SUL CAMMINO DEL VANGELO NEL MEDIOEVO DEL VENETO ORIENTALE

Di Paolo Zambon -
Dalla Spagna, dall’Inghilterra, dalla Francia i pellegrini raggiungevano generalmente la grande Via “Francigena” o “Francisca” e, superate le Alpi al Gran San Bernardo, arrivavano a Pavia e a Milano. Qui di solito si dividevano in “palmieri” o pellegrini della Terrasanta che attraverso la Strada Postumia giungevano a Venezia, oppure attraverso la Via Popillia a Ravenna o, percorrendo l’Emilia, giungevano a Rimini per imbarcarsi ad Ancona e, più spesso a Brindisi o a Otranto, regione, quella pugliese, sede di numerosi e importanti insediamenti templari.  I “Romei”, o pellegrini di Roma, da Piacenza valicavano l’Appennino e attraverso la Via Cassia giungevano a Roma. Le carovane che scendevano dal Brennero sostavano a Bolzano, quindi i “Palmieri” proseguivano per Venezia, ospiti del “Fondaco dei Tedeschi” presso Rialto, prima di imbarcarsi per l’Oriente, oppure giungevano a Treviso per immettersi sulla via “Ungarica” o “Ungaresca” L’appellativo di Ungaresca, riferito a volte alla strada che da Treviso portava a Venezia e che rappresentava la prosecuzione della Strata Hungarorum, in questo caso stava ad indicare una di quelle lunghe Vie che dal trevigiano si estendevano all’Alto Friuli, la principale delle quali si identificava con il percorso della strada Postumia ed, in seguito, della “Stradalta” che portavano i pellegrini in Terrasanta ....


chiesa templare di Ormelle a Treviso nel percorso dei pellegrini
A Venezia, il porto che diventò sempre più preferito per gli imbarchi, si parlava dell’esistenza di un vero e proprio “servizio di linea” tra Venezia e Giaffa e di un relativo tariffario. L’imbarco era al Molo, davanti a San Marco con un costo di duecento ducati veneziani.

“Lasciata Bressanone e diretti a Treviso i pellegrini sostavano all’ospizio dell’abbazia di Novacella, quindi raggiungevano Brunico, Tesido per arrivare a Dobbiaco”. Lasciato Dobbiaco, la strada prendeva la direzione di Treviso passando per Cortina d’Ampezzo e Ospitale di Cadore (il cui toponimo non lascia dubbi), Ponte nelle Alpi (Capo di Ponte),  il lago di Santa Croce, Fadalto e, attraverso la Val Lapisina, raggiungeva la località di Caloniche e l’attuale lago Morto passando a occidente del lago stesso anziché ad oriente come avviene oggi, quindi Nove, Negrisiola, Porta Cadore a Serravalle e  Ceneda.  
il tempio di Ormelle
A Ceneda, dominata dal castello di San Martino di fondazione Longobarda, i pellegrini proseguivano per Conegliano e lasciata la città, raggiungevano  Susegana ai piedi del colle di San Salvatore sul quale spicca l’omonimo castello, feudo dei Collalto, all’interno del quale sarà localizzata una magione  dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, quindi a Treviso.  A Treviso, tappe d’obbligo erano la chiesa di San Nicolò, di forme gotiche e il Duomo di origine romanica, il palazzo dei Trecento, la loggia dei Cavalieri“.  Secondo studi recenti su Dante  e il suo soggiorno trevigiano, nonché sulla sua presunta appartenenza, come “iniziato”, alla Commenda Templare di Treviso, risulta che la loggia fosse chiamata già allora “Loggia dei Cavalieri Templari” che essi stessi avevano fatto edificare attorno ad un antico tronco di colonna romana all’incrocio tra cardo e decumano della Treviso romana, ancor oggi luogo chiamato “Croce di Via”. 
loggia dei cavalieri di Treviso
Nella cornice della copertura si può ammirare, affrescata e restaurata di recente, una splendida cavalcata templare nei colori dominanti del bianco alternato al nero, di cavalli e cavalieri. Attraverso la Via S. Agostino, San Leonardo, va individuato il tratto cittadino della “Ungaresca” che passava accanto alla Loggia dei Cavalieri e attraverso questo luogo quasi tutti i forestieri transitavano per la via “regia” o via regalis, ricordata dal diploma di Federico I del 1164, chiamata in altri documenti via publica Hungaresca e anche …appellatur via nova salesata… 

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