PENA DI MORTE A VENEZIA

di Edoardo Rubini

Da un Registro dei Giustiziati a Venezia si ricavano i seguenti numeri relativi ai condannati:

16 esecuzioni nel duecento, 463 per il Trecento, 79 per il Cinquecento, 431 per il Seicento, 103 per il Settecento…

Secondo vari storici questo è il bilancio di una giustizia mite. Ce ne accorgiamo facendo il confronto con le realtà coeve: “Nel piccolissimo stato di Ferrara furono eseguite, tra il 1441 e il 1500, ben 293 condanne a morte [ insomma, cinque all’anno], mentre la popolazione della città si aggirava tra i 30 e 35 mila abitanti. A Ginevra, con 18-20.000 abitanti, vennero messi a morte, nel solo 1562, dodici uomini e due donne: tre colpevoli di ratto di fanciulli, tre assassini, tre ladri, due sodomiti, un falsario e due streghe (Grendler, l’inquisizione, pag. 87).

Appare palese che la nostra Repubblica scomodò il carnefice con gran parsimonia e solo in casi eccezionali, anche se non va dimenticato l’influenza di carestie e pestilenze sull’ordine pubblico.

I dati vanno poi rapportati agli indici demografici: Venezia contò 190.000 abitanti nel 1442, 100.000 nel 1509, 142.804 nel 1624, 149.476 nel 1760; in città si eseguivano inoltre le condanne in appello sulle sentenze dei Rettori dei Dominii e ciò diminuisce ulteriormente il carico di esecuzioni che grava in proporzione: si ricordi che nel 1204 la Serenissima divenne signora di un quarto e mezzo dell’Impero bizantino, mentre nei primi decenni del Quattrocento acquisì gran parte dei territori di terraferma, ad ulteriore dimostrazione di quanto sarebbe interessante lo studio sistematico delle copiose fonti d’archivio sul tema.

Da Giustizia Veneta di Edoardo Rubini. 2a Ed.ne Filippi Gazzettino

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