UN VECCHIO FERRO DI MULO E VECCHIE STORIE DI VALLE

Diversi anni fa è affiorato dalla strada sterrata che passa davanti casa(nella parte finale della valle di Seren) coperta da asfalto solo fino all’ingresso, un vecchio ferro da equini, probabilmente di mulo.

La stradina, di per sé, ha mille storie racchiuse nella sua memoria, che pochi ormai sanno decifrare: la sua funzione era anche di portare, nella fase terminale, a un antico mulino, dove delle macine in pietra, asportate e conservate (spero) in un altro edificio erano mosse dall’acqua di sorgiva ora imbrigliata dall’acquedotto del paese.

I valligiani, un tempo numerosi, portavano qui “el formenton”, pannocchie di granturco sgranate, l’orzo, il miglio degli orti, per far polenta e pane (col poco grano) con cui sfamare le famiglie. Il trasporto avveniva in genere con l’aiuto degli animali da soma, qualche robusto cavallo, ma più spesso asinelli o muli. E’ probabile che il ferro da me raccolto sia stato lasciato da un mulo, magari un paio di secoli fa.

Che il reperto sia antico me lo fa pensare la forma dei chiodi, evidentemente fatti a mano da fabbri locali. Lo sapete che il bellunese specie con la val di Zoldo, era il maggior produttore di chiodi della Serenissima? Non solo spade schiavone e lame, ma anche umili ma preziosissimi chiodi, indispensabili in tanti settori, allora, dall’edilizia alla nautica.

Tornando al ferro, nelle due parti terminali è incurvato in modo che se l’animale si muoveva in terreno fangoso o innevato, le sue zampe potevano piantarsi saldamente sul terreno e non farlo scivolare.

Ho pensato anche a un mulo della prima guerra mondiale, il mulino era diventato il comando di un reparto di austro ungheresi e intorno e nella valle c’erano migliaia di rifugi e baracche, ma la mancanza di marchi austriaci (la zona fu occupata da loro) e l’antichità dei chiodi mi han fatto pensare ad altro.

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