentale o romancio, nella valli del Canton dei Grigioni,
  • ladino centrale o dolomitico, nella valli delle Dolomiti,
  • ladino orientale o friulano, in tutto il Friuli ad esclusione della fascia costiera.
Le cinque vallate che formano la Ladinia

Il ladino dolomitico si divide in ladino sellano (altoatesino) ed in ladino cadorino.
La variante più importante è il ladin dolomitan che viene parlato nelle cinque vallate della Ladinia: la Val Badia dove c'è il Badiot, la Val Gardena con il Gherdëina, la Val di Fassa con il Fascian, Livinallongo con il Fodom e Ampezzo con l'Ampezan; aree che con i loro ca. 30.000 abitanti costituiscono quel che rimane di un territorio dove ancor oggi si parla e si scrive in ladino.
I vari dialetti non differiscono di molto l'uno dall'altro e le zone cuscinetto sono influenzate dalle lingue limitrofe. Ad esempio il Gherdëina dal tedesco, l'Ampezan e il Fodom dal veneto.
Il Zoldano, a sud dell'area Ampezzana, risulta essere intermedio tra quello cadorino e la parlata della bassa bellunese (quasi veneto).
Sempre in tema di curiosità: in Val di Non, in Val di Sole, in Val di Peio e inVal di Rabbi, tutte valli del Trentino occidentale (separate dall'Adige dall'area dolomitica), si parlano dialetti di chiara origine ladina ma presentano uno sviluppo proprio e con forti influssi del lombardo.

Carta delle lingue di minoranza



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