La vita di un soldato malato a Palmanova nel 1627. Con qualche sorpresa.

Da

Esercito veneziano nel primo 600, di Alberto Prelli. Filippi Ed. Venezia.Pag. 70 (sunto)

Rancio.. ottimo ed abbondante. :)

Ora diamo un’occhiata al regolamento dell’Hopedale delle milizie S. Gerolamo di Palma, capienza 60 malati, del 1627, in un periodo di normalità, dunque.
Il personale era costituito da un medico fisico (30 ducati al mese) un “cirroico” (cerusico) e anche barbiere (poco più di 8 ducati al mese) che in realtà era poco più che un infermiere, incideva qualche ascesso e somministrava medicazioni.

Vi erano ancora un paio di infermieri, un prete, una lavandaia, un Priore che era l’amministratore.
Il soldato ammalato contribuiva alla retta con una ritenuta sulla sua paga, mentre lo Stato sborsava 10 soldi al giorno per la somministrazione al malato “la mattina un pane da doi soldi, la sua piatanza di carne di castrato, over di manzo, secondo la stagione con la sua minestra di risi, ovvero panata, et la sera un pan da un soldo, con la sua piatanza di carne e panata, et ad alcun che fosse sazio di carne deba esserle dato invece di spese di vita due ovi, come di presente si osserva” .Archivio Storico Udine, famiglia Di Varmo, busta 15

Mentre, per quei malati che fossero stati “conosciuti in stato disperato di vita”, la Repubblica corrispondeva solo 5 soldi al giorno, poiché “sopraffatti da quelle estreme angosce, poco o niente puonno mangiare”.

Era proibito seppellire i morti “ignujdi”, “ma bensì con quei medesimi vestiti con i quali saranno entrati in ospedale”. Se poi il soldato avesse avuto più di un abito, doveva essere sepolto “col men buono”.

Altri vestiti, “denari et arme, o altre robbe che avessero” sarebbero state vendute al “pubblico incanto”. Il ricavato sarebbe servito per coprire la spesa della sepoltura, i debiti eventuali del defunto, “il resto dato alli parenti più prossimi.

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