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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

AFFARI DI CUORE DEL GRANDE ANDREA GRITTI, HOMO D'ONOR

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ritratto dal Vecellio Andrea Gritti visse moltissimi anni a Istanbul-Bisanzio, divenendo amico anche del Sultano. Dedicava gran parte del suo tempo ai suoi commerci, che lo arricchirono a dismisura. Era un uomo brillante, affascinante, conteso dalle donne occidentali e, pare, pure da qualche Signora turca. La sua nomea di grande amatore era diffusa ovunque ormai, quando accadde che... ... viveva a Pera, una cittadina prossima a Bisanzio, la bellissima moglie di un mercante genovese, della quale il Gritti si era pazzamente invaghito. Il marito di lei si era reso colpevole nei confronti dei ministri reali, che hanno diritto di vita e di morte sui cittadini stranieri, del più grave delitto, avendo sparlato di Maometto (sto pensando che pure io sarei messo male N.d.R.) il loro Profeta, tanto da non aver in nessun modo salva la testa.  Era generale il sospetto che tutto fosse stato architettato dal Gritti, per togliere di mezzo il terzo incomodo, e godere delle grazie della

PROVVEDITORI, PODESTA', CAPITANI E CAMERLENGHI

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Provveditori eran chiamati in genere i reggitori delle città d'Oltremare, mentre nella terraferma eran detti Podestà o Rettori tranne che nei centri più grossi ove diventavano egualmente Provveditori. Il Maggior Consiglio li nominava, dopo ever esaminato curricula ed esperiaenza, e consegnava loro un Libro de Comission che conteneva istruzioni, leggi regolamenti e direttive da osservare. Ma la sottomissione a Venezia non significava mai l'abolizione degli Statuti locali e degli organi di governo preesistenti. che erano parte del contratto contenuto nell'atto di Dedizione, per cui al governatore veneziano restava l'approvazione degli atti deliberati dalle assembee a ciò deputate. Talora detti accordi prevedavano anche che il podestà fosse scelto dalla comunità locale, come ad Arbe, Albona e Zara. Uno straordinario esempio di libertà, in un'epoca in cui non si parlava a vanvera di "diritti" ma ci si rifaceva ad usi e consutudine locali. Accanto al p

LE CERNITE O CERNE E LE CRAINE

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LE CERNIDE nel'700 CON LE UNIFORMI DELLA FANTERIA DI  LINEA salvo eccezioni alpine Di Ecce Leo In considerazione della vastità della Repubblica e per creare delle truppe stanziali che potessero all’occorrenza difendere la loro Terra, vennero create le Cernide, una specie di Landwehr, ovvero truppe paesane a ferma obbligatoria che includevano tutti gli uomini, estratti a sorte, di età compresa tra i 18 e 40 anni. « Deliberò il Senato che un certo numero di contadini che pote ssero armi portare, si scegliesse e descrivesse; i quali all'arte militare si avvezzassero …. di essere armati ed apparecchiati di maniera che, senza spazio, alla guerra subitamente siano a trovarsi e servire alla Repubblica e per lei adoperare si possono. E queste genti tutte soldati di ordinanza, o cernite, si chiamarono ». Sul finire del secolo decimottavo, la Repubblica di Venezia, poteva contare su di una forza di circa 24.000 uomini con 10.000 di riserva, soggetti ad una ferma ventenna

IL PALAZZO DUCALE E LA SUA EVOLUZIONE, breve storia

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Di Renato Stecca Capolavoro dell’arte gotica, il Palazzo Ducale di Venezia è una meravigliosa costruzione composta da elementi di epoche e stili diversi: - le fondamenta antiche - la struttura d’insieme risalente al Tre-Quattrocento - le aggiunte rinascimentali tra Quattrocento e Cinquecento - le aggiunte manieristiche tra Cinquecento e Seicento. Inizialmente Palazzo Ducale era una fortezza; tradizionalmente la fondazione del palazzo (sede del governo, residenza pubblica e privata del doge) è attribuita ad Agnello Partecipazio, doge negli anni 810-827. A questo periodo si fa risalire la nascita della città di Venezia; precedentemente le isole della laguna erano abitate da alcune famiglie dedite alla pesca e allo sfruttamento delle saline e solo di tanto in tanto (a partire dal V secolo) era successo che abitanti dell’entroterra si erano spostati temporaneamente nelle isole, in seguito a invasioni di popoli barbarici (dai Visigoti agli Unni, dai Longobardi ai Franchi). All’in

Una vita nelle valli della laguna

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Una vita nelle valli della laguna Uno tra noi : Orlando Piovesan, una vita trascorsa nelle valli della laguna Nella ricerca in rete di dati per aggiornare un mio vecchio pezzo sulla gondola (quello pubblicato qui) ho trovato qualcosa di interessente sulle valli da pesca. Merita leggerla per renderci conto dei danni che l'uomo compie sulla natura e come le condizioni dell'ambiente sono cambiate in nemmeno un secolo. Oltre 50 anni fa, quando ormai ritornavo a Venezia solo d'estate, passavo una quindicina di giorni in tenda alla diga degli Alberoni al Lido (oggi canale dei petroli) e mangiavo solo quello che riuscivo a pescare: peoci, gançeole, gransipòri, ostreghe, qualche sievolo e passarin. L'acqua era pulita e trasparente da vedere il fondo dagli scogli della diga. Non oso immaginare le condizioni di oggi.   L'intervista è stata realizzata da Marco Agazia nell'ottobre del 2003.   Le valli da pesca occupano un sesto dell'i

EL SVOLO DE L'AGNOLO, TRADIZION DE VENEZIA.

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In un'edizione del Carnevale verso la metà del Cinquecento, tra le varie manifestazioni e spettacoli organizzati in città, fu realizzato un evento straordinario che fece molto scalpore: un giovane acrobata turco riuscì, con il solo ausilio di un bilanciere , ad arrivare alla cella campanaria del campanile di San Marco camminando, nel frastuono della folla sottostante in delirio, sopra una lunghissima corda che partiva da una barca ancorata sul molo della Piazzetta. Nella discesa, invece, raggiunse la balconata del Palazzo Ducale, porgendo gli omaggi al Doge. Dopo il successo di questa spettacolare impresa, subito denominata Svolo del turco, l'evento, che solitamente si svolgeva il Giovedì Grasso , fu richiesto e programmato come cerimonia ufficiale anche per le successive edizioni, con tecniche simili e con forme che con gli anni subirono numerose varianti. Per molti anni lo spettacolo, mantenendo lo stesso nome, vide esibirsi solo funamboli di professione, finché non si c

DIETRO AD UNA GONDOLA

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COSA C'ERA DIETRO AD UNA GONDOLA Rara fotografia a colori di fine '800 dello squero del R io della Botisella   I vecchi mestieri di "artigiani-artisti", ora quasi scomparsi, che per realizzare una barca lunga 11 metri utilizzavano 300 elementi con 8 specie di legno diverse. Almeno 11 categorie di artigiani si alternavano nella costruzione di un'imbarcazione dalla carena piatta e asimmetrica (lato sinistro più largo di quello destro di circa 25/30 cm). San Trovaso, lo squero più conosciuto al mondo Gondola vista da poppa con ferro lavorato in primo piano SQUERARIÒLI Carpentieri specializzati nella costruzioni delle barche in legno, gondole comprese. Gli squerariòli , spesso discendenti da famiglie che svolgevano questo mestiere da generazioni, già dal 1610 costituivano una corporazione autonoma, erano in pratica artigiani o lavoratori autonomi che si differenziavano dagli arsenalotti che