IL KAMASUTRA DELLA SITULA DI ALPAGO, ECCO LA SPIEGAZIONE

Secondo quanto appare sul catalogo della mostra intitolata “VENETKENS, viaggio nella terra dei Veneti antichi”, il nome della località del ritrovamento in oggetto sarebbe Pian de la Gnela (Com. di Pieve d’Alpago, Belluno).
Come dice l'articolo ben fatto di Eugenio Padovan postato di seguito, si tratta di uno dei rari reperti venetici che presenta scene erotiche, per la precisione sulla fascia inferiore; i precedenti più famosi sono il cinturone di Brizje (Slovenia) e la situla di Sanzeno trovata in Val di Non (Trentino). Vi allego foto dove riuscite a vedere abbastanza i materiali.
A differenza di quanto mi ricordavo, la situla è abbastanza disastrata, sicché allego anche la foto dell'interessante ricostruzione fatta dagli esperti. 
A parer mio, la situla va interpretata nel modo seguente.
Si tratta di un oggetto a carattere magico e apotropaico legato al culto della fertilità.
Come in tutte le religioni orientali, con i quali i culti venetici sono fortemente collegati, la scene vanno lette secondo il senso sacro, cioè quello orario.
Facendo così il tutto assume vita e un senso: andando da destra verso sinistra, infatti, si vede prima un approccio amoroso dal primo incontro, all'accoppiamento, infine la nascita del discendente. E' l'unica situla con sequenze simili, che sfocino anche nel parto. Le fasce in alto esibiscono una ripetizione monotona di numerosi uomini identici, ma ha un significato preciso: vuol dire che l'umanità è sorta da quell'unico atto riproduttivo.
WSM! 
Edoardo Rubini 
Presidente di Europa Veneta

I bei reperti di Pian de Gnela
La zona era una di quelle dove quest'arte era più sviluppata
di Eugenio Padovan  del 25 marzo 2011

Tra tanta incuria per i reperti archeologici in provincia, c'è anche un esempio positivo, che ha la necessità di essere tenuto presente da parte di enti e consorzi provinciali. Sono i grandi ritrovamenti registrati dal 2002, con la direzione scientifica della Soprintendenza, nella necropoli di Pian de Gnela (Pieve d'Alpago), nei cui confronti vi è stato grande interesse e sostegno da parte degli appassionati e, in particolare, dell'amministrazione comunale.
Per entrare nel vivo e cercare di inquadrare il sito e la ricchezza dei corredi tombali è opportuno avvalersi d'una carta geografica, senza confini, che comprenda il nord-Italia, l'Austria e la Slovenia, con l'indicazione delle località dove sono stati scoperti, dagli anni 80 del 1800 sino ai giorni nostri, oggetti archeologici la cui tipologia è definita "arte delle situle". In tal modo è possibile valutare, capire e rendersi conto di quali scambi culturali e artistici si possano scorgere nella "Situla Alpago", ritrovata nell'agosto del 2002 a Pian de Gnela (Pieve d'Alpago), in uno scavo stratigrafico diretto dalla Soprintendenza e originato da una puntuale segnalazione di alcuni volontari del Circolo Amici del Museo dell'Alpago.
Un esercizio che è messo in atto ogni qualvolta emergono dal sottosuolo reperti, strutture oggetti artistici, nel nostro caso la situla e non solo, per cercarne i confronti, le analogie, le contestualizzazioni territoriali. Rifacendoci all'unica pubblicazione organica su questa materia, il volume del 1961 "Mostra dell'arte delle situle dal Po al Danubio (VI-IV sec. A. C.) Padova- Lubiana-Vienna, si viene a sapere come lo studioso Merhart sia stato il primo a dimostrare che la situla, da cui discende il nome di quest'arte, sia un prodotto della civiltà delle necropoli dei campi d'urne. Pratica che ha sostituito - dal XIII sec. a.C. nell'Europa centro-orientale e da lì a nord e a occidente - l'inumazione dei defunti, con la collocazione delle loro ceneri in apposite urne.
I risultati sin qui conseguiti su questo impareggiabile oggetto istoriato, paragonato con situle, cinturoni, coperchi istoriati con scene di vario contenuto, ritrovati in altri luoghi, sono decisamente interessanti. Partendo dal corteo di gente in costume dell'epoca e caratteristico copricapo simile al basco (VI-V se.a.C.), in marcia verso sinistra e poi verso destra rappresentato nelle due fasce superiori della situla, è chiara la somiglianza con il frammento di situla di Matrei in Tirolo (Austria). Quindi nel pieno del territorio hallstattiano.
LA CENSURA DEMENTE in vigore, mi costringe alle pecette, già mi han bloccato più volte un analogo articolo 
Passando al registro basale, dove prevalgono le scene erotiche e quella di parto, qui si notano le analogie con il cinturone di Brizje (Slovenia) e la situla di Sanzeno Val di Non (Trentino), senza dimenticare gli influssi di S. Lucia di Tolmino e adriatici rintracciabili, insieme con quelli celtico - golassecchiani (Como), nei corredi funerari di alcune tombe come la n.10. Una complessità di stili e significati che ci conducono nel bel mezzo di concezioni sociali e spirituali che l'arte delle situle con la sua maggiore possibilità di espressione è arrivata a manifestare.

L'Alpago, quindi, era una delle aree dove l'arte delle situle era maggiormente sviluppata, grazie al ritrovamento di reperti che vanno dal VII secolo aC al V aC. Reperti che testimoniano come l'area dell'Alpago fosse abitata da una popolazione attiva, con contatti molto sviluppati con varie zone d'Europa.





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