LA GALEA? UNA LATRINA CHE ANDAVA A REMI. COME SI VIVEVA A BORDO

Le condizioni di vita a bordo erano veramente terribili.. ecco una descrizione veritiera.

All’interno dello scafo, nell’estrema poppa, si trovava l’alloggio del sopracomito o capitano e una camera più ampia destinata al comito e agli ufficiali, che fungeva anche da sala riunioni. Seguivano una serie di locali bassi, bui e areati male, di consueto sette, adibiti a diversi usi: dispense, magazzini, depositi d’armi, uno scagnetto per lo scrivano e un’infermeria.

Vogatori, marinai e armati passavano l’intera giornata sul ponte; lì lavoravano, mangiavano e dormivano, sui banchi o sulla corsia; per i bisogni corporali si arrangiavano come meglio potevano e non risulta difficile immaginare le condizioni igieniche esistenti a bordo. A causa del fetore che le avvolgeva, in alcuni porti, per disposizione delle autorità competenti, le galee dovevano sostare in aree riservate, lontane dalle altre navi. La pulizia che ogni tanto si effettuava con acqua e aceto era talmente radicale da essere chiamata burrasca.

Fermo restando il remeggio come principale forza motrice, la galea contava su un non trascurabile impianto velico. Gli alberi erano di solito due, di maestra e di mezzana, ma alcune galee ne avevano uno soltanto. In cima a uno degli alberi, a volte a entrambi, c’era appeso una specie di barilotto, si trattava della coffa dove prendevano posto il pilota e le vedette. 

L’albero di maestra poteva raggiungere 21 metri di altezza e reggeva un’antenna lunga il doppio -quasi quanto l’intero scafo- dove era inferita una vela triangolare detta latina, probabilmente deformazione di “alla trina”. Nell’impossibilità di trovare un albero altrettanto alto e dritto, per costruire l’antenna si impiegavano due pezzi di legno sovrapposti: quello superiore, la penna e quello inferiore, il carro, fortemente uniti da trincature; il punto di unione aveva uno spessore di 50 cm. L’antenna con la vela inferita pesava più di due tonnellate e doveva essere issata fino a una ventina di metri, in uno spazio piuttosto ridotto e non di rado lottando con il vento.

 Sui posticci si alzava un robusto parapetto di legno, alto circa un metro e venti, interrotto in corrispondenza degli scalmi; serviva a proteggere balestrieri e rematori durante gli scontri, era chiamato impavesata perché originariamente si faceva con i pavesi.

post scriptum


Andrea Baso Le condizioni a bordo non erano certo "da crociera " ma non è affatto vero che i marinai espletassero i loro bisogni in qualsiasi parte della nave .... vi erano dei posti predisposti e una corda sempre in ammollo nell'acqua usata come carta igienica detta " Cao da brodo "
cioè cavo da brodo , una stravagante associazione di significati ....

Milo Boz Veneto bravo Andrea, grazie per la precisazione or a metto il tuo intervento. restava comunque un puzzo mostruoso, tanto che ho letto in un bel saggio, presentato dal Cozzi, che in epoche più tarde, mettevano, i marineri e gli uffiziali, delle rpese di tabacco nel naso per combatterlo il brano è preso da un saggio è di una scrittrice spagnola

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