LA FINE DELL'IMPERO ROMANO, LE ANALOGIE INDUBBIE CON L'EUROPA D'OGGI

Ill.mo dott. Severgnini, lei afferma che «adeguarsi, vuol dire adattarsi al nuovo secolo e accettare che molte cose sono cambiate» (“Nuovi secoli bui?”, http://bit.ly/1ONe1s2 ). Poi aggiunge «l’Impero Romano è crollato, l’Italia e l’Europa possono cambiare». 

Ecco, anche a me è venuto il paragone con l’Impero Romano, in particolare in merito alle cause della sua caduta. Storicamente la causa esterna più evidente è l’invasione dei barbari (ed in quel periodo per «invasioni barbariche» si intendevano le scorribande dei popoli migranti che assalivano i confini dell’Impero!). 

Innegabilmente, la Comunità Europea sembra avviata a quello stesso destino a causa della forte pressione islamica. Impossibile non riscontrare una evidente analogia fra ciò che accadde nel tardo IV secolo nelle province romane e quello che sta accadendo oggi nel mondo occidentale. I nuovi barbari però non hanno bisogno di combattere, gli basta invaderci pacificamente e disgregarci dall’interno. 

Gli attuali flussi migratori mi ricordano l’inizio della fine dell’Impero Romano. Tra le cause del crollo del più splendido impero mai edificato dall’uomo, non possiamo non notare che i romani, vittime dell’anarchia, avevano rinnegato se stessi. Si erano già arresi prima d’essere invasi. 

Altra evidente similitudine con i giorni nostri!. L’imbarbarimento e l’indebolimento dei costumi, il fiscalismo opprimente, la corruzione e la crisi economica e sociale secondo l’opinione degli storici portò ad una lenta, progressiva trasformazione involutiva senza soluzione di continuità che fece crollare le difese immunitarie romane. 

Il «mos maiorum» (costume degli antenati) aveva reso i romani un alto faro di civiltà, ma nel momento in cui rinunciarono ai costumi degli antenati divennero vulnerabili e rovinarono al suolo. E anche sotto questo aspetto dovremmo “drizzare le antenne” prima che sia troppo tardi ed imparare la lezione della Storia che – forse – ha da insegnarci qualcosa di più di un verso di una (splendida) canzone di Robert Allen Zimmerman (che proprio in questi giorni compie 75 anni)…

Vincenzo Mangione

Commenti

Posta un commento