A SPALATO IL POPOLO CHIEDE IL SANGUE DEI TRADITORI DI SAN MARCO, NEL GIUGNO DEL 1797

Il popolo spalatino si era fatto l'idea che il colonnello degli Schiavoni, Matutinovich, fose l'emissario della congiura giacobina e avevan deciso di farlo fuori prima che piantasse in piazza, l'albero della libertà. 
Quando la mattina del 14 giugno si vide  una barca allontanarsi, fu un gran suonar di campane e tante barche si misero all'inseguimento del colonnello. Una grandinata di palle di moschetto trapassò l'imbarcazione che invece era guidata da un poveretto che se ne tornava alla sua isola.
I focosi inseguitori tornarono a riva e trovarono il colonnello che li sbeffeggiò dal balcone. Mal gliene incolse.
Tentarono di abbattere la porta, che tuttavia resistette. Allora si formò un grande corteo che si mise a sfilare per le vie col grande gonfalone di San Marco che tutto il popolo salutava gridando "Evviva San Marco!" e lo issarono sul pennone della piazza.
 Il 15 giugno fu deciso l'assalto alla casa, dove l'ufficiale in odor di tradimento si era asserragliato con pochi amici. Subito cadde un popolano e il suo sangue fece accorrere altra gente da tutti i borghi del contado. Fu portato addirittura un cannone che fece a pezzi il pesante portone del palazzo.
Animati dal numero, gli assalitori aprirono un fuoco intenso di moschetti. I più arditi entrarono nel palazzo e il colonnello tentò invano di cacciarli brandendo la sua spada schciavona, ma fu trafitto da una serie di coltelli. stramazzando a terra.

Dto il sacco al palazzo, tutti si sparsero poi per la città portando in corteo la testa del malcapitato ufficiale infilata su una picca. Essa fu poi deposta sotto lo stendardo di San Marco.
-con quella testa deposta finiva ogni velleità democratica e trionfava il popolo che non voleva saperne di "libertà" nè egalità, ma rimanere come era vissuto per secoli.
Il 16 giugno fu scovato anche il suo aiutante, che fece la stessa fine. Lo stesso giorno 600 cittadini votarono la dedizione all'Imperatore e l'Arcivescovo benedisse la bandiera imperiale anticipando l'arrivo del barone plenipotenziario Rukovina.
Quando infine egli sbarcò fu accolto dal rappresentante veneziano e dall'arcivescovo: "il conte Nicolò Barozzi ed i rimanenti funzionari veneti, furono da lui confermati negli incarichi2 con soddisfazione generale.
Il popolo era contento, perché tutto, almeno al momento, continuava come prima.

sunto da "Dalla parte del Leone" di Luigi Tomaz



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