SPIEGO AGLI ITALIANISTI PERCHE' SIAMO VENETISTI, L'ARTICOLO DI LIMES

Lo spunto, l'ennesimo, è un articolo comparso su Limes,in cui un giornalista spiega agli italiani il sentimento "venetista" della gran parte dei miei conterranei patrioti, secondo lui basato su presupposti infondati, dato che Venezia, curandosi del mare, trascurò di assorbire nella gestione del potere le città della Terraferma. Da qui nacque uno stato non stato, in cui un padovano si sentirebbe altra cosa da un veronese o un vicentino "magnagati".
Caro amico, è da quando dieci "campagnoli" assaltarono il campanile di San Marco nell'ormai lontano 1997 che ci raccontate questa storia: io conservo una raccolta di saggi, dal titolo "Venetismi", uscito subito dopo l'impresa, in cui si coniava credo per la prima volta il termine "venetismo"e un gruppetto di sociologi in erba della Ca' Foscari e dintorni (non sto a dire a quale area di riferimento politico facessero capo, ma posso definirli a mio parere come  radical chic) spiegavano ai veneti quanto fosse sbagliato sperare di risuscitare uno stato che non c'era più, consegnato alla storia come una oligarchia più o meno illuminata, che rappresentava se stessa e non certo una Nazione.

Quindi ogni Leone brandito oggi era un Leone di cartapesta, privo di senso reale.
Questo però detto con l'aria del professore che non ammette la possibilità di confutare i presupposti delle sue tesi, essendo verità acquisite. Il che mi pare un ritorno al metodo aristotelico, e un abbandono invece del metodo empirico insegnato dal buon Galilei all'università di Padova.
Vedo che anche Lei, prosegue imperterrito per la strada.
Volevo dirle la mia opinione di "venetista", del tutto contrapposta alla vostra di "italianisti" propria del resto alla élite che governa il Veneto su mandato centrale e, volente o nolente, fa da utile, a volte inconsapevole quinta colonna (da ascaro), a un sistema che prosciuga la gran parte delle ricchezze del Veneto, della Venezia di terra in genere, e che ha bisogno di convincere i Veneti che essi vivono nel migliore dei mondi possibili, per continuare la rapina, che è non solo economica, ma anche storica e identitaria.
Tornando all'argomento specifico: in realtà Venezia con la guerra di Cambrai constatò che poteva contare su una vera e propria Nazione, che reincominciò non a caso a chiamare veneta globalmente, grazie alle straordinarie prove di patriottismo delle genti dell'entroterra, che certa élite veneziana odierna, immemore, definisce ancor oggi "i campagnoli". Genti che, a differenza delle classi nobili locali, per molta parte anti veneziane (e i motivi si possono ben intuire, eran stati limitati e spodestati dai loro poteri feudali o di signori ) si riconobbero in San Marco da allora, perché lo  identificavano come  il difensore delle loro autonomie riconquistate e della Giustizia applicata con senso cristiano ed imparziale.
Quando Venezia cadde, per intervento esterno, non certo per volontà dei sudditi, ma col loro rimpianto e cordoglio, a battersi per il gonfalone troveremo i soliti paesani e villici della guerra di Cambrai, gli artigiani, gli operai, di borghi e città dell'entroterra.
La chiesa, come anche lei accenna giustamente, raccolse il timone, preservando in un certo senso le virtù venete e i veneti continuarono ad essere diffidenti (a ragione, per la miseria e le tasse che li costrinsero a un esodo biblico) verso un potere che sentirono estraneo, fosse esso asburgico o italiota. Quel senso di libertà perduta, di desiderio di "far da soli" continuò però a persistere, basta leggere uno degli ultimi lavori di Beggiato, o il libro di Pederoda dedicato alle istanze autonomiste del veneto negli anni 20. Poi il fascismo mise una pietra tombale per un po' di tempo.
Ora però è successo che negli anni del boom economico di queste terre, qualche veneto abbia riaperto il libro della Storia, e, forte di quanto poteva leggervi su una Nazione che Venezia aveva ricomposto, abbia incominciato a chiedere come tanti altri popoli senza stato, una maggiore autonomia e indipendenza. Forti di una identità comune veneta (mi creda, è così anche per il resto del mondo, che ci riconosce la nostra peculiarità molto più di voi "italianisti") formata da un percorso storico vecchio di 3200 anni. Cosa più unica che rara nel mondo. Roma che tanto amate è scomparsa, quella di oggi sappiamo come è ridotta, mentre i Veneti esistono ancora. Mentre l'Italia come stato è una ipotesi fallita.
Siamo come il giunco che si piega alla piena ma poi riemerge alto quando le acque si calmano, ancora pieno di vita. E con la voglia di ricominciare.

L'articolo su Limes: Storia e geopolitica del venetismo, movimento fondato sull’esaltazione di un’identità anti-italiana. Łéngua vèneta, religione del lavoro e mito dell’’ognuno padrone in casa propria’. La Serenissima non c’entra quasi nulla. Aspettando il referendum. di Giovanni Collot




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