AL CORSERA NON VA GIU' LA LIBERTA' DEI VENETI

Articolo di Carlo Lottieri metto un estratto

In realtà, Stella è un difensore acritico di un’unità imposta con la violenza: di quella “conquista regia” (per citare uno studioso non esattamente leghista che si chiamava Antonio Gramsci) che pezzo dopo pezzo portò quasi tutti i territori della penisola italiana – ma non la Corsica, non Nizza, non il Canton Ticino – sotto la corona dei Savoia e che si concluse con la prima guerra mondiale. Il giornalista del Corriere della Sera ha tutto il diritto – se ci tiene – di venerare i fratelli Bandiera, Mazzini e Cavour, magari pure Crispi e Cadorna, o chi vuole lui. Ha tutto il diritto di pensare che il Veneto dovesse essere italianizzato nel 1866, anche con una votazione farlocca, e debba rimanere in Italia pure oggi. Dovrebbe però riflettere sulle osservazioni di Isnaghi, perché esse implicano quel “diritto di voto” (150 anni fa come oggi) che la Casta politico-burocratica italiana nega alle popolazioni venete. Che magari – può darsi che egli la veda così – sono pronte anche a votare pure nel 2016 come nel 1866, scegliendo nel 99,9 % dei casi l’Italia e rigettando l’ipotesi di un Veneto indipendente, ma devono poterlo fare in un contesto di libertà e correttezza. Un secolo e mezzo fa, i veneti furono convocati per un referendum truccato, ma almeno in qualche modo votarono. Oggi nemmeno questo è consentito e i sacerdoti posti a difesa del Potere vigente hanno bocciato perfino un referendum di carattere consultivo. Siamo allora proprio sicuri che il problema maggiore del Veneto sia la spesa sostenuta per spedire il libro di Beggiato nelle biblioteche della regione?

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