LA CULTURA VENETA E' CRISTIANA E LIBERALE O NON LO E'

Di Andrea Favaro

...In questo “quartetto” (persona, libertà, valori, comunità) pare ipotizzabile tracciare il senso della cultura veneta che è tale in quanto cattolica. Propriamente cattolica. L’espressione pare forte, ma è tale, perché se si parla di veneto dal punto di vista storico-culturale, non si può elidere la matrice cristiana che ne è la fucina (da secoli).

E così se queste terre sono state evangelizzate partendo dalla chiesa di Aquileia (la cui metropoli comprendeva nello stesso mandamento – dato più che interessante – Padova e Vienna, Pola e Salisburgo, Monaco e Trento), con la nascita di Venezia ricevettero solamente la conferma della loro particolare matrice religioso-culturale. Nell’immaginario del “foresto” cui capitasse, anche oggi, di percorrere le calli veneziane, come pure le vie di Treviso, Padova, Vicenza, Verona, ma anche di Asolo, Oder
zo, Altino, Feltre, non può non rimanere impresso un orizzonte sempre continuo non solo di Cattedrali, Basiliche, 

Chiese e capitelli, ma anche di statue, bassorilievi, dipinti, edicole ed iscrizioni, espressioni tutte di un credo e, proprio tramite questo, di una cultura vitale e che ha costituito la colonna dorsale dell’identità veneta.

Se poi qualcuno obiettasse che tali caratteri (culturali) son propri anche di altre zone del mondo c.d. occidentale, si può facilmente evidenziare che quando si parla di gente veneta tale carattere non costituisce (solo) uno degli elementi caratteristici, ma probabilmente il nucleo nevralgico imprescindibile della cultura che tale gente ha espresso nei vari ambiti citati nel primo paragrafo almeno dalla fondazione di Venezia, ovvero dalla volontà di preferire la libertà e così far vincere l’istinto di sopravvivenza del popolo (cristiano) dinanzi al rischio (barbaro).

Diversamente, sarebbe arduo comprendere i fenomeni culturali di ieri e di oggi (ma in verità sociali e imprenditoriali) come quello dei Loredan che alla base del loro palazzo sul Canal Grande hanno desiderato incidere sulla pietra l’origine (e la ragione) della loro “fortuna” con l’incipit del Salmo 114“Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam” (iscrizione presente pure nella facciata del bel Palazzo Zabarella a Padova), come quello di una presenza diffusa anche oggi di associazionismo(vedi il Veneto delle diocesi con più iscritti all’Azione Cattolica o del numero più alto di aderenti agli scout Agesci) che esprime un tessuto sociale (e per questo culturale) vivo e, tutto sommato, tenuto assieme dal credo cristiano. 

Se quanto detto risulta confermato, viene da domandarci se vi sia una dinamica tutta particolare nel credo cattolico veneto? Andando a fondo sul tema dal punto di vista culturale, si potrebbe teorizzare che quella veneta è una dimensione di fede sensibile, come poche altre, al paradigma della libertà.



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