L'E' UN ALTRO PAR DE MANEGHE: L'ABBIGLIAMENTO E I MODI DI DIRE VENETI


di Simonetta Dondi dell'Orologio
Esistono diversi modi di dire tipici veneziani legati all'abbigliamento, vediamone alcuni:

Xe un altro par de maneghe
Nacque nel Settecento quando le possibilità economiche non permettevano di cambiare troppo spesso l'abito e così si modificavano solo le maniche: l'abito era sempre lo stesso ma sembrava nuovo!
"La par la poereta del sabo" = quando una persona veste male. Ebbe origine dalla consuetudine dei mendicanti che chiedevano l'elemosina il sabato vicino alle chiese e, per impietosire la gente, vestivano di stracci.
"De meza vigogna" = di poco pregio. La vigogna era un tessuto pregiato, così chiamato dall'animale che vive nelle Ande e dal quale si ricava una lana di alta qualità. Ma se si mescola questa lana con quella di pecora si ottiene un tessuto mediocre.
"Tagiar tabarri" = spettegolare. Il tabarro era il mantello indossato dalle classi abbienti nel Settecento che i meno ricchi tagliavano da dietro, senza che il proprietario se n'accorgesse, per poi prenderlo il giro e denigrarlo, giacché malgrado la sua apparente ricchezza usava un abito a brandelli.
"A giugno cavite 'l codegugno, ma no stalo impegnar parché no ti sa in lugio cosa che te pol capitar", è un invito a tenere sempre a portata di mano la vestaglia da casa (codegugno) perché il clima può sempre cambiare all'improvviso.
"Andar in spadina" lo si usava fino a poco tempo fa nel padovano e veneziano per dire che uno andava fuori di casa senza il cappotto, una volta detto"gaban" per cui si vedeva lo spadino al fianco che ogni zentihomo portava appresso.

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