IL DOGE E IL BASO ALLA "BREZNEV" BOCCA A BOCCA

da  Venice and his history
I veneziani, popolani e non popolani, amando lo scherzo lo facevano e, beninteso lo accettavano! Anche il Doge poveraccio era costretto a partecipare a cerimonie in cui c'era tutto, salvo la solennità.
Così gli abitanti dell'isoletta di Poveglia – benemerita nella guerra di Chioggia – avevano il curioso privilegio di poterlo baciare. Sulla bocca (la precisazione è storica). In diciassette (altra precisazione). Fra i povegliesi e il Doge si svolgeva questo dialogo (obbligatorio):
- «Dio ve dia el buon dì, messer lo doge, e semo vegnui a disnar con voi»
- «Sien ben vegnudi»
- «Volemo la nostra regalia»
- «Volentiera! Che cosa?»
- «Ve volemo basar»

E lo baciavano in diciassette sulla bocca, come detto, tutti pescatori vecchiotti, amanti del goto e che il Colgate con Gardol non lo usavano di certo.
I casseleri (fabbricanti di casse) di Santa Maria Formosa, avevano diritto invece ad una visita del doge alla loro chiesa. Ma era di prammatica in precedenza una “trattativa”.
- «Mi no vegno – dice il Doge – Potrebbe piovere...»
- «Se piove vi daremo un cappello – è la risposta.»
- «E se mi venisse sete?»
- «Vi daremo da bere.»
E nella visita si regalava infatti al doge un ridicolo cappello di carta dorata e un fiasco di malvasia.
I veneziani, oltre ad avere un rispetto relativo del Doge vero, onde evitare che si dia delle arie, gli mettono davanti costantemente la sua caricatura: il famoso Doge dei Nicolotti.
Veniva eletto – a vita anche lui – dai pescatori della contrada, in una votazione in cui c'era abbondanza, anziché di discorsi elettorali, di fritture di pesce e di bacaro.

- da: Storia semiseria della Repubblica di Venezia

(foto: da didatticarte.it)

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