EROI VENETI DIMENTICATI: BIAGIO ZULIAN DI CAPODISTRIA

Di "Ecce Leo"



A circa 600 passi veneti (208mt) dall'isola di Candia (Creta) e supergiù a sei miglia (10.480mt) dalla città fortificata della Canea (Chanià) vi è un brullo ed insignificante uno scoglio, denominato oggi come secoli fa, San Todaro (Agios Theodoroi). 
Lo scoglio nel 1645 aveva due luoghi fortificati: il primo posto a 150mt dal livello del mare sulla sommità denominata Turlulù e da qui il nome del rocca, mentre il secondo, manco a dirlo, era segnato nei documenti di allora con il nome dell'isola: forte di San Todaro. Ognuno dei due aveva una sua peculiarità: il primo guardava il mare e quindi serviva d'avvistamento di quei legni che per le correnti del luogo dovevano gioco forza da li transitare, il secondo posto dirimpetto all'isola di Candia serviva da lazzaretto alla città della Canea.

Il 24 luglio del 1645, fu avvistata la flotta turca, forte di 370 vele, 40.000 uomini e decine di grossi cannoni, il tutto posto sotto il comando del Capitan Bassà. L'armata ottomana sbarcò a circa 2 miglia dalla Canea, ma prima di porre l'assedio alla città/fortezza decise di togliersi una spina dal fianco e diede l'assalto allo scoglio SanTodaro.

Il forte era allora presidiato da 75 soldati veneti, dal capitano Biagio Giuliani di Capo d'Istria (in alcuni manoscritti anche Zuliani) e da un cannone, per cui il turco pensava di trovare facile preda...
in 4 ore il forte fu assalito 2 volte. Le scariche dei moschetti decimarono come mosche gli assalitori, ma ben presto iniziò a scarseggiare il piombo dei fucili e le palle del cannone che tanto aveva fatto nel assottigliare le file degli assalitori.

altra fortezza veneta, quella di Medone

Venne cosi presa una drastica decisione... piuttosto che diventare preda del turco era meglio darsi in braccio alla morte trascinandoci anche il nemico, per cui fu scavata una fossa nel cortile del forte, quindi questa fu riempita di tutta la polvere da sparo reperita e coperta da quanti più oggetti di metallo fosse possibile trovare e su questa, impettiti si posizionarono quello che rimaneva della guarnigione: 40 veneti soldati e il loro capitano. Zuliani teneva la miccia accesa attendendo il prossimo assalto che ben presto avvenne.

Fu assalito per la terza volta il forte, dove le mura erano più diroccate, la dove il cannone non aveva gittata, li avanzarono gli assalitori portandosi presto nel cortile del forte dove li attendeva il Capitano e i suoi valorosi uomini, lì li attendeva la morte... 500 turchi furono fatti a pezzi nell'esplosione.
Non tutti i Veneti morirono: 10 o 12 furono estratti semivivi dalla macerie furono portati sulla sultana del Capitan Bassà e qui manco dirlo, a seguito della sua ira per le numerose perdite, furono decapitati.

Era iniziata cosi per i Veneti la guerra di Candia, la quale durò, anche se tanti storici italiani lo dimenticano, circa 30 anni di cui 25 anni d'assedio della sola piazzaforte/città di Candia. 
Tante volte penso a questi uomini che con il loro sangue scrissero la nostra storia, una storia che ci ha reso liberi/indipendenti come uomini e come pensatori per oltre 1100 anni...

(la lapide è stata posta nel lontano 1968 dall'associazione esuli istriani al Lido di Venezia.

fonte articoli Ecce Leo

Commenti

  1. Per questa italietta vigliacca e puttana la gloria dei Veneti è argomento da eludere e nascondere. Per noi che discendiamo da quella stirpe eroica, è dovere morale mantenere viva la loro memoria e quando, sperabilmente presto, tornerà a sventolare il nostro vessillo marciano nella Patria libera e indipendente, saremo onoratissimi d'intitolare le nostre piazze e vie, rii e campi, ai nostri gloriosi antenati. WSM

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