LA PATRIA MODERNA E LA PATRIA DEI PADRI VENETI

Ci si è buttati a capofitto, negli ultimi venti anni almeno, sventolando il gonfalone con tanto entusiasmo ma altrettanta mancanza di consapevolezza. Bisogna pensare ai molti che sotto quel vessillo, fino a quel terribile 1797, morirono invocando San Marco, pieni della consapevolezza che oggi a noi manca quasi del tutto.

Era il popolo, quello che offriva il petto al piombo francese, o si faceva massacrare secoli prima, dalla soldataglia di Francesco I a capo della Lega di Cambrai. Ricordo tra tutti quell’anonimo contadino veronese a cui i nemici offrirono salva la vita (lo stavano per impiccare) purché abiurasse San Marco. Lui rispose fiero e senza alcun tentennamento : ‘Mi son marchesco, e marchesco voj morir!’ E si fece impiccare… e il fatto stesso che oggi i veneti suoi discendenti non abbiano ancora inciso su una lapide il breve racconto di Macchiavelli (che ne fu stupito testimone neutrale) murandola poi nel centro della sua storica città, la dice lunga sulla lontananza tra noi e questi umili, grandi eroi. Veri emuli di un Bragadin.
I popoli veneti (parlo al plurale, intendendo anche quelli della Lombardia veneta, della patria del Friuli, dellI’Istria e della Dalmazia) erano Patrioti, ma non erano nazionalisti come lo si intenderebbe oggi. Il vero cemento della Nazione era la libertà che Venezia riconosceva ad ogni campanile, ad ogni borgo, ad ogni piccola patria. Venezia riconosceva a tutti il diritto di essere eredi della propria tradizione locale, di reggersi secondo le proprie costumanze e regole antiche, nate da una evoluzione naturale della società e non per imposizione dall’alto.
Oggi invece lo stato moderno, specie in Italia, paese dai mille campanili e dalle cento capitali, che la resero celebre in Europa e prima in tanti campi, culla del Rinascimento, tutto questo viene soffocato, e si pensa al ‘cittadino’ non come individuo che in sé contiene il riflesso di una storia plurimillenaria, ma come un contenitore (quando va bene, da noi va peggio, siamo solo produttori di rendite per uno stato governato da parassiti) da riempire di ideologia, in modo che dalla culla alla sua morte, egli sia un suddito manovrabile del sistema che disporrà di lui, dei suoi guadagni, della sua vita. 
Si incomincia con la scuola di stato e poi si prosegue fino alla morte; il Grande Fratello ti imporrà la sua visione della società, che perpetua il sistema.

Non trovo parole più belle e toccanti del grande generale (giovanissimo) vandeano La Charette:

"La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi.
La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re.
Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi?
Vogliono distruggere i costumi, l’ordine, la Tradizione.
Allora, che cos’è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz’amore?
Questa patria di disordine e irreligione?
Per loro sembra che la patria non sia che un’idea; per noi è una terra.
Loro ce l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida
."

Ecco, cari amici indipendentisti, se volete difendere realmente i veri valori veneti, e il Leone marciano che li ha rappresentati per tanti secoli alle tante comunità che Egli custodiva sotto le Sue ali, pensate ai nostri eroi che fino all’ultimo giorno infausto, morirono per essi e per la libertà dei loro paesi e delle loro famiglie. I loro sentimenti e la loro idea di Patria, erano quelli di La Charette.

Articolo comparso su "Vivereveneto"

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