L'IGNORANZA DIFESA DA LAMARMORA FECE PERDERE LE BATTAGLIE AGLI ITALIANI

Il Piemonte conquistò l'Italia, ma non fu per meriti acquisiti nel campo di battaglia dove fu sempre un disastro dal lato tattico, per l'impreparazione degli ufficiali. Cosa che fanno notare non solo storici italiani, ma anche studiosi stranieri. E partiti con quell'impronta, l'Italia anche nell'ultimo conflitto, non si distinse certo per capacità militari. Oggi l'esercito e la marina, del resto, paiono impegnate a favorire l'invasione, e non certo a difendere i confini. 
Ecco qualche riflessione di Lorenzo Del Boca sul tema. 
I soldati e La Marmora  continuarono a frequentare caserme e accademie militari, luoghi per ignoranti senza rimedio.
Di leggere e studiare manco a parlarne. Alfonso La Marmora lo stese nero su bianco. "Guai se alla scienza si sacrificasse lo spirito militare o se agli ufficiali di provata risoluzione o fermezza s ene preferissero altri solo perché istruiti."
Alfonso La Marmora...
Lui personalmente, e per esperienza diretta, poteva testimoniare come "molti generali contribuirono alle grandi vittorie di quell'epoca memorabile (si riferiva a Napoleone) sebbene fossero pochissimo istruiti." mentre "tanti ufficiali istruiti eran dei buoni a nulla; non vi era mezzo di strappare loro una decisione qualsiasi."
Gli aggiornamenti culturali dovevano essere affidati alla casualità delle conversazioni tra colleghi  -gli addestramenti militari più complicati si svolgevano a Venaria, a tavolo del ristorante Moro. 
Poi ci si domanda come l'esercito piemontese prima, e italiano poi sia stato sempre sonoramente sbeffeggiato sui campi di battaglia alpunto da lasciarsele suonare da Menelik (resterà nella memoria per sempre il generale Baratieri che si perse, ad Adua,  non avendo compreso bene la carina militare che doveva leggere per muovere le truppe, ndr).
..e Alessandro, il fratello che pensava di fare buoni soldati solo con la prestanza fisica. Fondatore dei bersaglieri.
Il modo di concepire l'esercito del La Marmora era basato solo sul rispetto della gerarchia, del regolamento, che più appariva astruso, più andava applicato. 
I soldati lo chiamavano "il mago" per l'abilità di comparire nelle camerate, per controllare in pedante ricognizione, macchie negli abiti e corredo, per dar via a una trafila di relazioni che alimentava solo una burocrazia fastidiosa ed abbastanza inefficiente. 
Eppure, a colpi di ramanzine, e distribuendo punizioni ai sottoposti, egli scalò i gradi di comando fino a trovarsi in vetta alla piramide. 


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