IL PROBLEMA DEI DISERTORI NELL'ESERCITO VENETO. LE MILIZIE CADORINE.

Ne accenna in maniera corretta Serafino De Lorenzo nel suo bel libro dedicato alle Cernide cadorine:
Anche le formazioni regolari dell'esercito veneziano dovettero registrare delle diserzioni nel VIII secolo se il Savio della Terraferma nell'ordinare la cattura dei disertori, nel 15 luglio  del 1744, prometteva clemenza per coloro che si fossero ripresentati, mentre minacciava severe pene, fino a quella capitale, per coloro che, finiti nelle mani della giustizia, non avessero accolto gli inviti.
Pene erano pure comminate per coloro che avessero favorito le diserzioni, in particolare osti, carrettieri, e barcarioli. Si doveva - raccomandava nel bando - fare attenzione alle vesti che avessero palesato l'appartenenza all'esercito.
(Questo perché in pratica l'uniforme era l'unico abito che vestiva il soldato per il periodo della ferma).
Era fatto anche obbligo di arrestare i disertori anche degli altri eserciti (il che fa pensare a una collaborazione nelle zone confinaria con l'Austria) dei quali era descritta la foggia delle vesti. Non risulta che in Cadore siano stati catturati disertori, né dell'esercito veneziano né di altri eserciti stranieri.
Un disertore fu catturato un secolo prima in Cadore. Si ha notizia che il podestà di Treviso nel 1680, Giovanni Grimani scrisse al Consolato che senza pregiudicio per li privilegi della Magnifica Comunità il disertore arrestato e custodito nelle carceri cadorine, fosse tradotto all'autorità militare assieme alle armi pubbliche portate con sé. 
Il soldato apparteneva alla compagnia Cernizza, il che fa supporre che fosse un milite appartenente al corpo degli "schiavoni" (oltremarini).
Le fughe dai ranghi di tutti gli eserciti potevano essere provocate dai maltrattamenti inferti dai superiori che a volte rasentavano la  crudeltà. Di ciò si preoccupavano le autorità veneziane, e ne accenna in un proclama Giovanni Tron, luogotenente di Udine, in procinto di far visita ai teritori cadorini di sua competenza in cui egli scrive che i soldati di Ordinanza ò di Presidij che si sentissero aggravati da' loro Capitani, capi di Cento o altri, debbano farlo intendere a S. E. perché resteranno sollevati in quel modo che si conviene e che è mente di sua Serenità. 


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