SCOPERTA UNA METROPOLI PALEOVENETA NEL VERONESE!

Scoperta una città paleoveneta Occupava un'area di 70 ettari

Una città paleoveneta di notevoli dimensioni che si estendeva su una superficie di circa 70 ettari è stata scoperta durante una campagna di scavi archeologici in località Coazze, nell'area dove il fiume Tione confluisce nel Tartaro, all'estremo sud del territorio comunale. L'esistenza di questo grande centro abitato era ipotizzato da alcuni decenni ma mai fino ad oggi c'erano state le prove tangibili dei resti della città paleoveneta che nel Veronese ha una corrispondente «gemella» ad Oppeano.
Alcuni decenni fa erano state trovate alcune necropoli paleovenete che facevano pensare all'esistenza di un importate centro abitato citato su alcuni testi. Ma non era stato possibile individuarlo con precisione. Gli scavi sono stati condotti da un team di esperti guidati da Alessandro Vanzetti, docente all'università «La Sapienza» di Roma, in collaborazione con l'università di Verona, il gruppo archeologico di Gazzo e la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto
A partire dall'anno 1000 avanti Cristo, la città paleoveneta era un centro molto importante nella zona, collocata al confine con la civiltà veneta e quella etrusca. Una città, quella sperduta nelle valli tra le province di Verona e Mantova, di cui non si conosce nemmeno il nome ma della quale ora si può dire con certezza che è veramente esistita. E che, probabilmente, è stata abitata per secoli da una popolazione di migliaia di paleoveneti, che poi avrebbero avuto importanti influenze da parte della civiltà etrusca. Gli scambi tra le due popolazioni si sono intensificati tra il sesto ed il quinto secolo, a tal punto che gli archeologi hanno rinvenuto nell'area di scavo reperti sia dei Veneti che degli Etruschi.

Devono comunque essere ancora chiarite le modalità di interazione tra culture diverse e le ipotesi sul tavolo restano quella dei contatti commerciali, di uno scontro bellico oppure di un cambio di confini. La campagna di scavi conclusasi in autunno ha consentito di effettuare una ricognizione di superficie per individuare l'area esatta dove sorgeva la città scomparsa. Durante le indagini sono stati rinvenuti numerosi reperti di ceramiche che testimoniano un'intensa attività abitativa nel sito. La mappa della città consentirà nella prossima campagna di scavi, fissata per il 2015, di stabilire con precisione i luoghi dove concentrarsi e riportare così alla luce i resti dell'insediamento. Tuttavia, gli edifici erano interamente costruiti in legno e quindi gli archeologi non si aspettano di rinvenire resti in muratura bensì importanti testimonianze come le fondamenta delle case, strade ed oggetti tipici della vita di quel tempo.

Parallelamente alla ricerca della città scomparsa, l'università di Verona, guidata da Patrizia Basso con il supporto delle università di Padova, Bologna e Roma e la collaborazione degli studenti del liceo «Cotta» di Legnago, ha portato alla luce a Ronchetrin, località di Gazzo, un tratto dell'antica strada Claudia Augusta Padana. In circa 55 metri di scavi sono state trovati i resti di alcune interessanti tombe romane, con tanto di incisioni su marmo. Gli studiosi hanno portato alla luce anche l'antico sedime in ghiaia della strada e i fossati laterali di scolo delle acque. Il progetto di scavi, che continuerà per altri due anni, è supportato dall'amministrazione comunale e in particolare dall'assessore alla Cultura Veronica Leardini. Tutto quanto è stato rinvenuto nelle due campagne di scavi sarà oggetto di una mostra che sarà allestita a partire da febbraio nella scuola media di Roncanova.
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Riccardo Mirandola

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