"LA LOMBARDIA VENETA" DI G. SCAPINI E LA PRESENTAZIONE DI FOGLIATA

Oggi mi è arrivato il tanto atteso libro di Gualtiero Scapin Flangini, sfogliandolo stupito e ammirato, penso alla mole di lavoro mostruosa che gli sarà costato. Una vera enciclopedia sulla Lombardia Veneta, e il suo rapporto con Venezia, che ne improntò nel profondo, il modo di vivere, produrre, pensare. Ma ne parlerò ancora piluccando per i miei post nei prossimi mesi.. e anni, a Dio  e a San Marco piacendo (690 pagine ne fanno una piccola enciclopedia). 
Ora vi metto pochi paragrafi del grande Renzo Fogliata che, col prof, Lorenzo Somma ha scritto la presentazione (due distinte). Giuro che ho gli occhi lucidi, come spesso succede, quando Ti leggo, caro Renzo!

Ogni singola comunità lombarda viene ripagata dalla Deditio con la moneta dell'autonomia e della floridezza economica, che solo uno Stato che rappresenta la più grande via (ad alta velocità, per quei tempi), di collegamento e scambio, tra il mondo nord europeo e germanico ed il Levante greco e turco, tra il mare Egeo e le Alpi, può garantire. 
Godono di autonomi statuti la Riviera di Salò, la Val Sabbia, la val Trompia, e tante piccole aggregazioni locali. L'industria e le Arti esplodono letteralmente nella Lombardia Veneta, ricca di uomini laboriosi e intraprendenti come i Veneti, fino a fare di Brescia la città più ricca e popolosa dello Stato da Tera. Non vi sono vincoli ossessivi, non fiscali, non protezionistici, non ideologici. 
Basti pensare all'irripetibile tradizione degli armaioli bresciani, i migliori d'Europa, che possono autonomamente esportare senza alcun dazio additivo o autorizzazioni preventive.

E' la "pax Veneta", bresciani e bergamaschi legheranno i propri destini a Venezia. E'  sufficiente viaggiare nel Mediterraneo veneziano: Bastion Martinengo (schiatta bresciana) si chiama ancor oggi ufficialmente un tratto delle mura di Famagosta a Cipro, e un bastione delle mura di Heraklion -Candia a Creta; quest'ultimo talmente possente da ospitare attualmente un campo di calcio. sulla sommità.
E propio a Famagosta e a Nicosia, durante gli assedi del 1570-71, i Martinengo sigleranno con la profusione del sangue la loro fedeltà a Venezia, unendo la loro sorte a Marc'Antonio Bragadin, orrendamente trucidato dai Turchi. 

Non stupisce pertanto, la cieca fedeltà che di questi "sudditi" mostreranno a San Marco in ogni frangente, fedeltà testimoniata ancora fino al sacrificio della vita: dall'invasione dell'intera Europa, coalizzata contro Venezia a Cambrai (sono ancora i francesi a commettere, nel 1512, indicibili atrocità a Brescia, consentendo a Guasconi e Lanzichenecchi un orrendo sacco della città) alla brutale occupazione di Bonaparte nel 1797. 
Solo il pregiudizio ideologico e giacobino e post-giacobino e la sistematica manipolazione di certa storiografia ufficiale, hanno permesso di scivere, riguardo alla reazione armata di vasabbiani e salodiani, di sanfedismo veneto e di una sorta di presunta ignoranza delle popolazioni rurali vittime di propaganda reazionaria e clericale. 

Bravo Renzo, e per il libro  rivolgetevi a Gualtiero Scapini Flangini in facebook .

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