FINE DELLA LEGA DI CAMBRAI, BRESCIA PAGA CON MIGLIAIA DI MORTI LA SUA FEDELTA'

I RUOLI SI RIBALTANO, la lega di Cambrai si scioglie, Venezia diventa alleata del papa contro la Francia, La fedeltà di Brescia a Venezia pagata con migliaia di morti, Andrea Gritti, Luigi Avogadro squartato da Gaston de la Croix. Il sacco dei Lanzichecchi.

Il Duomo vecchio di Brescia, uno dei luoghi dove avvenne il massacro dei civili.
Data 19 febbraio 1512
Il popolo della Lombardia orientale, la Lombardia Veneta di allora, preferiva Venezia e le sue sagge leggi alle prepotenze e alle prevaricazioni dei nobili e dei potenti signorotti del tempo. La guerra proseguì con alterne vicende nel territorio veneto, tra ritirate e subitanei ritorni dei Veneziani , per tutto il 1509. L’anno successivo tra il Papa e il Re di Francia crebbero insanabili contrasti, dovuti al timore di Giulio II per l’eccessiva potenza del sovrano francese. Tolse pertanto la scomunica a Venezia, ne ottenne in cambio la cessione della Romagna e rovesciò l’alleanza, mettendosi contro i francesi a fianco della Serenissima.
Per tutto quell’anno la guerra devastò il Veneto, la Lombardia, la Liguria, l’Emilia e la Romagna, con alterne vicende che videro prevalere ora l’uno ora l’altro degli schieramenti. All’inizio del 1511 l’alleanza veneto-papalina si trasformò in Lega Santa anti-francese e vide uniti il Papato, la Serenissima, la Spagna, l’Impero, l’Inghilterra e i Cantoni Svizzeri. L’accordo prevedeva la liberazione dei territori veneziani in mano francese.
lanzichenecchi
La guerra divampò nuovamente e vide una serie d’orrori e distruzioni. Nel gennaio 1512 i pontifici assediavano Bologna, che fu soccorsa dalle truppe di Gaston de Foix il 4 e 5 febbraio. I Bresciani nel frattempo avevano scoperto sulla loro pelle quanto fosse dura la dominazione francese. Un gruppo di nobili, pentiti dell’appoggio dato al Re di Francia, sotto la guida di Luigi Avogadro, si dava da fare per cedere la città ai Veneziani e, scoperti, fuggivano verso le valli, facendo sollevare la Val Trompia e la Val Sabbia.
L’insurrezione divampava e il 5 febbraio Andrea Gritti, al comando delle truppe venete prendeva Brescia. Si sollevavano Bergamo e tutte le terre lombarde occupate, meno Crema e Cremona rimaste sotto l’occupazione francese. Venuto a sapere di questi fatti, Gaston de Foix lasciò Bologna e, presa Isola della Scala, si diresse verso i territori bresciani. Il 17 febbraio, giunto in fretta e furia con un contingente di 400 cavalieri appiedati e 3.000 fanti, attraverso la Strada del Soccorso penetrò nottetempo nella fortezza viscontea del Cidneo, dove resisteva una guarnigione francese.
la strada del soccorso che porta al castello di Brescia
La mattina dopo intimò la resa alla città e ricevutone un fiero rifiuto, attaccò con 12.000 uomini la mattina del diciannove. Sotto una pioggia incessante, in mezzo al fango, a piedi nudi per camminare più agevolmente, l’esercito francese penetrò dalla porta di San Nazaro e occupò nuovamente Brescia, saccheggiandola orrendamente, nonostante la dura resistenza dei difensori bresciani. Le perdite francesi furono molto alte, secondo alcune cronache non meno di 8.000 vittime.
I fanti di Guascogna e i Lanzichenecchi nei cinque giorni successivi saccheggiarono selvaggiamente la città, senza alcun rispetto neppure per le chiese e i conventi, dove massacrarono la popolazione civile che vi si era rifugiata. Le maggiori efferatezze avvennero nel Duomo Vecchio e nella Chiesa di Santa Maria delle Consolazioni, situata poco sotto il Castello lungo l’unica strada che scendeva verso la città.
piazza della Loggia ove fu squartato l'Avogadro
 Furono violate anche la Chiesa di San Desiderio e quella di sant’Eufemia della Fonte. Durante il massacro all’interno del Duomo Vecchio rimase ferito al palato il giovane Niccolò Fontana, detto poi il Tartaglia, che qualche anno più tardi divenne un celeberrimo matematico. Il soprannome gli fu dato per il difetto derivatogli da quella ferita che gli causava difficoltà nell’articolare le parole.
Occupata Brescia, i Francesi si vendicarono decapitando in Piazza della Loggia Luigi Avogadro. Il suo cadavere fu squartato e i quarti furono appesi ai patiboli presso la porta di San Nazaro. I suoi figli, Pietro e Francesco, condotti a Milano, furono decapitati il 20 febbraio nel Castello Sforzesco. Il provveditore veneto Andrea Gritti fu fatto prigioniero. De Foix riprese poi Bergamo che si arrese terrorizzata, pagando 60.000 ducati per evitare il destino di Brescia.
 Nel sacco di Brescia morirono, secondo alcune cronache, non meno di 30.000 persone, uomini, donne, vecchi e fanciulli, massacrati e bruciati dalla soldataglia francese. 

Da Lombardia Veneta di Gualtiero Scapini Flangini

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