CARITA' E BUONA FEDE: I DOVERI DEI GIUDICI VENETI

Caritas et bona fides come doveri verso lo Stato veneziano.
La "promissione " del Doge Enrico Dandolo del 1192 salvaguardava l'esercizio della Giustizia cum bona fide, sine fraude. nel giudicare il reo e nell'emettere sentenze.
Finalmente non solo nel castigare, ma nell'esaminare il giusto valore delle prove, non si debbono escludere li sentimenti di compassione, e di umanità malgrado la severità che si usa nei casi indispensabili; cioè bisogna sempre temperare il rigore delle leggi con l'equità".
Nella pratica, poi, era difficile che la più piccola violazione del dovere comportamentale del giudice restasse impunita, sia per il rigoroso sistema di verbalizzazione, affidato ad una burocrazia efficiente e del tutto indipendente dal sistema giudiziario, sia per il sistema di esazione delle sanzioni pecuniarie, che prevedeva la diretta partecipazione dell'esattore  al riparo dei relaitivi proventi.
Questi principi sono detti di carità  e di buona fede del giudice, che discendono dalla coscienza cristiana  del magistrato veneto.

Edoardo Rubini

Commenti