LA DEMOCRAZIA DI SAN MARCO, CANCELLATA DAL "LIBERATEUR D'ITALIE"

statuto della Comunità stampato a Venezia nel 1545 
Per renderci conto di quello che si è perso con l'unità d'Italia, che ha improntato lo stato a modello di quello francese, per sopperire alla disunità di fondo della penisola, oggi vi accennerò alle "Laudi" della Magnifica Comunità del Cadore. 
Non temete, non si parla di poesie, si parla di libertà, di democrazia sostanziale, nata dalla Tradizione, al posto di quella sempre più teorica garantita ad esempio dalla "Costituzione più bella del mondo". Tanto bella che ora, visto ne gli effetti ed il fallimento cercano di riformare nella maniera arruffata che sappiamo. 
Le "Laudi"erano un insìeme di regole o statuti che in Cadore regolavano appunto la vita pubblica delle comunità locali. Cosa del resto comune e riconosciuta a tutte le comunità montane e non degli stati veneti federati, nel patto di dedizione che legava le varie province e villaggi a Venezia.
Arrivato Napoleone, "Liberatore d'Italia", come l'infame si autodefiniva, tutto questo insieme di democrazia di fatto sparì d'incanto, stritolato da una ideologia statalista idolatra che ancora ci ammorba. 
casa tipica del cadorino
Lo statuto della Comunità era composto da "Laudi" ovvero regole comuni ad ogni villaggio del Cadore. Disciplinavano la vita comunale e stabilivano i giorni delle convocazioni per l'elezione del marigo (figura che troviamo anche nei borghi della pianura) paragonabile al sindaco, dei laudatori, oggi assessori, del massaro (cassiere), del saltaro (guardia) e delle altre cariche; stabilivano l'inizio e la fine del pascolo di piano (vicino al paese e nella proprietà privata) e di quello di monte, le punizioni per chi danneggiava i beni altrui, le feste religiose da osservarsi, ecc. 
C'erano anche Laudi volute da consorzi di proprietari di boschi, prati o pascoli che si accordavano per regolare lo sfruttamento e l'uso di questi .
Le Laudi contribuivano a conservare la buona armonia tra i regolieri, fissando il rodolo (turno) per le cariche, obbligando ad accettarle, regolando l'amministrazione della giustizia nelle piccole questioni. 
Le altre norme mancanti per l'amministrazione del comune erano fissate dalla Magnifica Comunità del Cadore. Un borgo senza le sue Laudi perdeva considerazione da parte di tutti gli altri. 
Del resto dallla stessa tradizione di democrazia diretta, era nata Venezia che si governava attraverso i "renghi" o assemblee dei capifamiglia. Nulla di più normale, per i veneziani, di accettare la tradizione locale di autogoverno.

(ho tratto le informazioni dal vol. "Breve storia del Cadore" di Giovanni Fabbiani edito dalla Comunità stessa)

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