ANDREA GRITTI LEONE INDOMABILE, CON L'AIUTO DEI PADOVANI

il Gritti, con San Marco, davanti alla Vergine Maria Tintoretto
Altri tempi, verrebbe proprio da dire.. pensando al sentimento di Patria veneta diffuso tra i sudditi di Terraferma, che oggi per il movimento indipendentista, è un campo da dissodare... come? principalmente attraverso la conoscenza della storia, io credo. Ecco cosa fece Andrea Gritti, per liberare i padovani sotto il giogo imperiale. Al condottiero furono tributati onori degli dell'Eroe che era, sia dalla città liberata che da Venezia salvata.
affresco in palazzo Dogal, il Gritti riconquista Padova
La riconquista di Padova
In uno dei momenti più oscuri e terribili della storia veneziana, in cui tutto sembrava perduto per la sconfitta di Agnadello, Andrea Gritti seppe riordinare le forze superstiti dopo la rotta, e portare avanti una contro offensiva che pian piano riportò l'entroterra occupato dalle forze della lega capitanate da Massimiliano d'Asburgo, sotto l'ombra del Leone. Ma questa prova evidenziò agli occhi del governo e degli osservatori dell'epoca (mi riferisco a quanto scrisse Machiavelli, testimone oculare), che ormai Venezia non era più solo un dogado che dominava sulle città, ma una Nazione, amata dalla popolazione dell'entroterra come la propria Patria.

Infatti il Gritti, con la sua figura e la sua determinazione, infuse nell'animo dei sudditi la voglia di combattere e di resistere a quelli che eran considerati invasori. Migliaia di contadini e cittadini accorsero come volontari, altre migliaia praticarono, a costo di rimetterci la vita, una resistenza attiva nei territori occupati.


LA RICONQUISTA DI PADOVA sotto la guida di Andrea Gritti.

D'accordo col Capitano Generale, il Gritti si diresse nottetempo, con un manipolo scelto e per un itinerario ben studiato, a Padova, che prima si era data a Venezia, e in una sola giornata la riconquistò; era il 17 luglio. In quell'impresa rifulse il valore anche del padovano Saccardo Soncino, che aveva guidato l'avvicendamento dei carriaggi nella città. Quando la porta stava per essere chiusa, ad arte danneggiò la ruota di un carro, impedendo la chiusura del battente; l'attimo fu sufficiente ai Veneziani, che si erano avvicinati di nascosto, per irrompere contro le mura.

il Gritti Doge, Tiziano
Dei nemici furono uccisi, altri presi prigionieri e il Gritti venne accolto con alte grida di giubilo. Fu per lui motivo di grande soddisfazione, apprendere che della città era stato nominato nuovamente Podestà.
Vietò alla truppa ogni saccheggio, tollerando soltanto che fossero depredate le case di taluni ebrei, in fama di strozzini, e di quei cittadini, dei quali era noto il voltafaccia ai danni della Repubblica perpetrato durante l'invasione nemica.
Dopo la conquista, provvide a mettere la città in condizione di resistere all'assedio, che il nemico andava organizzando; provvide a dotarla di derrate alimentari e di ogni mezzo di difesa.

La fama della sua determinazione della sua efficienza si sperse per l'italia tutta; furono più di mille i volontari che, attratti dalla notorietà delle sue gesta, dalle rive del Grada e dalle altre città italiane, accorsero entusiasti a militare sotto il suo comando.Il Gritti seppe farne ottimo impiego (…) Padova non era certo attrezzata per resistere all'esercito di Massimiliano. 

Che nel frattempo si avvicinava: la cinta muraria era malandata; né le pur affannose opere di rifacimento e di restauro avevano dato risultati apprezzabili; non v'era possibilità di arruolare nuove truppe, perché ogni risorsa della Repubblica era stata destinata a rafforzare la flotta. Massimiliano si accampò sotto le mura, pronto a muovere l'assedio finale.

porta Codalunga, da cui penetrò il Gritti, a Padova. ora scomparsa
...Tuttavia la determinazione del Gritti, che con discorsi infuocati ai difensori e l'abnegazione del suo comportamento rendeva impossibile la conquista della città, dove tutti si battevano come leoni sotto le insegne marciane, costrinsero Massimiliano a togliere l'assedio, il 2 di ottobre. Fu l'inizio della vittoria dei veneti. e della riconquista dell'entroterra, da parte del Gritti. Un Leone indomabile egli stesso.

IL TRIONFO

Null’altro restava a Venezia da recuperare degli antichi possedimenti e il Gritti ricevette l’ordine di tornare in patria.
Il viaggio di ritorno fu un trionfo, non soltanto dalle città attraversate, ma anche da quelle lontane, dai monti e dalla pianura, era tutto un accorrere di gente desiderosa di vederlo e di festeggiarlo. tutti andavano a gara per adornare al meglio le vie e le porte attraverso cui doveva passare.


Giunto a Venezia, la sua casa venne assediata dall’intera cittadinanza e non poteva affacciarsi sulla strada senza essere attorinato dalla folla festante. Nobili e popolani facevano a gara per acclamarlo, per ringraziarlo come un benefattore, per augurargli ogni fortuna, quasi divorandolo con sguardi ammirati.
Per tutta risposta il Gritti dichiarò CHE AVEVA FATTO SOLO IL SUO DOVERE,  (go fato el me dovér) facendo per la Patria quanto le circostanze richiedevano.
Andrea Gritti, nella “vita” di Nicolò Barbarigo.

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