NAPOLEONE III E L'INDIPENDENZA DEL VENETO

Di Don Floriano Pellegrini

Il documento col quale Napoleone III nel 1866 riconobbe l’indipendenza del Veneto.
Non passa giorno, si può dire, senza venga a galla un documento che butta all’aria il castello di menzogne della storiografia ufficiale italiana, facendola apparire quale carta moneta stampata e diffusa senza avere alle spalle corrispondenti risorse auree, per giustificarla: un inganno colossale.Uno di questi documenti è conservato, ma chi se n’era accorto?, nella stessa “Gazzetta Ufficiale” del regno d’Italia, che alla data del 3 settembre 1866, facendo tutto un giro di parole, riporta una lettera dell’imperatore francese Napoleone III, ancora dell’11 agosto, al re d’Italia Vittorio Emanuele II. Questa la lettera integrale:

A Vittorio Emanuele II

Signor mio fratello,

Ho inteso con piacere che V.M. [=Vostra Maestà] ha aderito all’armistizio ed ai preliminari di pace firmati tra il Re di Prussia e l’Imperatore d’Austria. E’ dunque probabile che una nuova era di tranquillità va ad aprirsi per l’Europa.

V.M. sa che io accettai l’offerta della Venezia per risparmiare un’inutile effusione di sangue.

Il mio scopo fu sempre quello di renderla indipendente, affinché l’Italia fosse libera dall’Alpi all’Adriatico e padrona de’ suoi destini. Padrone del suo destino, il Veneto potrà ben presto, mediante il suffragio universale, esprimere la propria volontà.

V.M. riconoscerà che in tali circostanze l’azione della Francia si è ancora pronunciata a favore dell’umanità e dell’indipendenza dei popoli.

Le rinnovo le assicurazioni di alta stima e di sincera amicizia coi quali sono di V.M. il buon fratello

NAPOLEONE
Saint-Cloud, 11 agosto 1866”

II preliminare di pace, cui Napoleone III si riferisce, erano stati annunciati dalla “Gazzetta Ufficiale” già del 24 luglio, con queste parole:

“Dispaccio – Berlino, 24 – I negoziati fra la Prussia, la Francia e l’Austria sulle condizioni dell’armistizio sono terminati. La Prussia accetta l’integrità dell’Impero austriaco, eccetto il Veneto, e domanda che il Governo italiano acconsenta alla sospensione delle ostilità”.

Ne consegue che, quando firmava il trattato di pace, il 3 ottobre, il re Savoia sapeva, e già da oltre due mesi, che al Veneto era stata riconosciuta l’indipendenza, riconosciuta sulla “Gazzetta Ufficiale”, quale “padronanza del proprio destino” (tale infatti era la definizione, applicata all’Italia in generale e specificamente al Veneto, da Napoleone III).

Si noti bene: il riconoscimento dell’indipendenza del Popolo Veneto non era stata concordato tra Austria, Prussia, Francia e Italia, ma solo fra le prime tre; all’Italia non era stato riconosciuto alcun ruolo attivo e avrebbe dovuto solo accettare quello passivo di “aderire” al loro accordo.

Del resto, l’Italia in quella guerra era partita male, applicando un trattato segreto con la Prussia di tradire l’Austria, ma di tradirla – viltà imperdonabile! – solo se prima la Prussia avesse dichiarato la guerra all’Austria! Poi la guerra per l’Italia era andata ancor peggio, solo tra speranze nei volontari garibaldini, fermate ostinate sul Po, e le spietate sconfitte di Custoza e di Lissa; che poteva pretendere l’Italia?

E avanti! Sempre violata con occupazione politica e militare dal regno d’Italia (che pur diceva sulla “Gazzetta Ufficiale” di riconoscerla), l’indipendenza del Popolo Veneto durò formalmente dal 24 luglio al 4 novembre 1866, quando, con il Regio Decreto n. 3300, venne dichiarato annesso al regno.


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