BIBLIOGRAFIA di riferimento critico alle ricostruzioni agiografiche “risorgimentali”:

Carlo Cattaneo
 Di Fabio Calzavara

Primi tra tutti ed in piena contraddizione col loro operato, Giuseppe Garibaldi e Giusppe Mazzini si lamentarono dell’assenza della partecipazione popolare all’unita’ italiana e scrissero aspre polemiche contro le riforme centraliste del Regno italiano (lettere e memorie degli autori, vari editori)
piero gobetti
- Carlo Cattaneo, in “L’ordinamento del Regno -I Danni del Centralismo e i Vantaggi del Federalismo” (Prefazione a ''Il Politecnico'' vol IX, luglio 1860), tra l’altro: “Quando ingenti forze e ingenti ricchezze e onoranze stanno raccolte in pugno d'un'autorità centrale, è troppo facile costruire o acquistare la maggioranza d'un unico parlamento. La libertà non è più che un nome: tutto si fa come tra padroni e servi”;

- Piero Gobetti, “Risorgimento senza eroi” (1926) in tale raccolta di saggi critica la classe dirigente liberale. Secondo Gobetti, socialista, il Risorgimento fu opera di una minoranza che rinunciò ad attuare una profonda rivoluzione sociale e culturale. Da questa “rivoluzione fallita” nacque uno Stato incapace di venire incontro alle esigenze delle popolazioni;

- Alfredo Oriani, di cui ricordiamo le aspre critiche in "La lotta politica italiana" ,1892 (altre sue successive opere furono curate da Benito Mussolini);

- Antonio Gramsci, nei “Quaderni del carcere”, pubblicati postumi solo dopo il 1947, descrive il Risorgimento come una “rivoluzione passiva”, subita dalla classe sociale più povera e maggioritaria della popolazione, quella contadina;

- Carlo Alianello, (La conquista del Sud, Rusconi Editore, 1972), pag. 207: «l’Italia, dove per sostenere quanto gli usurpatori hanno denominato liberalismo, si stanno sbarbicando dalle radici tutti i diritti manomettendo quanto vi ha di più santo e di sacro sulla terra…Italia,Italia! Dove sono devastati i campi, incenerite le città, fucilati a centinaia i difensori della loro indipendenza »;


- G. Tomasi di Lampedusa (“Il Gattopardo”, edizione originale Feltrinelli, 1958) Nel suo celebre romanzo esprime la visione politica e la situazione storica della sua Sicilia del 1860: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», poi fa aggiungere: «e dopo sarà diverso, ma peggiore».;

- Denis Mack Smith, (La Storia manipolata. Bari, Laterza, 1998); lo storico ed accademico inglese autore anche delle apprezzate opere “schiette” sui Savoia, Garibaldi, Cavour ed altri;

- Martin Clark, docente inglese di storia politica all'università di Edimburgo,”Il Risorgimento italiano : una storia ancora controversa””, Milano, BUR, 2001;

- Nicola Zitara, (“L'unità d'Italia. Nascita di una colonia”, Quale cultura, 1984); anche secondo lo scrittore calabrese l'Italia è il frutto di un'operazione di conquista militare ed economica operata dai piemontesi a danno del Sud, nei confronti del quale si è messo in atto un macchinoso complotto, con la complicità della massoneria e dell'Inghilterra.

- Antonio Ciano, (“I Savoia e il massacro del Sud” , Roma, Grandmelò 1996); critica ferocemente le icone dei massoni Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio ed altri, accusati in buona sostanza di essere i responsabili della distruzione del Mezzogiorno e denuncia la famigerata “legge Pica”;

- Lorenzo Del Boca, (“Indietro Savoia : storia controcorrente del Risorgimento”, Casale Monferrato, Piemme, 2003); ineguagliabile critico del periodo risorgimentale e postunitario;

- Gigi Di Fiore, (Controstoria dell' unita d'Italia : fatti e misfatti del Risorgimento, Milano, Rizzoli, 2007);

- Francesco Pappalardo, (”Il brigantaggio postunitario. Il Mezzogiorno fra Resistenza e reazione, D'Ettoris, 2004);

- Antonio Pagano, (“Due sicilie, 1830 / 1880”, Vicenza, Capone Editore, 2002); l’autore accusa la violazione del Diritto Internazionale nella la formazione del neo Stato unitario attraverso l'invasione di Stati indipendenti senza dichiarazione di guerra;

- G. D'Anna, (“Tesi, antitesi. romanticismo-futurismo”, , Messina-Firenze, 1974); a pag.810: «Il processo di unificazione politica della penisola come il frutto di una possente e unanimistica spinta di popolo è un mito postumo... un tentativo dei ceti colti di operare finalmente una sutura con i ceti subalterni, imponendo loro la propria egemonia politica», da Mario Isnenghi, L'unità italiana, in AA.VV;

- Angela Pellicciari, ("La Storia del Risorgimento"), l’affermata storica, oltre a documentare numerosi episodi critici su violenza e degrado risorgimentali, descrive la questione dei cosiddetti "plebisciti farsa", con i quali fu legittimata l'annessione degli Stati preunitari. Le modalità di svolgimento di tali plebisciti pubblici è messa gravemente sotto accusa per l'assoluta mancanza di imparzialità e regolarita’;

- Ercole Sori, “L'emigrazione italiana dall'Unità alla seconda guerra mondiale”, Bologna, Il Mulino, 1979); “Leggi e circolari repressive nella seconda meta’ dell’800 non scalfirono ne’ inibirono il femomeno (l’emigrazione di massa), e poi la stessa Legge del 1901 ispirata a tutela e protezione dell’espatriante risulto’ impotente ed inefficace”

- Maurizio Blondet, (“Senza verita’ niente risorgimento”, edizioni Effedieffe, Aprile 2010); “Da centocinquant’anni questo peccato originale, anzichè essere discusso e servire a un severo esame di coscienza nazionale, viene nascosto, e verniciato in similoro con la ripugnante tronfia retorica risorgimentale emanata direttamente dalle logge”;

massimo d'azeglio
- Massimo D’Azeglio, nobile marchese, massone, politico, primo ministro del Regno piemontese, genero di Alessandro Manzoni, conosciuto alle dame di corte di allora come "sporcaciun", meglio noto per il celebre detto “Abbiamo fatto l'Italia. Ora si tratta di fare gli italiani”.

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