L'AZZURRO IN USO AI VENETI D'EUROPA DIMOSTRA UN'UNICA ORIGINE

Asterix ed Obelix due veneti della Gallia creati dal franco-veneto Uderzo
La nota che vi presento è di Edoardo Rubini, storico della Repubblica di San Marco ed esperto di diritto veneto.
moneta dei veneti dell'Armorica con il cavallo, animale sacro

Aggiungo per rafforzare le sue tesi, che l'azzurro era anche il colore dei Veneti della Bretagna, sterminati da Cesare nella sua conquista della Gallia: erano intrepidi marinai, usi a dipingersi in battaglia il corpo di blu, come facevano anche col loro naviglio, per renderlo più mimetico. un altro punto a favore della stretta colleganza tra noi Veneti della regione X e quel popolo.
Ma non basta: altri collegamenti relativi al colore, sacro anche ai Celti, li troviamo con i Venedoni che erano stanziati nell'attuale Inghilterra. 
Ecco quanto precisa, a proposito, Edoardo Rubini, storico ed esperto del Diritto veneto.:
In particolare il blu nelle sue diverse tonalitá, ad esempio il celeste e l'azzurro, occupa un posto particolare nel mondo antico. Greci e Italici non amavano il blu; assai raro è infatti l'uso che ne fecero nelle loro opere di arte figurativa, poiché lo consideravano di gusto barbaro e segno di foschi presagi. Ancor piú sorprende che né in greco antico, né in latino esistesse un termine per indicare il colore blu, che deve il suo nome al germanico blau, come l'azzurro lo deve all'arabo lazaward.

Cason a Mojan-Mogliano, tipologia di edificio comune a Veneti e Celti

A tutt'altre tradizioni culturali era caro l'uso del blu: Veneti, Celti e Germani vi attribuivano un profondo significato di ispirazione magico-religiosa. I guerrieri di questi popoli europei usavano scendere in combattimento solo dopo aver dipinto se stessi ed i propri cavalli con questo colore; Plinio, inoltre, riferisce che le donne dei Bretoni si cospargevano di blu prima di dedicarsi ai rituali religiosi.
Nell'Evo antico l'identificazione dei Veneti con questo colore era cosí forte che in latino per dire “azzurro”, si diceva “venetus”. Assai celebrati erano i fasti delle gare equestri nei circhi, che si tenevano in tutte le metropoli dell'antichitá. I conduttori dei carri appartenevano alle factiones, ovvero le societá sportive che organizzavano gli spettacoli; tradizionalmente erano quattro e si distinguevano dal colore delle divise di uomini e degli animali da corsa: albata (bianca), russata (rossa), prasina (verde) e veneta (azzurra). Non si trattava di un'attribuzione gratuita: i piú grandi poeti e letterati della classicitá assegnavano proprio ai Veneti il primato nella maestria di allevare ed addestrare i cavalli.

D'altra parte l'azzurro denotava la stessa veneticitá nella gastronomia, nel paesaggio, nel vestire.
Intorno al IV secolo d.C. affermava Lampridio: «Pisces semper quasi in marina aqua cum colore suo coctos conditura Veneta comedit» («la preparazione “veneta” consuma sempre i pesci come se fossero stati cotti in acqua marina con il suo colore»), come pure Vegezio: «Ne exploratoriae naves candore prodantur, colore Veneto, quo marinis fluctibus similis, vela tinguntur et funes; nautae quoque Venetam vestem induunt» ( «affinché le navi esploratrici non siano scoperte per il loro biancore, vele e funi sono tinte di colore veneto [azzurro], perció simile ai flutti marini; i marinai inoltre indossano la veste veneta [azzurra]»).
Del secondo secolo d.C. è , invece, una testimonianza di Giovenale: «Contentusque illic Veneto duroque cucullo» ( «imbaccuccato in ruvido e bluastro cappuccio»).
Cassiodoro, infine, nel sesto secolo d.C. annotava: «De sole, qui languide splendet, non aureo, sed Veneto colore suffusus, usurpavit» ( «percepiva il sole, che splendeva languido, non di colore aureo, ma pervaso di una luce azzurro-veneta»). Un autore ancor piú tardo, Isidoro (570-636 d.C.) osserva:«Aurigae duobus coloribus sunt, quibus speciem idololatriae vestiunt; nam prasinus Terrae, Venetus Caelo et Mari a paganis dicatus est» ( «gli aurighi sono di due colori, con i quali coprono una sorta di idolatria; infatti i pagani consacrano il verde-prasino alla Terra, mentre l'azzurro-veneto al Cielo ed al Mare»). 

la terra dei Veneti della Vandea (terra dei Veneti)

Isidoro scrive in un'epoca di declino per i fasti della classicitá, quando le squadre equestri si erano ridotte a due, ma riesce a farci leggere con risalto ancor maggiore il significato dell'azzurro-blu: una dimensione astrale e notturna legata al culto ancestrale della Dea-Madre e dell'Aldilá, risalente alla civiltá matriarcale. In Cassiodoro l'opposizione simbolica tra l'azzurro (un chiarore soffuso) e l'oro (simboleggiato dal sole diurno) ci svela il mistero di questo accostamento di colori: la sintesi degli opposti, l'armonia dell'universo, la legge della vita in cui ogni cosa compenetra il suo contrario, l'eterna unione tra luce maschile e oscuritá femminile.

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