LA SANITA' E L'ASSISTENZA AL POVERO

Premetto, prevedendo le reazioni di qualche lettore "libertarian" ad oltranza, che gran parte della spesa era sostenuto dalla carità dei privati e anche fisicamente, i membri delle "confraternite" prestavano la loro opera gratuita, con gran sollievo del bilancio dello stato, il quale organizzava e forniva la normativa ad ho
. Nel bel volume di Nelli Elena Vanzan Marchini troviamo questa illustrazione del Grevembroch, che mostra un povero dimesso dall’ospedale presso la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia.
Consiglio caldamente di procurarvi il libro, chiedendolo al Gazzettino, poiché fa capire come funzionasse bene in una cosiddetta “repubblica oligarchica” (cioè al servizio degli interessi di pochi, così è descritta da molti), l’assistenza verso i più deboli e bisognosi. Possiamo solo dire che col cambio di regime dopo il 1797, le cose peggiorarono moltissimo anche per loro, poiché l’ideologia giacobina imponeva la soppressione di gran parte delle congregazioni caritatevoli a carattere religioso. Esse, sotto il controllo e l’aiuto dello stato veneto, e con l’afflusso di continue donazioni testamentarie incoraggiate dal buon governo veneziano, avevano fino ad allora soccorso i poveri e provvedevano alle loro necessità sanitarie in caso di malattia. Ecco quanto riporta il Grevembroch:
Tutti li febbricitanti, che capitano al pio Ospedale de poveri derelitti, appresso SS. Giovanni e Paolo, sono ricevuti, purché non abbino infermità incurabile. Si’ gli Uomeni, che le Donne vengono subbito presi in nota, e posti a letto dalla sollecitudine degl’infermieri, secondo le prescrizioni degli Deputati, scielti a questa incombenza della Congregazione, onde sovraintendervi. Alle ore congrue sono tutti visitati dal Medico, e Chirurgo, per determinare il rèmedio, ed il cibo. Furono proibite le visite agli ammalati, al fine di non sturbarli dalle orazioni, ed affari, che più importano.
Debito è pure de’ Ministri, di far tenere pulita ogni cosa, acciò non si infetti il luogo, e s’imbratti il dormitorio. Gli Meschini che muoiono sono portati a seppellire decentemente al cimitero di San Francesco, giusto le Regole del Capitolo VIII, che si legge nel libro degli Ordini; e quelli, che guariscono, hanno azione dal 1735 in qua, di essere provveduti di qualche vestito, secondo la testamentaria disposizione XI Dicembre, fatta dal caritatevole D. Giacomo Zancrase….sotto la protezione de presiodenti Commessari”.

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