LA MESSA PARTICOLARE PER IL DOGE DEI VENETI

Il rito petriarchino 

Anche la messa a cui il Doge assisteva nella sua cappella (San Marco tale era considerata) aveva un'impronta propria, per cui si utilizzava una lettura di salmi diversa da quella solita per le messe solenni in altre Nazioni e a Roma. 
Fu utilizzato nelle funzioni liturgiche, il cosiddetto rito patriarchino, su cui molto si è discusso e sul quale si continua ancora oggi a discutere; fu attivamente praticato in basilica fino al 1807, anno in cui fu definitivamente imposto quello romano (cfr: Cattin - Musica e liturgia a San Marco, Venezia 1990).

Si noti che il rito patriarchino non è d'origine orientale, né ha alcun legame di derivazione con il Patriarcato d'Aquileia. E' più corretto parlare di un rito romano comune nella Chiesa latina, ma con alcune peculiarità, principalmente sull'uso dei Salmi, fatto secondo il salterio romano (che era proprio della basilica vaticana di San Pietro), mentre nel resto della Chiesa si seguiva il salterio gallicano.

Altro importante elemento di distinzione stava nel predominio di colori liturgici completamente diversi dal rito romano, quali: il bianco per gli evangelisti e le vergini martiri (rosso nella liturgia romana), il verde per le sante non vergini (bianco nella liturgia romana) il giallo dorato o samsidoro per i dottori e gli abati (bianco nella liturgia romana).

Salterio Romano
Il Salterio Romano è la prima delle tre versioni latine dei Salmi redatte da San Girolamo. La seconda versione approntata da Gerolamo è - come noto - detta del Salterio Gallicano; la terza, tradotta direttamente dall’ebraico, Salterio iuxta hebraeos (non è stata però di solito utilizzata per ricavarne testi dei canti).
La diffusione del Salterio Romano è particolarmente legata all’area romana, tanto che una delle prove portate a favore dell’origine romana del Gregoriano è l’utilizzazione di questa verione dei salmi per il testo dei canti.

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