LA GRANDIOSITA' DELLA NOSTRA STORIA LETTA NEL CARCERE ITALIANO


La sensazione che si avverte di fronte allo svolgersi del nastro della nostra storia passata, è un po' quella del carcerato che, dalla sua piccola e buia cella, sente parlare di un mondo più grande, prospero e pieno di ricchezze ( materiali e ma anche spirituali) per sè e per la sua gente. Un mondo che è già stato suo, e che potrebbe tornare di nuovo suo, se solo lo volesse.
Un carcerato che leggendo il nostro libro di storia, capisce che la chiave della sua cella ce l'aveva sempre con sè ma non se ne era reso conto prima.
Non c' da stupirsi se lo stato veneto durò così tanti secoli: era governato da persone che anteponevano a se stessi, alle loro famiglie, alle loro ricchezze il bene pubblico, lo Stato, quella Repubblica che si identificava in San Marco protettore dei Veneti.
E nulla spaventava questi Veneti, né i barbari, né i pirati che assaltavano le loro navi per far bottino, né gli stati europei coalizzati contro Venezia con la lega di Cambrai, né il potente impero turco a Lepanto, in cui fu la principale artefice della vittoria.
Non spaventato i Veneti nemmeno l'emigrare nel mondo: una emigrazione di massa iniziata esattamente dopo che le terre venete 150 anni fa vennero annesse con un plebiscito truffa al neonato Regno d'Italia e che spinse nell'altra parte del mondo in mezzo a foreste e in condizioni inumane, centinaia di migliaia di veneti.
Nemmeno là si persero d'animo  e oggi, con soddisfazione, possiamo dire che proprio le aree del Brasile colonizzate dai nostri antenati, sono le più ricche ed industrializzate del paese. Non ci spaventava nulla perché tutto dipendeva da noi e da nessun altro. Perché il mondo per noie era grande, da scoprire e ricostruire, ma non certo ristretto come quello di oggi.
Quella storia passata, ma relativamente ancora vicina, oggi bussa a noi Veneti "moderni". E ci chiede di ritornare a scoprirla, perché attraverso essa possiamo tornare a capire chi siamo stati chi siamo ancora e cosa possiamo fare per il nostro futuro.
Possiamo tornare ad esser grandi anche da domani, se lo vogliamo.
Se fossi dunque Governatore del Veneto, di nuovo indipendente, la prima legge andrebbe sicuramente a modificare i nostri programmi scolastici, inserendo l'obbligo dell'insegnamento della nostra Storia, dagli antichi veneti ala modernità, passando per la Repubblica di San Marco e i suoi splendori, poi inserirei la pratica della lingua veneta, altro fondamentale elemento che ci distingue come Popolo.
Così facendo, si verrebbe a ricreare in maniera incisiva l'orgoglio di appartenenza e di unità  che sarebbe la premessa per un nuovo e certo Rinascimento veneto.
Davide Guiotto

da Venexit, in edicola con Libero.

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