L'ALTRA FACCIA DEL "RISORGIMENTO", QUELLA VERA. MASSONI E PROPAGANDA.

Le origini del “risorgimento”

Di Fabio Calzavara

La successiva conquista militare savoiarda degli Stati indipendenti preunitari promosse quel filone letterario e politico che si sviluppò nei primi decenni del XIX secolo, il cosiddetto “risorgimento italiano”.

Difatti, gia’ all'indomani dell'unità statuale, la classe dirigente neo-italica fece rappresentare ciò che accadde come il risultato di una adesione “spontanea” del Popolo ed obbligo’ tale insegnamento nelle scuole del Regno; in tal modo varie generazioni di Cittadini hanno imparato il “risorgimento” come avrebbe dovuto essere invece di come è stato.

Possiamo infatti dire che il “risorgimento italiano” come lo conosciamo oggi sia nato in ... tipografia: editti, proclami, giornali, riviste, manifesti e volantini non facevano che appellarsi ad una presunta volonta’ di popolo, in realta’ mai avvenuta.
Anche in questo caso la Storia venne scritta dai vincitori, nonostante fatti ed avvenimenti documentati, riportati di seguito, smentissero clamorosamente l’epopea descrittaci.

Documenti alla mano, il presunto supporto popolare fu praticamente nullo, non ci furono sollevazioni ne’ rivolte in nome di tali ideali, solo atti di violenza e terrorismo compiuti o finanziati dai massoni carbonari per attaccare le Istituzioni e sobillare la popolazione.


Vista l’assenza di partecipazione popolare si arrivo’ perfino a ingaggiare galeotti e disoccupati per inscenare proteste denominate “spontanee”.

In realta’ i veri interessati a cambiamenti furono le classi dei nobili e dei banchieri assieme ai grandi commercianti preoccupati di aumentare i loro traffici e soddisfare le loro ambizioni.

Tale “risorgimento” prese quindi avvio sull’onda del nuovo pensiero politico giacobino e fu guidato dal Grande Oriente di Francia e dalla Gran Loggia d’Inghilterra) nonché perseguito dalle sue logge coperte (i carbonari).

Propaganda e terrorismo “risorgimentali”

Per supportare il progetto espansionista del piccolo Regno piemontese, prima di tutto fu concertata dai governi inglese (Palmerston) e francese (Napoleone III) una incessante propaganda denigratoria tramite articoli sulla stampa asservita che denunciavano il malgoverno e sottolineavano i difetti, quasi sempre falsificati, del Regno di Napoli e Sicilia e dello Stato della Chiesa, auspicando un intevento internazionale che riportasse “democrazia e liberta’” alle popolazioni “oppresse”.

Compiacenti giornali “italiani”, supportati dai massoni, riportavano ampliando le accuse ed i commenti inglesi e francesi, incuranti perfino delle smentite e delle querele fatte dai governi di Napoli e Roma.

Un esempio tra i tanti: i massoni denunciavano che negli Stati “italiani” esisteva una sanguinosa repressione politica e sociale e le condanne a morte erano ormai senza controllo... invece sia nel Regno di Napoli che nello Stato della Chiesa non venivano eseguite condanne a morte da alcuni anni, al contrario di Gran Bretagna e specialmente in Francia dove la ghigliottina continuava tristemente a funzionare ogni giorno.

Nel Regno dei savoia addirittura le condanne a morte erano superiori alla Francia stessa, addirittura di ben 8 volte, come denunciato in Parlamento dal Deputato piemontese Brofferio nel 1856.

In questo modo il Regno sabaudo ebbe il sostegno internazionale per intervenire militarmente contro altri Stati sicuramente piu’ democratici.

La “liberazione a scopo umanitario” ebbe inizio con operazioni di terrorismo e provocazioni armate: da un lato il massone Joseph Marie Garibaldi’, pilotato dal Gran Oriente di Francia, che assieme ad altri mercenari ed avventurieri ebbe il compito di attaccare di sorpresa vari Stati preunitari con lo scopo di rovesciare i governi legalmente in carica, dall’altra il massone Giuseppe Mazzini, guidato dalla Gran Loggia di Londra che fu incaricato di promuovere gruppi eversivi, organizzare attentati ad obbiettivi militari e civili, assassini di personalita’ pubbliche, nonchè attuare sommosse e tumulti nelle varie capitali da conquistare “alla causa italiana”.

Oltre ai famosi massoni di origine francese, Vittorio Emanele II (il nobile), Cavour (il governante), Garibaldi (il mercenario) e Mazzini (‘ideologo), merita l’attenzione anche un loro precursore, il concittadino francese Gioacchino Murat, ex albergatore divenuto rivoluzionario al seguito di Bonaparte poi marito di sua sorella, govenatore di Parigi, quindi generale e feldmaresciallo di Francia, insediato sul trono di Napoli da Napoleone.

Il Murat divenne famoso (e deriso dai suoi sudditi) per il suo “Proclama di Rimini”, l’appello con il quale, il 30 marzo 1815, dopo aver dichiarato guerra all'Austria, si rivolse agli italiani, incitandoli alla rivolta contro l'OCCUPANTE STRANIERO (lui, francese imposto con la forza!), presentandosi quindi come alfiere dell'indipendenza italiana, nel tentativo di trovare alleati nella sua disperata battaglia per conservare il trono.

Meno nota invece la repressione del brigantaggio ad opera prima del generale ligure Andrè Massena e piu’ tardi al generale Charles Antoine Manhès, attuata con metodi di sconvolgente crudeltà.

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