IL LEONE NEGATO - LE MEMORIE - LE STRUMENTALIZZAZIONI

Di Luigi Tomaz
bandiere bagnate dal sanque dei popoli italiani trucidati e non "liberati" da nord a sud
La memoria storica, filtrata opportunisticamente nella corsia ufficiale dei governi formatisi un dopo l'altro, ha privilegiato il mito di una Terraferma tutta antiveneziana perché liberale e tesa all'unificazione delle Cento città d'Italia. Una paradossale logica postuma ha coinvolto i Giacobini, i Municipalisti, la Cispadana, la cisalpina, il Regno d'Italia napoleonico, il Risorgimento nazionale e l'Italia monarchica e repubblicana del Tricolore. 
La risposta storica più recente a questa favola mitologica l'ha data il prof. Giannantonio Paladini dell'Università di Venezia, presidente dell'Ateneo Veneto, in occasione del "bicentenario" scrivendo al Gazzettino un articolo davvero eloquente; "VENEZIA DOMINATRICE CARA AL POPOLO" "Ed ecco che una mostra sulla dominazione veneziana a Verona, e sulla sua fine, vorrebbe documentare - questo hanno scritto i giornali - che la famosa rivolta antifrancese delle Pasque Veronesi non fu affatto motivata da affezione per il Leone marciano, tant'è vero che caduto il Leone, la Municipalità veronese rifiutò la collaborazione e sostegno a quella veneziana. 
Bella scoperta! Gli insorti delle Pasque erano quasi tutti popolani, molti affluiti dal contado, tutti tradizionalmente "marcheschi", mentre i Municipalisti veronesi erano nobili e borghesi, appartenenti alle élites locali da sempre "in smara" col governo dei patrizi veneziani. 
Allo stesso modo, mentre i nobili e i borghesi innalzavano l'albero della Libertà a Bergamo e a Brescia, i popolani della Val Sabbia e della Riviera di Salò insorgevano a loro rischio e pericolo in difesa della morente Repubblica contro quelle che a ragione o a torto ritenevano nulla più che "rivolte" di nobili.
Il dramma di chi ha vissuto e continua a vivere questa storia, è che il Tricolore italiano è stato ideato, sul modello del Tricolore di Bonaparte, nel 1796, a Reggio, dai Cisalpini, contro la bandiera cremisi del Leone alato di San Marco.
ignari "figuranti" festeggiano il primo tricolore a Reggio Emilia

Marcheschi erano chiamati da secoli i fedelissimi di San Marco, Nicolò Macchiavelli, intenditore acutissimo e testimone insospettabile, mandato a Verona quale "osservatore" tra Venezia e la lega di Cambrai nel 1509, scrive ai "Dieci" di Firenze : I gentiluomeni non sono marcheschi,i popolani e l'infima plebe è tutta veneziana. Dopo quasi trecento anni la situazione è la stessa!

Commenti